“DOPO IL TERREMOTO QUI IN MAROCCO MANCA TUTTO DI TUTTO”: PARLA IL DIRETTORE DELLA CARITAS DI RABAT

Quasi 3mila morti in pochi secondi: il terremoto in Marocco nell’area di Marrakesh ha cancellato intere comunità, decimato famiglie e reso la vita per i sopravvissuti ancora più difficile. Parlando con “Famiglia Cristiana” giunge fino a noi il grido di allarme del direttore della Caritas di Rabat che in questi giorni sta coordinando diversi aiuti per la popolazione sfollata che vive letteralmente in strada da quel maledetto venerdì 8 settembre. Per padre Oscar Arturo Garcia Padilla i soccorsi e gli aiuti sono difficilissimi da portare: «È una tragedia spaventosa, non si vedono che calcinacci che ostruiscono le strade e le piazze, e muri pericolanti».



Ancora oggi ci sono centinaia di morti sotto le macerie irraggiungibili mentre gli sfollati non hanno più nulla: «sono convinti che nessuno potrà mai ridare loro quello che hanno perso: un tetto, cibo, acqua, medicine, non c’è nulla di nulla», sottolinea ancora il direttore della Caritas di Rabat al telefono con “Famiglia Cristiana”. Manca letteralmente «tutto di tutto», aggiunge padre Padilla, e in più «ci vorranno anni per ricostruire questo villaggio». La priorità però è l’emergenza di oggi, ovvero recuperare quanti più corpi possibili: «pensare a quelli che sono ancora intrappolati là sotto e a dare conforto a chi è sopravvissuto. Si scava anche a mani nude. La gente è ancora terrorizzata».



ARCIVESCOVO RABAT: “TERREMOTO MAROCCO, VIVIAMO IL DRAMMA CON I NOSTRI FRATELLI MUSULMANI”

È ancora il direttore della Caritas di Rabat a raccontare come il rapporto con la gente, per lo più tutta musulmana, è di profonda fratellanza in questa tragedia immane del terremoto in Marocco: «Una madre mi è venuta incontro in lacrime supplicandomi di tirare fuori dalla sua casa crollata i suoi due figli che sono rimasti intrappolati. Gli edifici qui continuano a cadere per gli effetti dello sciame sismico, la gente non rientra nelle case, alcuni se ne sono andati definitivamente da parenti che abitano in altri villaggi distanti dall’epicentro del sisma». La Caritas, assieme alla Croce Rossa Internazionale, è uno dei pochi organismi autorizzati dal Governo del Marocco a soccorrere le popolazioni colpite dal terremoto.



«Abbiamo portato medicinali e cibo, anche qualche tenda e brande per trascorrere la notte. I rapporti tra la nostra organizzazione e il Governo sono ottimi, grazie anche alla fratellanza che ci lega alle comunità islamiche», sottolinea ancora padre Padilla, unendosi all’appello lanciato dall’arcivescovo di Rabat – cardinale Cristóbal López Romero – per ottenere tutti gli aiuti possibili in Marocco. «Siamo una piccola Chiesa cristiana che vive in pace e dialogo con i musulmani e questo ci rende un modello di convivenza in tutto il Medio Oriente», sottolineano sempre con “Famiglia Cristiana” i due sacerdoti responsabili della comunità cristiana a Rabat. «Ora dovete aiutarci. Ci serve tutto, dalle tende per gli sfollati ai medicinali per i tanti che sono rimasti feriti. Senza il sostegno di voi europei non abbiamo i mezzi per sostenere questa gente, non assicureremo mai ai sopravvissuti un futuro», rileva il direttore della Caritas marocchina. Come Chiesa del Paese, rileva l’arcivescovo, «Stiamo cercando di capire come essere d’aiuto ai nostri fratelli musulmani sull’esempio delle parole di papa Francesco che, in occasione del suo viaggio del marzo 2019 in Marocco, ci chiamò a vivere in questo Paese nel dialogo e in fratellanza».