I Campi Flegrei, vasta area vulcanica attiva caratterizzata dal fenomeno del “bradisismo”, deformazione del suolo con fasi di lento abbassamento, alternate a fasi di sollevamento più rapido, e terremoti superficiali e di bassa magnitudo, hanno vissuto in un anno 6.065 terremoti. In tutto il 2023 nella zona sono state infatti registrate oltre 6mila scosse di terremoto, con una media di 505,41 al mese e con una netta diminuzione nell’ultimo bimestre, secondo i bollettini mensili INGV. Nel periodo dal 25 dicembre al 31 dicembre 2023 non sono state registrate significative deformazioni del suolo.
Come mostrano i dati c’è stato un picco nei mesi di agosto e settembre, con un numero di scosse registrate rispettivamente di 1.118 e 1.106: si tratta del doppio della media calcolata sull’anno (505,416 al mese). Le scosse registrate in totale sono 6.605, tutte localizzate nell’area dei Campi Flegrei. Il periodo in cui è stato registrato il numero minore di eventi sismici, invece, corrisponde agli ultimi mesi dell’anno: 159 scosse registrate a novembre e 76 a dicembre. Tutti i fenomeni rientrano nel fenomeno del bradisismo e non hanno portato a danni consistenti al territorio né a danni alle persone.
Terremoto Campi Flegrei, il 27 settembre il più forte
Il terremoto più forte nella zona dei Campi Flegrei è stato registrato alle 3.35 del 27 settembre ed è stato il più forte degli ultimi 40 anni. Ha avuto infatti magnitudo 4.2 ed è stato localizzato a una profondità di 3 km. Questo ha permesso al sisma di essere avvertito dalla popolazione tra la periferia occidentale di Napoli e della provincia. Pochi giorni dopo, il 2 ottobre 2023 alle 22.08, è stato registrato un altro terremoto di magnitudo 4.0 e profondità stimata 2.6 km.
Intanto il sollevamento del suolo dei Campi Flegrei è al centro dello studio “Evolution in unrest processes at Campi Flegrei caldera as inferred from local seismicity” realizzato dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e dall’University College of London (UCL), realizzato da Ingv e University College of London e pubblicato sulla rivista scientifica “Earth and Planetary Science Letters”. Secondo lo studio, la possibile causa è la presenza di due livelli poco permeabili nella crosta dei Campi Flegrei. Secondo il ricercatore Stefano Carlino questi “svolgono un ruolo chiave nel controllo dei movimenti verticali e della sismicità nei Campi Flegrei”.