TERREMOTO CAMPI FLEGREI M 3.6: ULTIME NOTIZIE INGV
Una forte scossa di terremoto si è verificata ai Campi Flegrei nella mattinata di oggi, domenica 11 giugno 2023. Un risveglio brusco per chi vive a Napoli, in particolare nella zona di Pozzuoli. Qui, infatti, alle ore 08:44 si è verificata una scossa di magnitudo Md 3.6 sulla scala Richter, segnalata dalla Sala Operativa di Napoli dell’Ingv-Ov. L’epicentro del sisma è stato individuato dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia con le seguenti coordinate geografiche: latitudine 40.8310, longitudine 14.1110 e ipocentro attestato ad una profondità di 3 chilometri.
Sono tanti i Comuni campani che gravitano attorno all’epicentro del terremoto ai Campi Flegrei, trattandosi del resto di una zona che è densamente popolata. Ma in particolare, entro i 15 chilometri si trovano Bacoli, Quarto, Monte di Procida, Marano di Napoli, Procida, Qualiano, Calvizzano, Napoli, Mugnano di Napoli, Villaricca, Giugliano in Campania, Melito di Napoli e Parete. Insieme al terremoto del marzo scorso, di pari grado, è la scossa più forte dal 2005.
TERREMOTO CAMPI FLEGREI E GLI STUDI SULLA CALDERA
Il terremoto ai Campi Flegrei di magnitudo Md 3.6 è stato preceduto da un altro sisma, questo di magnitudo 1.6, registrato circa una mezz’ora prima. Molti abitanti della zona hanno avvertito distintamente la scossa più forte, infatti raccontano che sia stata preceduta da un forte boato e di essere scesi in strada nella zona di Pozzuoli e Quarto. I terremoti ai Campi Flegrei, comunque, restano sotto l’attenzione degli studiosi dell’Ingv, i quali sono arrivati a considerare “meno elastica” la crosta della caldera. Hanno approfondito la questione in uno studio da cui è emerso che nel corso degli episodi di sollevamento della caldera che sono avvenuti in passato, si sono prodotte delle modifiche dello stato fisico della crosta. “Nello scenario più critico la persistenza del regime inelastico potrebbe portare alla rapida fratturazione degli strati crostali più superficiali, con precursori che potrebbero essere meno intensi di quanto generalmente attesi in caso di risalita di magma“, ha spiegato Nicola Alessandro Pino dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv. Come riportato da Fanpage, ha aggiunto che “la riattivazione progressiva e diffusa di fratture potrebbe causare la depressurizzazione del sistema idrotermale, con arresto del sollevamento del suolo e, quindi, la ripresa della lenta subsidenza“.