SI AGGIORNA IL BILANCIO DRAMMATICO DEL TERREMOTO IN MAROCCO: “ALMENO 2681 MORTI”

Il bilancio delle vittime del gravissimo terremoto in Marocco nell’area di Marrakesh sale purtroppo giorno dopo giorno: le ultime notizie di oggi in arrivo dal Ministero dell’Interno parlano di 2681 morti e più di 2500 feriti, di cui almeno mille sarebbero in gravissime condizioni. La scossa sismica di grado M 6.8 avvenuta la sera di venerdì 8 settembre – con le relative scosse di assestamento del lungo sciame sismico nel Maghreb – sta devastando il Marocco, con la conta dei morti che rischia di salire ulteriormente non appena i soccorsi riusciranno ad accedere alle zone più complicate, come nei villaggi sulla catena dell’Atlante.



I dati dell’ONU parlano di cifre che si aggirano ai 300mila colpiti dal terremoto tra vittime, sfollati e feriti: gran parte dei decessi, 1.351, sono avvenuti nel distretto di Al Haouz, nelle montagne dell’Alto Atlante. Villaggi rasi al suolo, case completamente distrutte, servizi spazzati via e e soccorsi molto lenti nelle aree fuori Marrakesh: la situazione è drammatica e la catastrofe del terremoto in Marocco ha acceso i riflettori della comunità internazionale da giorni ormai, trovando però un’inedita e incomprensibile reazione da parte delle autorità marocchine.



POLEMICHE SUL RE DEL MAROCCO E SUGLI AIUTI ACCETTATI DA SOLI 4 PAESI: “NON ABBIAMO BISOGNO DI ALTRO”

Ad oggi infatti, quattro giorni dopo il devastante terremoto M 6.8 in Marocco, sono solo 4 i Paesi a cui Rabat a concesso l’invio di aiuti umanitari e soccorritori: Spagna, Qatar, Regno Unito ed Emirati Arabi Uniti sono i Governi a cui il Governo del Marocco ha accettato l’invio di mezzi e soccorritori su terra. Fa specie però il “blocco” imposto a Francia e altri Stati che hanno lanciato le proprie iniziative per aiutare e sostenere la popolazione marocchina: «Siamo seguendo un approccio responsabile, rigoroso ed efficace per gestire le richieste di sostegno internazionale, collegandole ai bisogni che si presentano sul campo», spiega un portavoce del Governo, aggiungendo «Sarebbe inutile gestire magazzini di tende quando non ce n’è bisogno». Giustificando il “niet” a far contingenti internazionali, Rabat motiva la sua decisione «tenendo conto che la mancanza di coordinamento in tali situazioni potrebbe essere controproducente».



Il Marocco comunque non esclude di poter chiedere nuovi aiuti ad altri Paesi nei prossimi giorni, se necessario «Con l’avanzamento delle operazioni di intervento, la valutazione dei possibili bisogni potrebbe evolversi, il che consentirebbe di sfruttare le offerte di sostegno presentate da altri Paesi amici, secondo le esigenze specifiche di ogni fase», spiega una nota del ministero dell’Interno marocchino ripresa da ‘L’Opinion’. Intanto però il tempo scorre e l’emergenza dei cittadini ancora sotterrati sotto le macerie del terremoto: disperato il sindaco di Ighil, comune di 4mila abitanti ed epicentro del sisma a 70 chilometri da Marrakech: «Non trovo nessuno vivo, i soccorsi non riescono ad arrivare». Dagli Usa all’Ue, passando per la Francia e la stessa Italia sarebbero pronte ad inviare nuovi aiuti, ma sono stati bloccati dal Marocco: «Potremmo inviare subito, comunque entro quattro-cinque ore, una squadra Search and Rescue (SAR) italiana composta da 48 unità specializzate dei vigili del fuoco (che sarebbero trasportate in loco da mezzo dell’Aeronautica militare). Inoltre, tende ed effetti letterecci per 1.000 unità ed un Posto medico avanzato con o senza personale medico», ha spiegato in giornata il Ministro della Protezione Civile Nello Musumeci. «Abbiamo raggiunto località dove non sono arrivati i soccorsi, ci sono ancora morti sotto le macerie e gente che tenta da sola di tirarli fuori. Qui le persone sono prive di qualsiasi assistenza e non era arrivato nessuno, quando ci hanno visti si sono gettati sulle nostre macchine. Siamo qui in forma privata non c’entra niente lo stato italiano», così denuncia all’ANSA Cicchetti Marchegiani, presidente del Raggruppamento operativo emergenze (Roe), colonna mobile di Protezione civile, partito da Roma verso il Marocco con un team di quattro persone. Polemiche vengono poi ributtate in Marocco anche contro il Re Mohamed VI, tornato sabato dopo le vacanze in Francia ma ancora non giunto sui luoghi della devastazione: cresce il sentimento di delusione nel popolo marocchino, una lunga serie di elementi che vedono nella mancanza di “vicinanza” alle popolazioni colpite dal terremoto come solo l’ultima “scintilla” di una sfiducia generale.