Pochi giorni fa vi avevamo riportato un interessante studio riguardante le scosse di terremoto Campi Flegrei, un autorevole lavoro realizzato da un team di ricercatori dell’Osservatorio Vesuviano in collaborazione con altri scienziati, secondo cui dal 2018 ad oggi sarebbe aumentata di ben 5 volte l’emissione di zolfo dalla Solfatara. Viene inoltre precisato che dal 2020 il rapporto con gli altri gas nella caldera non è più in equilibrio e sarebbero due le possibili causa, la prima è una risalita di gas dal magma più profondo che potrebbe aver liberato a sua volta gas idrotermali, ma la tesi più accreditata dal team di ricerca e che ci sarebbe una risalita in superficie del magma.
Per cercare di capire meglio questo fenomeno, e soprattutto, se bisogna in qualche modo allarmarsi, il TgR ha intervistato Stefano Caliro, responsabile geochimici fluidi osservatorio vesuviano Ingv, che ha precisato che: “I modelli ci suggeriscono una possibile risalita del magma sino ad una profondità di 6.000 metri, altri studi mostrano una risalita probabile. Questa risalita come mai non è inserita nel bollettino che emette Ingv? Perchè fino al 2020 quasi, non erano considerati anomali”.
TERREMOTO CAMPI FLEGREI, LE PAROLE DI CALIRO
La giornalista ha quindi chiesto se alla luce di questi nuovi dati possa aumentare la valutazione del rischio nei Campi Flegrei e l’esperto ha replicato: “Sarà la comunità scientifica a valutare questo, ciò che resta importante è continuare a monitorare in modo molto parametrico questo vulcano”. Insomma, come vi diciamo sempre, la zona dei Campi Flegrei resta probabilmente quella più attenzionata al mondo, alla luce delle numerose scosse di terremoto.
Da quando è cominciato il 2025 la caldera sembrerebbe essersi quasi risvegliata, visto che sono stati diversi i movimenti tellurici registrati in serie dal primo gennaio ad oggi, con una magnitudo comunque leggera, ad eccezione di un picco di 3.3 gradi sulla scala Richter. Cosa succederà da qui a breve solo gli scienziati lo diranno, anche grazie a questi nuovi autorevoli studi che permettono di scoprire tutti i segreti della caldera con le nuove tecnologie i modelli di calcolo che fino a pochi anni fa non era possibili.
TERREMOTO CAMPI FLEGREI, COSA È STATO SCOPERTO IN MARE VICINO AD ISCHIA
Intanto è interessante un altro aspetto inerente sempre le scosse di terremoto Campi Flegrei, portato alla luce da Rai News, uno studio realizzato dall’Ingv e dall’istituto di Scienze Marine, che evidenzia come i fondali che si trovano a Pozzuoli e Bacoli, l’epicentro della caldera, sia stato scolpito in maniera incredibile dai vulcani, dopo millenni di eruzioni e terremoto. Di fatto il territorio dei Campi Flegrei è stato modificato non solo in superficie ma anche e soprattutto nella zona del mare, quella sommersa che non si vede “dall’alto”. Si tratta di un ambiente che è stato fino a qui poco esplorato ma che è interessato anche da un secondo vulcano attivo, quello di Ischia, e che mostra i residui di una caldera che fortunatamente si estinta, ma le cui tracce sono ancora oggi ben visibili grazie a delle indagini magnetiche che hanno potuto ricostruire il profilo tridimensionale dei fondali.
Si nota in particolare una grossa frana non troppo distante dall’isola di cui sopra, un evento che risale a decine di migliaia di anni fa, anche se la data precisa si otterrà solamente a seguito di successive indagini. A riguardo Riccardo De Ritis, ricercatore di geofisica dell’Ingv, ha commentato: “Abbiamo individuato una antica struttura vulcanica e un deposito di frana di grosse dimensioni, due strutture qualche chilometro a est di Ischia eci forniscono un quadro più complesso di quest’isola”. E ancora: “Lo studio e la modellazione e l’analisi di questi corpi vulcanici, ci fornisce delle indicazioni sulle strutture vulcaniche enormi. E’ evidente la caldera estinta attraverso dei residui circolari del diametro della stessa isola, ci può far capire attraverso un’ulteriore indagine l’inizio di questo meccanismo”.