Tornado negli Usa, terremoto in Australia: le ultime giornate a livello mondiale sono state sconvolte da eventi atmosferici potenzialmente distruttivi e dalle gravi conseguenze sulla popolazione: per “fortuna”, la scossa di terremoto da magnitudo 6.0 sulla scala Richter avvenuta stamane non sembra aver provocato per il momento danni particolari, in quanto avvenuta nell’Oceano Indiano nei pressi di Macquarie Island.
La profondità di ipocentro a circa 10 km sotto il livello del mare potrebbe causare ondate anomale nelle prossime ore, anche se per il momento non vi sono segnalazioni dai centri sismici australiani: non vi sono state particolari segnalazioni neanche dalla popolazione in Australia, Nuova Zelanda e nelle stesse Isole Macquarie dove permane una folta riserva naturale .
TERREMOTO OGGI, GLI SCIAMI SISMICI IN CENTRO ITALIA
Nelle ultime 24 ore in Italia non vi sono per fortuna notizie di terremoti sopra il grado 2 della Scala Richter: le ultime scosse di terremoto segnalate dal centro nazionale INGV restano quelle di ieri in Calabria (costa vicino a Cosenza, M 2.3) e sulla costa della Sicilia vicino Messina (M 2.3). Restano come sempre presenza di mini-sciami sismici nel Centro Italia, tra le aree più frenetiche dal punto di vista sismico di tutta l’Europa: nell’ultimo studio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) pubblicato sulla rivista Remote Sensing si evidenziano le diverse variazioni della gravità terrestre rilevate nelle zone del Centro Italia dopo i tremendi terremoti dell’Aquila (2019) e di Amatrice-Norcia (2016). Studiando i dati, si legge nelle conclusioni citate dall’Agenzia ANSA, i ricercatori guidati da Filippo Greco hanno scoperto che «tutta l’area del Centro Italia presa in esame, nel periodo compreso tra il 2018 e il 2020, è stata interessata da modeste variazioni negative del campo di gravità come conseguenza di una diminuzione di densità nel sottosuolo. Grosse e significative variazioni positive, invece, sono state registrate nelle due stazioni in Umbria a Terni e in Abruzzo presso il Laboratorio del Gran Sasso, negli intervalli di tempo dal 1954 al 2020 e dal 2005 al 2010».