L’acuirsi degli scontri tra palestinesi e israeliani delle ultime settimane rende la situazione in Terra Santa sempre più tesa e complessa; ancora una volta sembra avvilirsi ogni tentativo volto a promuovere la convivenza pacifica tra i diversi soggetti che abitano in questo luogo.
In tale clima si è inserita la Conferenza organizzata dalla Federazione delle Banche di Credito Cooperativo, la realtà che riunisce le BCC a livello regionale, tenutasi presso il Convention Palace di Betlemme lo scorso 11 febbraio, dal titolo Il metodo cooperativo nello sviluppo internazionale. L’iniziativa è nata con lo scopo di confrontare il modello cooperativo italiano con quello locale, oltre che come occasione per riscoprire quei valori e principi propri della cristianità dai quali sono sorte le Banche di Credito Cooperativo; patrimonio consistente da cui ancora oggi traggono la propria ragion d’essere. Quale contributo può fornire un tale evento in una regione così difficile come la Terra Santa?
La missione del Credito Cooperativo (…) è per il nostro mondo un’opportunità – diversa ed importante, forse in controtendenza con quanto oggi sta accadendo a livello internazionale – per riscoprire e verificare, attraverso il confronto, quei valori che permettono la collaborazione e il dialogo tra le comunità, i territori e le persone», ha affermato il Presidente di Federazione Lombarda, Alessandro Azzi, all’apertura dei lavori. La trasferta si è presentata anche come un’opportunità formativa per il Credito Cooperativo, oltre che un’occasione volta a promuovere e rilanciare la cooperazione in un luogo come la Terra Santa dove il dialogo appare spesso assai complicato.
«Il valore della collaborazione» – ha chiarito Il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa, in un video messaggio inviato in occasione della Conferenza – «può essere riscoperto solamente tramite azioni concrete (…). Occorrono fatti che riportino nel territorio piccoli gesti di fiducia». Un’affermazione, quella del Patriarca, tanto appropriata quanto impegnativa in un luogo così difficile come quello in cui risiede.
Tra gli interventi che si sono susseguiti nel corso della Conferenza, il contributo del Professor Yousef Zaknoun ha fornito una chiara sintesi di quella che oggi è la situazione sociale e culturale in Terra Santa: docente di Filosofia presso l’Università di Betlemme, il Professore ha testimoniato l’impegno di Al liqà, l’associazione da lui stesso diretta, nata con l’obiettivo di sostenere la leadership femminile e il protagonismo dei giovani nella regione. Secondo il Professor Zaknoun, «la difficoltà maggiore in Terra Santa per quanto riguarda la promozione della parità di genere e il sostegno alle nuove generazioni è di natura culturale. Qui le donne e i giovani sono arrendevoli, accettano il proprio destino; occorre, invece, invertire questa tendenza innescando un vero e proprio cambiamento culturale». Da questa intuizione, ha spiegato il Professore, «è scaturita l’idea di una collaborazione con il Credito Cooperativo italiano volta a formare i futuri cooperatori, affinché, partendo dal basso, anche in Terra Santa si possa diffondere un modello sempre più sinergico e inclusivo».
D’altra parte, le prime Casse Rurali sorsero in Italia in un momento in cui la società era segnata da profonde frizioni: nel 1891, attraverso l’Enciclica Rerum Novarum, Leone XIII incoraggiò i cattolici ad impegnarsi attivamente nella vita politica e sociale del Paese. Rispondendo a questo invito, tali istituti bancari si posero come obiettivo quello di promuovere le proprie comunità di riferimento, non solo da un punto di vista economico, ma anche sul fronte sociale e su quello culturale, incoraggiando gli attori che operavano sullo stesso territorio a collaborare tra loro.
Un sistema sinergico – quello delle Banche di Credito Cooperativo – ispirato e guidato dai principi cardine della Dottrina Sociale della Chiesa, che, nel corso di quasi un secolo e mezzo, ha portato le BCC a divenire uno dei pilastri del sistema bancario italiano e a promuovere tale modello al di fuori dei confini nazionali, attraverso iniziative di cooperazione allo sviluppo in Ecuador, in Togo, e ora anche in Terra Santa.
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