Le scosse di terremoto ai Campi Flegrei sono una tematica all’ordine del giorno nella zona Flegrea, tenendo conto che i movimenti tellurici vanno avanti ciclicamente ormai da mesi, provocando non pochi problemi nei residenti. Per cercare di approfondire il discorso, compreso quello del bradisismo, il quotidiano Il Mattino ha intervistato ieri il professor Andrea Prota, ordinario di Tecnica delle Costruzioni dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, che si è soffermato in particolare sulla tematica della vulnerabilità degli edifici, tenendo conto che secondo un documento della Protezione Civili ben 15mila immobili dovrebbero essere controllati. “Quando c’è una quantità di edifici cosi elevata in un territorio esteso – afferma Prota – si utilizzano strumenti tecnici consolidati, ossia delle schede che sono state già sviluppate e validate in altri contesti emergenziali, perché non c’è il tempo di farne altri ad hoc”.
“Questa operazione si chiama tecnicamente speditiva e viene fatta eseguendo un’analisi visiva all’esterno degli edifici compilando una scheda. Questa procedura consente di valutarne la vulnerabilità in modo tale che dai 15 mila edifici possiamo filtrarne una porzione, estrapolando quelli più vulnerabili. Per accelerare le operazioni di verifica viene effettuata un’osservazione esterna dell’edificio. Non occorre chiedere un’autorizzazione perché quanto ci occorre sapere possiamo vederlo dalla strada. È, quindi, un criterio selettivo che identifica gli edifici più vulnerabili e sono abbastanza certo che sarà quello che si userà nella zona Rossa bradisismica dei Campi Flegrei”.
TERREMOTO CAMPI FLEGREI, PROF PROTA: “DOPO L’ELENCO DEGLI EDIFICI VULNERABILI SI PROGETTERANNO GLI INTERVENTI”
Stando a quanto spiegato dall’esperto, una volta che vengono individuati gli edifici vulnerabili “si andrà a fare un approfondimento, stavolta anche interno, e in questo caso è necessario chiaramente che il gestore della proprietà dovrà autorizzare quest’ulteriore indagine. Trattasi di un’indagine visiva però, siccome viene fatta con un occhio tecnico, sebbene non comporti l’uso di strumentazione direttamente, consente di vedere una serie di aspetti che possono offrire maggiore chiarezza sulle caratteristiche dell’edificio”. Per effettuare queste indagini ovviamente servono risorse disponibili che vuol dire delle squadre specializzate in “collaborazione tra Protezione Civile, sia nazionale sia regionale, centri di competenza, tecnici degli enti pubblici che normalmente svolgono questo tipo di attività, il mondo delle professioni, ordini professionali, associazioni di volontariato con tecnici abilitati”. In merito alle tempistiche, invece: “Credo che ci vorranno alcuni mesi, una stima precisa si potrà fare dopo l’organizzazione delle squadre. Il decreto tuttavia è tarato per lavorare velocemente”.
Stilato l’elenco degli edifici vulnerabili si dovrà procedere con la “progettazione dell’intervento e quindi in quella fase si farà poi anche uno studio accurato previsto dalle norme tecniche. Per fare un esempio, abbiamo molti pazienti, capiamo quali sono più malati e su di loro, eseguendo approfondimenti, stimiamo anche di cosa: non diamo cure a caso ma capiamo esattamente la cura, quali farmaci e il dosaggio”. Quindi Rota ha concluso dicendo: “Ritornando alla vulnerabilità degli edifici, individueranno i più vulnerabili, dopo ulteriori indagini si capirà come operare e aiutare chi deve stimare i costi per realizzare gli interventi per migliorare la vulnerabilità della loro casa, condominio, capannone. E torniamo alla questione dei fondi”. La speranza ovviamente è che le scosse di terremoto ai Campi Flegrei continuino a rimanere latenti senza causare veri e propri danni.