Continua a tenere banco la questione delle scosse di terremoto ai Campi Flegrei, e anche se negli ultimi giorni i movimenti tellurici sono decisamente diminuiti, l’attenzione resta altissima. A riguardo il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, ha ribadito la questione di un possibile innalzamento del livello di allerta: “La Commissione Grandi Rischi ci ha comunicato che bisogna prepararsi all’eventuale necessità di passare rapidamente a un livello di allerta superiore rispetto al giallo”, le parole del ministroin Commissione Ambiente della Camera. “Non è compito mio né del Parlamento decidere sul passaggio all’arancione. Dico solo: prepariamoci a convivere con questo rischio”. L’allerta è di colore giallo dal dicembre del 2012, quindi da quasi 11 anni esatti, ma stando all’esponente dell’esecutivo si potrebbe passare al livello più alto. Il sindaco di Napoli Manfredi, invita comunque a mantenere la calma: “L’emergenza nei Campi Flegrei può essere gestita con serenità”.



Secondo quanto si legge sul quotidiano Il Mattino c’è un po’ di perplessità sui «termini usati per la comunicazione» in grado di «creare allarmismi» da parte dei sindaci Pozzuoli, Bacoli e Napoli, che proprio settimana prossima incontreranno Musumeci. Francesca Bianco, direttrice del Dipartimento Vulcani dell’Ingv, ci tiene a precisare: «I livelli di allerta sono schematizzazioni operative per il Dpc, ma non sono usate dagli scienziati e per noi non sono un riferimento scientifico. Le spiego: le deformazioni del suolo hanno fluttuazioni continue, se per ogni incremento dicessimo che si sta spostando un dicco, sarebbe una follia. Noi siamo quelli che ascoltano il vulcano, e sulla base delle nostre conoscenze possiamo definire se le variazioni registrate sono coerenti o potrebbero far pensare a un cambiamento dello scenario. Che sia giallo o arancione, per noi fa poca importanza». Bianco ha poi spiegato, commentando il comunicato del ministro Musumeci: «Il comunicato dice che, se i fenomeni dovessero cambiare, il passaggio al livello Arancione potrà essere anche rapido. Ma è un’ovvietà, non è diversa dalla formula che usiamo all’Ingv a fine bollettino: “Eventuali variazioni dei parametri monitorati possono comportare una diversa evoluzione degli scenari di pericolosità sopra descritti”».



TERREMOTO CAMPI FLEGREI, LA DIALETTICA CHE DISTURBA I RICERCATORI

Il Mattino sottolinea però che molti ricercatori sarebbero rimasti disturbati dalla dialettica utilizzata ed in particolare il passaggio «l’insieme dei risultati scientifici rafforza l’evidenza del coinvolgimento di magma nell’attuale processo bradisismico di sollevamento del suolo». Bianco a riguardo aggiunge: «Anche questa è un’ovvietà: i Campi Flegrei sono un vulcano, quindi non si può mai escludere il coinvolgimento di magma in un fenomeno vulcanico. Il sollevamento del suolo è collegato alla dinamica di grandi quantità di fluidi magmatici (che non è il magma) che risalgono dalla camera magmatica. Non si può però escludere, e lo dicono molte pubblicazioni, che anche piccole quantità di magma possano riuscire a risalire. Tuttavia non ci sono evidenze che questo eventuale magma possa aver raggiunto livelli critici tali da portare a eruzioni imminenti. Avrebbero quindi dovuto precisare “coinvolgimento del magma non in superficie”, a mio avviso».



Infine sull’intensificare le attività di monitoraggio per via delle scosse di terremoto ai Campi Flegrei, Bianco precisa: «Lo stiamo già facendo da settimane. Abbiamo iniziato indagini di Tomografia Geofisica (velocità in attenuazione, scattering, magnetotelluriche) per un confronto su più ambiti, che possano fornire elementi in più sulla dinamica flegrea e suggerire eventuali spostamenti di magma».