Le scosse di terremoto ai Campi Flegrei sono tornate al centro delle cronache di tutti giorni da un paio di mesi a questa parte, da quando cioè sono ricominciati i movimenti tellurici in serie, alcuni dei quali superiori alla magnitudo di 3.0 gradi sulla scala Richter. Per approfondire la questione i colleghi di Fanpage hanno intervistato il dottor Claudio Chiarabba.
Si tratta del direttore del Dipartimento Terremoti dell’INGV nonché il coautore dello studio “Tracking transient changes in the plumbing system at Campi Flegrei Caldera” che è stato pubblicato su Earth and Planetary Science Letters, un lavoro realizzato dall’Ingv, l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, in collaborazione con l’università Bicocca di Milano, dedicato alla struttura interna del vulcano ai Campi Flegrei. “Il magma inizialmente lo abbiamo trovato a 5 chilometri – ha spiegato il dottor Chiarabba – ma negli anni più recenti, dopo il 2019 e fino al 2022, si posiziona anche più superficialmente. Intorno ai 3 chilometri e mezzo”.
TERREMOTO CAMPI FLEGREI, CHIARABBA: “MAGMA NON DEVE PER FORZA RISALIRE
“Chiaramente – ha continuato l’esperto – non il magma inteso come un pentolone di lava bollente, ma come un’infiltrazione di una certa quantità di magma all’interno di un volume che rimane comunque solido”, di conseguenza non si fa riferimento al vero e proprio serbatoio del vulcano, che si trova a 5 chilometri di profondità. Il professore specifica che lo studio da loro realizzato si basa sui dati fino al 2022, di conseguenza non è ben chiaro come il tutto sia evoluto nell’ultimo anno e mezzo, ma in ogni caso ci stanno lavorando, anche se il lavoro non è ancora definito. La cosa certa è che “questo apporto di fluidi magmatici si è intensificato nel 2019”.
Il sollevamento del suolo e la sismicità nelle caldere, sono causati dall’iniezione di magma nella crosta superiore, che nella maggior parte dei casi resta in profondità: non è comunque detto che debba per forza risalire in superficie in quanto “Il magma si imposta e può rimanere lì e iniziare a raffreddarsi e a degassare”.
TERREMOTO CAMPI FLEGREI, CHIARABBA: “MAGMA SI TROVA A 3,5 KM DI PROFONDITÀ”
Secondo il prof Chiarabba al momento il magma non dovrebbe essere risalito di molto rispetto al suo studio: “Stiamo ipotizzando che potrebbe spostarsi un po’ lateralmente, che da 5 chilometri potrebbero essere risaliti altri fluidi, ma più o meno siamo sempre attorno a 3,5 chilometri”. In ogni caso, più il magma si avvicina alla superficie e più i flussi risultano essere visibili, causando quindi dei sollevamenti più pronunciati e localizzati, con delle sismicità più concrete. “Quindi sono tutti quei sintomi che sono collegati ai protocolli di sicurezza”.
Ma quali potrebbero essere gli indizi di una possibile risalita in superficie del magma? “Se ci fossero sollevamenti concentrati in una zona rispetto a un’altra, o una deformazione sismica, terremoti che diventano via via sempre più superficiali per testimoniare il magma che risale, allora noi potremmo localizzare meglio una eventuale fonte”, ma per il momento siamo ancora nella fase di dinamica classica, quindi non vi è alcun segnale di un’allerta imminente. Il professor Chiarabba ha concluso specificando che anche a livello di sismicità non vi sono segnali di terremoti devastanti in arrivo, anche se ovviamente risulta essere sempre molto complicato prevederli in anticipo.