Il terremoto più forte degli ultimi 40 anni, con una scossa che ha raggiunto i 4.4 di magnitudo e uno sciame sismico che, dopo il primo fenomeno, ha portato ad altre 150 scosse. Campi Flegrei, Bacoli, Pozzuoli sono i luoghi in cui la terra ha tremato e ha fatto paura ai residenti, alcuni dei quali hanno passato la notte fuori casa riscontrando anche qualche danno alle abitazioni.
Il problema vero, spiega Giuseppe De Natale, dirigente di ricerca dell’INGV, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (che risponde a titolo personale), è che, al di là di episodi futuri che non si possono prevedere del tutto, questi fenomeni sono segnali di un’attività vulcanica che potrebbe anche sfociare in un’eruzione. Quello che si può fare nel frattempo è verificare la resistenza degli edifici della zona a terremoti fino a magnitudo 5, come quelli che si possono verificare in queste occasioni, evacuando le persone nel caso in cui gli edifici non rispondano ai requisiti richiesti.
Un evento così importante come il terremoto che si è verificato nelle scorse ore può aver dato sfogo alla pressione nel sottosuolo che ha originato il sollevamento del terreno e per questo potrebbe essere seguito da una pausa della durata di qualche mese. Ma poi il fenomeno potrà ripresentarsi.
Come si spiega il terremoto che si è verificato ai Campi Flegrei?
Quelli a cui abbiamo assistito sono gli effetti del bradisismo, inteso come sollevamento del terreno, generato da un aumento di pressione nel sottosuolo. Indipendentemente da come viene generato, l’aumento di pressione fa deformare la superficie, che si solleva. E nello stesso tempo, quando la pressione interna supera certe soglie, spacca le rocce e genera i terremoti.
Come si genera l’aumento di pressione?
Ci sono due ipotesi fondamentali: intrusione di magma o riscaldamento degli acquiferi superficiali da parte dei gas magmatici che vengono dal magma profondo.
Da quando si osservano episodi di questo genere?
Ai Campi Flegrei è un fenomeno che stiamo osservando dagli anni 70, quando c’è stato il primo episodio recente di bradisismo accompagnato da sismicità. Negli anni 80 ce n’è stato un altro, con una sismicità molto più forte, simile a quella che c’è stata finora, mentre nel 2006 è ricominciato il fenomeno di sollevamento che era terminato nel 1984. Nell’arco di un ventennio, fino al 2005, c’è stato infatti un abbassamento di quasi un metro, cui ha fatto seguito un lento sollevamento, più lento di prima, che dura però da 18 anni. Oggi il livello del suolo massimo a Pozzuoli è di 30 centimetri più alto di quello che era nel 1984.
La prospettiva, quindi, qual è?
C’è stato il terremoto più forte mai registrato ed è chiaro che, se il livello del suolo continua ad alzarsi, dobbiamo aspettarci anche più terremoti e magnitudo massime più alte: il livello del suolo è come se fosse un manometro che misura la pressione interna. Non possiamo arrivare a terremoti molto forti, ossia maggiori di magnitudo circa 5, ma la prospettiva è questa.
Che cosa si dovrebbe fare?
Questi sono terremoti non estremamente forti, ma possono fare grossi danni a edifici che non sono molto resistenti. Lo fanno perché avvengono a profondità molto basse, tra i 2 e i 3 km, mentre il terremoto tettonico, come quelli dell’Appennino ad esempio, avviene in genere a 10-15 km, quindi molto più lontano dalla superficie. La cosa fondamentale da fare, specificamente prevista da una norma emanata tempestivamente come decreto legge il 13 ottobre 2023 dopo il terremoto del 27 settembre e quello del 2 ottobre, è di eseguire una verifica a tappeto della vulnerabilità degli edifici, almeno nella zona dove si producono i terremoti più forti. Sono passati sette mesi e mi risulta che questa valutazione non sia finita: bisogna portarla a termine urgentemente, per verificare se gli edifici abitati e quelli vicini possono resistere a sollecitazioni tipiche di terremoti di magnitudo 5. Se gli immobili non sono in grado di sopportarle vanno evacuati.
Per difendersi dal rischio sismico basta costruire a regola d’arte?
Sì, più difficile e complesso è difendersi dal rischio di una possibile eruzione. L’unico modo è evacuare. L’evacuazione di un’area densamente abitata è complessa, ma ancora più difficile è prevedere un’eruzione.
Quindi questi fenomeni sono segnali di una possibile eruzione del vulcano?
Sono legati all’attività vulcanica, quindi il grande timore è che possano sfociare in un’eruzione. Testimoniano comunque una maggiore attività magmatica, e potrebbero essere precursori di un’eruzione. Prevedere un’eruzione è difficilissimo: negli ultimi decenni si è capito a livello mondiale che la probabilità di una previsione corretta è minore del 20-30%. In quest’area è ancora più complesso: vediamo periodicamente da oltre 50 anni tutti i fenomeni che possiamo immaginare come precursori di un’eruzione: la sismicità, il sollevamento del suolo anche di metri, le anomalie geochimiche nelle fumarole e nelle emissioni gassose dal terreno.
Ci sono stati momenti in cui l’eruzione sembrava più vicina?
Ci sono stati due episodi nel passato in cui si riteneva che fosse imminente: nel 1970 si evacuarono infatti 3mila persone dalla zona più vicina al porto di Pozzuoli, nel 1984 fu evacuata l’intera città di Pozzuoli, 40mila persone spostate a Monte Ruscello, una cittadina costruita in pochi mesi per ospitarli. Però non successe niente. Dovremmo programmare la possibilità, come è stato fatto altrove, di organizzare un’evacuazione anche quando l’eruzione è appena iniziata. Quasi mai inizia in maniera molto violenta.
Ma c’è un piano di evacuazione per questa eventualità?
C’è e coinvolge una zona rossa in cui vivono circa 550mila persone. Quello che si dovrebbe fare lo spiegano casi di successo come quello nelle Filippine, intorno al vulcano Pinatubo, nel 1991: allora furono spostate prima le persone che abitavano molto vicine, quando l’eruzione stava diventando più forte evacuarono le popolazioni a distanze maggiori. Questa è la pratica più efficace, anche per evitare le problematiche dell’evacuazione contemporanea di 550mila persone.
Ci sono ancora fenomeni sismici? E nell’immediato dobbiamo aspettarci qualcosa di simile a quello che si è verificato finora?
Se il livello del suolo continua a salire, nel medio periodo non possiamo pensare che la sismicità si fermi. Anzi, può solo aumentare. In genere però, dopo queste crisi parossistiche, dopo un terremoto più forte, proprio perché si generano fratture che fanno diminuire la pressione del gas interno e abbassare i tassi di sollevamento, spesso si verifica una tregua che può durare qualche mese, anche un anno, come nel 2013. Purtroppo però, se non si ferma il sollevamento del suolo, la sismicità può solo aumentare.
(Paolo Rossetti)
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