Ore 21:27. E’ il 22 dicembre 2020. Solo tre giorni ci separano dall’atteso Natale. Un terremoto improvviso con epicentro a 6 km da Scoglitti, amena località balneare del ragusano, investe buona parte della Sicilia. E sì perché i monti Iblei, percorsi dal sisma, seppur impreziosendo la nostra straordinaria terra con gole calcaree assimilabili ai canyon del nord America, sono perlopiù costituiti da rocce calcaree molto compatte con composizione assai diversa dalle rocce ricche di argilla che ad esempio affiorano al centro della Sicilia.
Le argille, in generale, sono sedimenti abbastanza plastici e per tale ragione ammortizzano la velocità di propagazione delle onde sismiche. Le rocce carbonatiche come quelle degli Iblei, al contrario, sono per loro natura molto rigide. Per tale ragione l’onda sismica come quella dell’altra sera, attraversandole viaggia molto rapidamente coprendo anche grandi distanze geografiche. Non a caso il tremore è stato avvertito fino alla zona del palermitano. Ringraziando il ‘cielo’ l’ipocentro è stato a ben 30 km di profondità. Sennò forse non mi sarei neanche trovato a poter scrivere quanto sto scrivendo.
Appresa dalla Rete la notizia che Ragusa è l’area da cui è scaturito il sisma, mi affretto a sincerarmi delle condizioni di salute di cari amici che abitato proprio in quelle zone. Alla mia semplice domanda: “Come state?”, solo stamattina uno dei miei più cari amici mi scrive e mi risponde: “Nessun danno! Certo però che si capisce che non sarà il vaccino a risolvere i problemi della vita. Stamattina potevamo ritrovarci per strada senza casa – e aggiunge – e saremmo stati contenti di esserci. Ci siamo perché voluti, cioè amati! Stamattina per noi era un’evidenza. Credere di riprendere il controllo sulla realtà perché abbiamo trovato il vaccino per il Covid è un’illusione. Ci siamo addormentati ieri sera perché in fondo ci siamo affidati e non eravamo (più) soli”. Questo sue parole mi hanno risvegliato dal sonno che avvolge la mia giornata, come il suono della campana usato come richiamo per funzioni e ricorrenze che scandiscono la vita della comunità dei credenti.
“Potevamo ritrovarci per strada”. Come dire, la vita è precaria, costantemente minacciata dalla morte, in pericolo. Il Covid, in questi mesi dal suo conclamato inizio, ce l’ha sbattuto in faccia con forza. Dice bene il mio amico: “Credere di riprendere il controllo sulla realtà perché abbiamo trovato il vaccino per il Covid è un’illusione”. Le stesse case farmaceutiche che hanno prodotto i vaccini oggi sul mercato mettono le mani avanti dicendo che hanno fatto miracoli creando un “antivirus” in appena 11 mesi e che per tale ragione gli esperimenti di validazione in vivo del vaccino realizzati finora non sono in grado di rispondere a semplici e legittime domande che ogni accorto cittadino si pone in questo momento.
Il vaccino è davvero efficace, cioè elimina davvero dal rischio di contrarre la malattia? E’ pericoloso a lungo termine, vale a dire può provocare effetti collaterali nel lungo periodo? Quale vaccino ha efficacia più grande in termine di immunizzazione? Ma anche se riuscissimo a rispondere a questo groviglio resterebbe irrisolto il grande enigma della vita: la sua fine. Non c’è vaccino umano che possa vincere la morte. L’eterno nemico di sempre. La vita non è nelle nostre mani. Pensare di dominarla è un’illusione. La persona più longeva di cui si abbia notizia è stata la francese Jeanne Calment (1875-1997), vissuta 122 anni e 164 giorni; la vita media, soprattutto nei Paesi più avanzati, si sta velocemente allungando: per gli uomini sugli 80 anni, per le donne è quasi 84 e anche di più, però non supera mai i 122. Quindi, noi siamo esseri a scadenza, abbiamo dentro un orologio implacabile per cui ad un certo punto il sipario scende.
“Ci siamo perché voluti, amati!” Almeno stamattina per lui e la sua famiglia questa coscienza è stata un’evidenza. Cioè qualcosa che non si può spiegare ma che si dà ai nostri occhi come qualcosa di donato, un avvenimento. Un’evidenza è innanzitutto un fatto incontrovertibile, non si dimostra ma si mostra. Non è un’opinione da interpretare. Avremmo potuto non esserci e invece no. Ci siamo. Che strano Mistero!
Il dolore e la morte, lo abbiamo visto in questi terribili mesi, in sé sono una cosa tremenda, non dicono proprio niente, anzi negano tutto, a meno che non si sia vissuta qui ed ora, nell’istante che ci è dato di vivere, l’inizio di qualcosa che porti la speranza di una salvezza eterna che vinca il tempo e lo spazio, il dolore e la morte. A meno che non si sia sperimentato l’incontro con chi ha il potere di salvarci dal nulla che divora le ore del giorno. Forse questo fatto può far dire oggi al mio amico: “Ci siamo addormentati ieri sera perché in fondo ci siamo affidati e non eravamo (più) soli”. Cosa deve aver incontrato il mio amico per poter dire di non sentirsi più solo?
La storia dell’uomo presenta tornanti drammatici, come quello che stiamo vivendo, in cui sembra quasi che un mondo stia per finire senza che si intraveda quello nuovo che sta nascendo.
Il nuovo nasce sempre segretamente, come Gesù a Betlemme. Un avvenimento minuto, ma così grande che vince la solitudine e la paura Occorrono occhi semplici per riconoscerlo, come quelli di questo amico. Questo è il Natale che attendiamo con trepidazione oggi!