Sembra non essersi ancora arrestata l’ondata di lievi scosse di terremoto che da giorni è tornata a colpire l’area – già martoriata e sempre più preoccupata – dei Campi Flegrei: nella notte, secondo i dati raccolti dall’Istituto nazione di geofisica e vulcanologia e dal suo Osservatorio vesuviano si sono registrate solamente due (e, lo ripetiamo, lievi) scosse; mentre nella giornata di domenica 28 luglio ce ne sono state – tra quelle degne di nota – un totale di tre.
Partendo da oggi, i sismografi dei Campi Flegrei sono scattati due volte a distanza di un’ora tra le 4 e le 5 di notte: il primo terremoto – alle ore 4:01 – è stato localizzato alle coordinate 40.7970, 14.1000, con un ipocentro a 5 km di profondità; mentre il secondo è arrivato attorno alle 5:02, leggermente più distante rispetto al primo (precisamente alle coordinate 40.8040, 14.1000) e con una profondità di soli 3 km rispetto al livello del mare.
In entrambi i casi la magnitudo non ha superato l’1.1 sulla scala Richter e proprio per questa ragione – ma forse anche per l’orario tardo nel corso della notte – sembrerebbe che quasi nessuno tra la numerosa popolazione flegrea abbia avvertito le scosse. Due eventi del tutto simili ai tre che si sono registrati ieri, tutti compresi tra l’1 e l’1.1 di magnitudo; mentre soli due giorni fa la Protezione civile – sempre a causa di una serie di scosse di terremoto ai Campi Flegrei – è dovuta intervenire per un frana.
L’esperto dell’Ingv: “Da un momento all’altro potrebbe verificarsi un terremoto violento ai Campi Flegrei”
Insomma: l’ondata di scosse di terremoto ai Campi Flegrei non si è ancora arrestata e per cercare di capire un pochino meglio quello che sta accadendo, il sito CronacaFlegrea ha interpellato il professor Giuseppe De Natale (vulcanologo e dirigente di ricerca dell’Ingv) che oltre a spiegare che “il bradisismo è generato dall’incremento o decremento della pressione interna del sistema” e che “dal 2005-2006 ad oggi c’è stato un progressivo incremento di pressione”; ha anche ragionato sulla sicurezza dei cittadini napoletani che vivono vicino al pericoloso vulcano.
Le scosse di terremoto ai Campi Flegrei – spiega De Natale – “possono fare ingenti danni, nonostante le modeste magnitudo perché avvengono a profondità molto basse”, precisando che se si vuole “risolvere l’emergenza” esiste “un solo modo: verificare a tappeto la vulnerabilità degli edifici, specialmente nell’area più a rischio”. Il punto è che “se si fosse fatto diversi anni fa, ci sarebbe stato anche il tempo per consolidare gli edifici”, mentre oggi “tempo non ce n’è perché (..) da un momento all’altro può avvenire un terremoto più forte, che potrebbe causare il collasso di edifici fatiscenti e non ancora evacuati/controllati”.