Il terrorismo islamico sembra essere una minaccia ancora concreta e tangibile, seppur l’attenzione mondiale sia attualmente spostata, forse giustamente, su altre tematiche e crisi che appaiono essere più impellenti. È la conclusione a cui è giunto il più recente rapporto stilato dalla Fondazione MedOr, curato da Andrea Manciulli e presentato un paio di giorni fa nel corso di un convegno alla Luiss che si è avvalso dell’intervento di Marco Minniti, presidente della Fondazione, di Alfredo Mantovano (sottosegretario), Lorenzo Guerini (presidente del Copasir) e di Gilles Kepel (inviato dell’Eliseo nel Maditerraneo).
Il monito del rapporto e della fondazione è chiaro, e terribile, e parla di una nuova rinascita del terrorismo islamico, sotto il naso di tutto il mondo, che però ha gli occhi puntati, tra le altre cose, sulla crisi tra Ucraina e Russia. Di fatto, i governi mondiali, salvo alcune eccezioni, sembrano essersi dimenticate della minaccia jihadista, con il concreto rischio che i gruppi terroristici acquisiscano sempre più potere per poi colpire con una ferocia maggiore del passato l’Occidente. Il terrorismo islamico non è affatto sparito, ma anzi prospera sempre di più e alimenta quelle stesse crisi che il mondo sta cercando di risolvere, una su tutte quella dei migranti in Europa.
Fondazione MedOr: “Il terrorismo islamico prospera nell’Africa delle crisi”
Secondo la Fondazione MedOr, il terrorismo islamico dovrebbe tornare centrale nelle discussioni internazionali, al fine di stimolare un intervento che cerchi di eradicarlo efficientemente, per prevenire futuri problemi che finirebbero, quasi certamente, per colpire le popolazioni. In particolare, le minacce principali restano l’ISIS (che ora si avvale solo dell’etichetta di Stato Islamico, con diverse accezioni locali) e Al Quaeda, il momento voluto da Osama Bin Landen e che culminò, nel 2021, con l’attentato alle Torri Gemelle di New York.
Secondo gli esiti del rapporto presentati da Minniti, il terrorismo islamico starebbe ora prosperando soprattutto nella regione africana del Sahel, dove si è creata quella che definisce “una tempesta perfetta”. Infatti, è sempre più diffusa la povertà, così come sono sempre più frequenti i colpi di stato e le faide tribali, il tutto alimentato dall’azione della Wagner e che si traduce in una paura sempre più diffusa, ma anche nella volontà dei giovani di aderire ai movimenti terroristici, che promettono soldi e fama. Mantovano, dal conto suo, ha sottolineato come sia la minaccia del terrorismo ad alimentare il fenomeno delle migrazioni, con le popolazioni che non riescono più a sopportare il clima di terrore. Al Quaeda, nel frattempo, prospera nelle ex Repubbliche sovietiche, e unendosi all’ISIS in Africa potrebbe riuscire a creare quella “mezzaluna del terrore” che voleva Bin Laden e che potrebbe riversarsi in Europa. Vi è solo una via possibile da percorrere, ovvero la prevenzione al fenomeno terroristico, per eradicarlo prima che sia troppo tardi.