Oggi il Pd dovrà gettare la maschera. Verrà, infatti, discussa alla Camera la mozione presentata dai parlamentari di Alleanza Verdi e Sinistra in tema di energia in cui si chiede al Governo di rivedere le autorizzazioni per gli impianti di incenerimento dei rifiuti, a partire dalla gestione commissariale di Roma, definendo i termovalorizzatori come “impianto energeticamente a saldo negativo e non coerenti con gli obiettivi dell’economia circolare”. Una posizione in contrasto con l’Ue se perfino il commissario all’Ambiente Virginijus Sinkevičius ha ribadito in occasione di una sua visita a Roma che bruciare i rifiuti recuperando l’energia è nel modello di economia circolare della Commissione.
Non solo il Sindaco di Roma è allineato con Bruxelles, ma intende far meglio della soglia fissata a un massimo del 10% per i conferimenti in discarica degli scarti che escono dagli impianti di trattamento dei rifiuti. Roberto Gualtieri vuole scendere al 4,8% entro il 2030, riducendo del 45% le emissioni, producendo energia per 150mila famiglie e tagliando la tariffa per gli utenti.
Il fronte anti-termovalorizzatore non ha mai digerito il consenso scientifico sull’utilità di questi impianti per gestire la frazione irriciclabile dei rifiuti trattati; non vuole riconoscere le evidenze che sbugiardano il binomio termovalorizzatore uguale meno raccolta differenziata; e non si arrende ai dati che dimostrano quanto poco gli impianti di ultima generazione inquinino rispetto, per esempio, al traffico o riscaldamento.
Da scelta tecnica, il termovalorizzatore si è trasformato in una questione politica. I grillini l’hanno usato come grimaldello per far cadere il Governo Draghi e come impedimento a una coalizione con il Pd di Letta alle scorse elezioni politiche. Ma ora addirittura sta diventando un nodo esistenziale per il Partito democratico di Elly Schlein. La Segretaria ha finora evitato di pronunciarsi sul progetto di costruzione di un termovalorizzatore a Santa Palomba, quartiere a sud della capitale. Hanno invece animatamente esternato la propria opposizione all’opera diversi compagni di partito del Sindaco Gualtieri, la cui Giunta rischia di soccombere sotto il “fuoco amico”. Il sillogismo avanzato ieri da Matteo Orfini riassume bene il nodo inestricabile in cui si è cacciato il Partito democratico. La scelta spetta a Roma, dice sibillino il parlamentare Pd. Ma i cittadini hanno eletto un candidato con un programma contrario agli inceneritori. Se in seguito il Sindaco ha cambiato idea perché ha studiato il dossier e si è ravveduto su una linea meno ideologica e più pragmatica, come convincere i compagni del Pd romano a rinunciare alla continuità dottrinaria?
Anche se questa persistenza significa dare uno schiaffo ai circa 8 romani su 10 che chiedono la realizzazione del termovalorizzatore per non continuare a mandare i rifiuti nelle discariche e nei termovalorizzatori di tutta Italia e mezza Europa? Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione.
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