Le scosse di terremoto Campi Flegrei continuano ad essere oggetto di importanti e interessanti studi e proprio in queste ore è emerso un nuovo lavoro pubblicato da NapoliToday ma anche da altri portali di informazione. Nel dettaglio, un gruppo di ricercatori di stampo internazionale ha provato a ricostruire in maniera inedita lo sviluppo della zona della caldera attraverso tecniche di imaging geodetico in 4D.
Tramite lo stesso lavoro tutti i “segreti” del motore che alimenta le scosse di terremoto Campi Flegrei sono stati svelati. Si tratta di uno studio molto interessante in quanto il team è stato guidato da un geofisico dell’istituto di Napoli, Pietro Tizzani, e il lavoro è stato pubblicato sulla rivista del settore Remot Sensing of Environment, una delle più prestigiose per quanto riguarda tutto ciò che è inerente i vulcani, i terremoti e via discorrendo.
TERREMOTO CAMPI FLEGREI: COME SI E’ SVOLTO IL NUOVO STUDIO
Per ricostruire tutti i segreti della caldera gli studiosi hanno raccolto i dati di undici anni, quelli precisamente fra il 2011 e il 2022, elaborando di conseguenza una delle mappe più dettagliate dell’intera struttura della caldera che si trova appunto ai Campi Flegrei.
In totale sono state utilizzate, come riferisce ancora NapoliToday, più di 800 immagini satellitari attraverso delle tecniche di ultima generazione e utilizzando anche i satelliti dell’Esa, l’agenzia spaziale europea, e dell’Asi, l’agenzia spaziale italiana, e così facendo si è potuto ricostruire in maniera minuziosa tutto ciò che riguarda il “cuore pulsante” del vulcano che si nasconde sotto i Campi Flegrei. Come fanno notare i ricercatori, dai risultati emersi si evidenza una zona a circa 4-5 chilometri sotto il livello del mare, che viene definita dagli stessi studiosi a imbuto, in quanto al suo interno si concentrano le sorgenti di sovra-pressione, che potrebbero essere la linfa vitale della stessa caldera.
TERREMOTO CAMPI FLEGREI: COSA ACCADE SOTTO LA SUPERFICIE
Più in alto, a circa 3-4 chilometri di profondità, è stata invece individuata quella che gli scienziati definiscono una “lente” con attorno tufi, piroclastiti e sedimenti marini, una zona che permette al magma di risalire in superficie, ma anche al gas, e di fatto è da lì che si dà vita alle famose fumarole che si trovano nella zona dei Campi Flegrei.
Gli studiosi sono riusciti ad ottenere una immagine particolarmente fedele delle sorgenti che vengono ritenute responsabili delle deformazioni, un risultato che non era mai stato ottenuto prima e che ha permesso di monitorare come si sono accumulati nel tempo i fluidi e il magma. Si tratta, come detto in apertura, dell’ennesimo studio scientifico inerente le scosse di terremoto Campi Flegrei, l’ennesimo lavoro di altissimo livello per cercare di comprendere meglio cosa succede nella caldera e quindi provare a capire come fermare una eventuale eruzione devastante o una scossa di terremoto di magnitudo elevata. Intanto la zona risulta ancora “dormiente” e ormai da settimane non si registrano scosse particolarmente significative.