Un ingegnere 59enne della provincia di Salerno ha citato in giudizio l’Accademia della Crusca, chiedendo di modificare la definizione di terrone data dalla stessa istituzione in quanto ritenuta dispregiativa. L’ingegnere in questione si chiama Francesco Terrone, e nel motivare la sua azione legale (prima udienza a settembre, come riporta il Corriere Fiorentino), parla di “battaglia di civiltà” perché “sul sito della Crusca c’è una lunga pagina in cui si fa la cronistoria del termine terrone usato in senso dispregiativo”.



Stando a quanto si legge sull’Accademia, la parola terrone “Nasce nei grandi centri urbani dell’Italia settentrionale con valore di ‘contadino’ e usata, in senso spregiativo o scherzoso, per indicare gli abitanti del Meridione in quanto il Sud era una regione caratterizzata da un’agricoltura arretrata”. L’ingegnere ha spedito tre Pec negli scorsi mesi chiedendo una modifica “positiva” della stessa voce, ma ricevendo “solo risposte evasive”, di conseguenza ha deciso di rivolgersi al tribunale, chiedendo che venga aggiunto un riferimento “alla terra dei latifondisti, dei feudatari, dunque alla ricchezza, oltre a riconoscere un cognome i cui discendenti diedero lustro all’Italia Intera”.



INGENGERE CITA IN GIUDIZIO ACCADEMIA DELLA CRUSCA: “IL MIO COGNOME…”

Terrone ha raccontato la sua storia: “Negli anni ’90, arrivato in Brianza per una supplenza in una scuola, ho resistito due mesi – racconta, come riferisce TgCom24.it – mi sono sentito dire che con quel cognome potevo fare l’operaio, non certo l’ingegnere”, o quando a Milano “sono rimasto a piedi quando chiamavo un taxi e dicevo il mio nome?”. L’Accademia della Crusca ha replicato: “È assurdo voler far pagare alla Crusca – le parole del presidente Claudio Marazzini, all’Adnkronos – la colpa dell’uso discriminatorio di un termine impiegato nella storia d’Italia quando, anzi, la nostra Accademia ha segnalato questo difetto, lo ha contestato, criticato, condannato, pur facendone, come è ovvio, la storia, perché la storia non si può cancellare”. Quindi Marazzini aggiunge: “È del tutto evidente che da parte nostra non c’è mai stato nessun intento discriminatorio e offensivo nel descrivere il significato della parola ‘terrone’. Anzi, fin dalle prime righe segnaliamo che questa parola ha assunto storicamente un valore discriminatorio da cui prendiamo le distanze”. Il professore conclude parlando di vicenda “Surreale: si cerca di far passare la Crusca come responsabile dell’uso distorto del termine ‘terrone’ negli ultimi 150 anni di storia d’Italia. Dispiace ed amareggia che si cerchi visibilità, pubblicità ai danni dell’Accademia della Crusca. E non si capisce allora perché il signor Francesco Terrone non faccia causa a tutte le case lessicografiche italiane, ai vocabolari che descrivono il significato delle parole anche quando queste possono risultare sgradevoli o offensive”.

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