Dopo la scossa di terremoto di magnitudo 3.4 gradi di 24 ore fa, ai Campi Flegrei non si sono verificati particolari movimenti tellurici nelle ultime ore, per una notte che è stata quindi vissuta in tranquillità da parte dei residenti nella zona della caldera. Nel frattempo è emerso un interessante nuovo studio da parte dell’Ingv, che ha identificato il rapporto che esiste fra le scosse e le diverse strutture sismiche che sono presenti nel vulcano.
Ne ha parlato Vincenzo Convertito, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, precisando che: “Analizzando 7.670 eventi sismici verificatisi in 18 anni, da gennaio 2005 a ottobre 2023, e rilevati dall’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv, è stato possibile evidenziare che al di sotto delle aree Solfatara e Pisciarelli, fino a una profondità di circa 2 km, l’elevata fratturazione delle rocce e la presenza di fluidi idrotermali favoriscono il verificarsi di terremoti di bassa magnitudo (fino a Md=3) rispetto a quelli di magnitudo più elevata (fino a Md= 4.4). Al di sotto dei 2 km, invece, per le aree circostanti il rapporto tra le magnitudo dei terremoti è coerente con quanto osservato a scala globale; ovvero il valore di b stimato è molto prossimo a 1”.
TERREMOTO CAMPI FLEGREI, IL NUOVO STUDIO INGV: COSA E’ EMERSO
Come sottolinea Il Messaggero, che riporta lo studio attraverso il proprio sito online, si tratta di una scoperta non da poco in quanto migliora di gran lunga il monitoraggio delle aree vulcaniche. Nel contempo sempre Convertito si è dedicato ad un’altra ricerca sui Campi Flegrei dal titolo “B value enlightens different rheological behaviour in Campi Flegrei caldera”, realizzata insieme ad altri colleghi dell’Ingv e in collaborazione con l’Università della Campania Luigi Vanvitelli, in seguito pubblicata sulla rivista scientifica “Communications Earth & Environment” di Nature.
Obiettivo, comprendere meglio le caratteristiche della crosta terrestre proprio nella caldera dei Campi Flegrei, quindi lo stress e le temperature presenti, e su come tutto ciò possa influenzare il numero di terremoti nonché la loro magnitudo. Nei Campi Flegrei c’è una parte centrale che continua a sollevarsi e ad abbassarsi lentamente, il famoso fenomeno del bradisismo che comporta di conseguenza il sollevamento o l’abbassamento del suolo in superficie.
TERREMOTO CAMPI FLEGREI, IL NUOVO STUDIO INGV: “COSÌ COMPRENDIAMO MEGLIO IL VULCANO”
“L’obiettivo della ricerca – ha precisato Anna Tramelli, ricercatrice dell’Ingv e prima autrice del secondo studio – è stato quello di comprendere come le caratteristiche della crosta, lo stress a cui è sottoposta e la sua temperatura influenzino la relazione tra il numero totale dei terremoti e le loro magnitudo, nota come relazione di Gutenberg-Richter, al fine di identificare aree sismogenetiche con comportamenti differenti e di monitorare eventuali variazioni di comportamento nel tempo”.
Secondo la stessa Tramelli, attraverso i dati emersi dallo studio si potrà migliorare in maniera significativa il monitoraggio sismico nonché meglio comprendere le dinamiche del vulcano. Viene inoltre specificato che la ricerca non ha al momento alcuna implicazione diretta sulle misure messe in atto in queste settimane dalla protezione civile.