Ampio spazio stamane a Repubblica sulle continue scosse di terremoto che si sono registrate negli ultimi giorni in quel dei Campi Flegrei, in provincia di Napoli. L’ultimo evento tellurico, quello di martedì, ha avuto una magnitudo di 4.2 gradi sulla scala Richter, la più forte scossa da 40 anni a questa parte. Giovanni Macedonio, geofisico dell’Osservatorio vesuviano dell’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ha commentato questo continuo sciame sismico dicendo: «Se parli di Napoli pensi al Vesuvio. Chi abita ai Campi Flegrei però, sottoposto di continuo al bradisismo e agli sciami sismici, sa che il vulcano potrebbe diventare pericoloso». In ogni caso per Macedonio «Il rischio di eruzione è relativamente basso. L’ultima risale al 1538. Il Vesuvio invece, che ha eruttato nel 1944, resta nella memoria».



Ma a cosa si deve quindi lo sciame sismico degli ultimi giorni: «Il terreno si sta sollevando e in genere una deformazione del suolo è accompagnata da scosse. Il sollevamento sta accelerando: 5-6 anni fa era di 7-8 millimetri al mese, oggi arriva a 15 nel Rione Terra di Pozzuoli». Un sollevamento che deriva dalla «Presenza del magma in profondità. Come un fuoco sotto alla pentola, il magma fa risalire in superficie gas ad alta temperatura che riscalda le rocce e causa sia il rigonfiamento che le scosse».



TERREMOTO AI CAMPI FLEGREI: “IL MONITORAGGIO È STRETTISSIMO”

In ogni caso l’esperto sottolinea, così come ribadito da molti altri addetti ai lavori, come la zona dei Campi Flegrei sia monitoratissima: «Il monitoraggio dei Campi Flegrei è strettissimo. Con satelliti e gps notiamo anche minime deformazioni del suolo. Misuriamo temperatura e composizione dell’acqua e del gas che fuoriescono dal terreno, e non notiamo alterazioni da una decina di anni. Se lo scenario dovesse cambiare e il vulcano entrasse in crisi, molto probabilmente ce ne accorgeremmo. Campi Flegrei e Vesuvio, a differenza di Etna e Stromboli, hanno il condotto lavico tappato, coperto da strati di roccia. Questo rende – conclude Giovanni Macedonio – meno improvvisa un’eventuale eruzione. Avremmo probabilmente qualche giorno per dare l’allarme».

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