Terremoto in California. Tutti lo aspettano, ma solo Dio sa quando avverrà. Gli scienziati no. Studiano, osservano, ipotizzano, ma non lo sanno proprio. Parlo del “Big One”, il grande terremoto che si porterà via la faglia di Sant’Andrea e con essa un pezzo di California lungo 1,200 chilometri.

Che la terra tremi in California non è una novità. Tra percepibili e non si parla di una cinquantina di scosse al giorno, quasi 20mila scosse all’anno. Giovedì e venerdì, con una magnitudo di 6.4 e 7.1, sono state “percepite molto bene”. Per fortuna solo danni materiali, soprattutto nella zona di Ridgecrest, l’epicentro a circa 240 chilometri da Los Angeles: qualche crollo, supermercati senza un barattolo, scatola o bottiglia rimasto sugli scaffali. Danni, segnali apocalittici come le profonde ferite aperte qua e là nell’asfalto delle interminabili strade californiane, ma nessuna vittima.



Tanta paura, però, e un soprassalto di consapevolezza perché, sebbene tutti sappiano che quel pezzo di terra potrebbe slittare in qualsiasi momento, anytime, nell’oceano Pacifico, a forza di viverci sembra impossibile che possa accadere sul serio. Un po’ come la morte: a forza di vivere non ci si pensa mai. Così, in caso vi chiedeste come si faccia ad abitare, lavorare e costruire in un posto che madre natura potrebbe reclamare e inghiottire quando decide lei, interpellate un californiano: vi guarderà sorridendovi e scrollerà le spalle. Ma quando la terra trema davvero tanto come in questi giorni non si può sfuggire al pensiero che, piaccia o meno, questo mondo e chi lo popola sono nelle mani di un Altro.



L’ultima volta che il terremoto ha portato la morte sulla costa orientale degli Stati Uniti è stato nel 1994. A Los Angeles, la megalopoli che non smette mai di dilatarsi con oltre 18 milioni di abitanti ed estesa come il Piemonte, si contarono 57 vittime. Certo, aver adottato negli anni tutti i possibili sistemi antisismici nell’edificare la città salvò chissà quante vite. Altrimenti è probabile ci si sarebbe ritrovati di fronte a una tragedia come quella di San Francisco del 1906, dove tra distruzioni e incendi che si innescarono persero la vita almeno tremila anime sotto le macerie di una città che venne quasi interamente rasa al suolo.



La terra, un po’ alla volta, sembra calmarsi e si riprende a vivere, lavorare e costruire. Non c’à da aver paura? Paura no, consapevolezza della verità della vita, sì. Per dirla con san Tommaso: “Dalla natura, il terrore della morte. Dalla grazia, l’audacia”.