TERRI SCHIAVO ED ELUANA ENGLARO: IL “DESTINO” COMUNE E L’EUTANASIA

Quando negli anni Duemila esplose in Italia il “caso” Eluana Englaro venne subito paragonato alla vicenda che sul finire del Novecento e ad inizio nuovo secolo giungeva dagli Stati Uniti, ovvero quella di Terri Schiavo Schindler. Due donne giovanissime che per motivi diversi si ritrovano in uno stato vegetativo persistente che le constringe ad alimentazione e idratazione tramite sondino nasogastrico (PEG): Terri Schiavo dopo l’infarto (a seguito di una forte dieta dimagrante) aveva 26 anni, Eluana Englaro nell’incidente che le costa il coma aveva solo 22 anni. Una lunga battaglia con coinvolti giudici, medici e politica accumuna ancora di più le due storie, con una differenza nell’approccio delle rispettive famiglie: schierato per adempire la (presunta) volontà di Terri Schiavo di non continuare a vivere in quelle condizioni vi era il marito Michael, mentre i genitori erano fortemente contrari; in Italia invece Beppino e Saturna Englaro erano i primi ad essere favorevoli a lasciare il “diritto di morte” alla propria figlia.



Del caso Englaro e in generale del dibattito ancora oggi molto acceso sul “fine vita” si torna a parlare in tv con la nuova puntata di “La Scelta” (ore 23.15 oggi su Rai3), dove il giornalista Ezio Mauro intervisterà in esclusiva il padre di Eluana, Beppino Englaro, proprio per farsi raccontare le tappe di un dramma incorso ormai 14 anni fa. La storia invece di Terri Schiavo si “spegneva” in quel 31 marzo 2005 a Pinellas Park in Florida, dopo che la Corte Suprema nazionale decise di accogliere la richiesta del marito di rimuovere il tubo di alimentazione per l’allora 41enne Terri. La legislazione della Florida, in presenza di un testamento biologico, riconosce alle persone prive di coscienza di poter rifiutare le cure: il problema per il caso Schiavo è che non vi erano documenti rilasciati da Terri ma solo l’opinione riportata dal marito in qualità di tutore legale. Il 18 marzo 2005 per l’ultima volta venne staccato il tubo di alimentazione a Terri Schiavo, in un clima di forte dibattito in tutto il mondo con l’Italia che proprio sulla scia di quanto già si stava delineando sulla vicenda Eluana (il vero scontro mediatico sarebbe poi arrivato solo 3-4 anni più tardi, ndr) iniziava ad interrogarsi sul tema dell’eutanasia. La ragazza americana morì dopo 12 lenti giorni di abbandono della propria vita.



L’APPELLO DI PAPÀ SCHIAVO A BEPPINO ENGLARO PER LA VITA DI ELUANA

Dicevamo, le due vicende Terri Schiavo ed Eluana Englaro non solo si interconnessero su più fronti ad inizio anni Duemila ma ebbero negli ultimi giorni di vita della ragazza italiana un effettivo legame stretto: fu proprio al “Sussidiario.net” che il padre di Terri, Bob Schindler senior, inviò una lettera nelle ore in cui ancora si poteva salvare Eluana in modo da poter raggiungere Beppino Englaro. Fu un appello accorato, intenso e commosso quello che quel padre seppe mandare ad un altro papà per poterlo convincere a desistere nell’intento di fermare l’alimentazione alla dolce figlia Eluana: «Malgrado noi veniamo da due continenti diversi con differenti culture, abbiamo molte cose in comune. Entrambi siamo padri ed entrambi abbiamo avuto dallo stesso Dio il dono dei figli. Nel mio caso tre. La nascita di Sua figlia e di mia figlia Terri non sono solo accadute, sono state un atto di Dio», scriveva nella lettera giunta qui in redazione il padre di Terri Schiavo. «Entrambi abbiamo fatto esperienza della stessa disgrazia e dello stesso dolore. Tuttavia, vi è una differenza. Sua figlia è ancora viva, la mia non più. Lei ha ancora il controllo sul futuro di Eluana, io non ho potuto far nulla per Terri», sottolinea ancora Bob nell’accorata missiva.



L’uomo racconta di aver fallito in quanto non è riuscito a combattere abbastanza per ottenere dal marito e dai tribunali la possibilità di mantenere in vita la figlia: «La mia famiglia e io siamo addolorati per la perdita di Terri e io in particolare lo sono per il modo in cui lei è stata messa a morte. È morta per fame e sete». Bob Schindler racconta tutto il lato forse meno noto dell’eutanasia, ovvero del dolore comunque provato durante la sospensione di cibo e acqua (al netto del danno cerebrale già presente): «Sono stato testimone di questo tipo di esecuzione e posso dire che è falso. È di gran lunga la morte più dolorosa che un essere umano possa sperimentare. Questa è la ragione per cui accade sempre nella più stretta riservatezza, al riparo di testimoni e cineprese. Se Lei ha intenzione di fare questo a Sua figlia, Le consiglio di prepararsi a come soffrirà. Verrà ridotta a pelle e ossa. Gli occhi usciranno dalle orbite. Dio ha dato a Lei e a me la responsabilità di insegnare principi morali ai nostri figli e di tenerli fuori dalla cattiva strada. Far morire di fame e di sete Sua figlia è lontano da ciò che Dio desidera». Passarono poi due giorni e dopo la notizia della morte di Eluana ci scrisse ancora il padre di Terri Schiavo tutt’altro che dimesso o rassegnato: «Noi siamo profondamente addolorati per l’inutile morte di Eluana, ma siamo pieni di speranza che sempre più persone diventino coscienti di come viene trattato chi soffre di infermità come quelle di Terri ed Eluana, e che il nostro mondo cominci a dare valore alle loro vite, piuttosto che eliminarle. Noi preghiamo perché il padre di Eluana e tutti quelli che hanno preso parte nella sua morte possano un giorno ridare valore alla vita e capire che tutte le persone sono state create con pari dignità e rispetto, non importa quale infermità possano avere». In una ultima, straordinaria testimonianza, Bob Schindler si rivolge pieno di affetto e cura per Beppino Englaro pur in momento straziante per chi ha accompagnato e vissuto con la figlia quasi 20 anni di malattia: «Ciò che dà qualità e valore alla vita è l’amore. Amare ed essere amati è ciò che dà valore alla vita. L’amore è l’arbitro ultimo della vita. L’eutanasia è l’abbandono dell’amore. Dove c’è amore, c’è speranza», conclude Bob.