Dopo l’arresto per terrorismo avvenuto a Milano, che ha coinvolto due uomini di origine egiziana affiliati all’Isis in Italia, emergono alcuni particolari sui ritrovamenti di materiale di stampo jihadista, rinvenuti nel corso della perquisizione delle abitazioni dei due. Durante l’operazione della Digos infatti, durata più di due anni ma resa nota solo a conclusione dell’inchiesta, sono state scoperte numerose prove, tra le quali conversazioni avvenute tramite chat, nelle quali i due terroristi fanno chiaramente intendere la loro intenzione di propagandare le ideologie di violenza facendo proselitismo sul web e cercando nuovi affiliati, diffondendo quanto più possibile il materiale e affermando di essere esperti nell’uso delle armi.



Ma non solo, è stata accertata anche l’opera di indottrinamento che uno dei due faceva nei confronti dei figli, specialmente di quello più piccolo adolescente, cercando di spingerli al terrorismo e alla violenza contro gli infedeli mostrando loro video e filmati raccapriccianti. Come dichiarato dal Pm di Milano Alessandro Gobbis in conferenza stampa, i due uomini avevano una vita insospettabile, con un regolare lavoro e famiglia apparentemente normale, e al momento dell’arresto non hanno opposto alcuna resistenza.



Terroristi Isis arrestati a Milano indottrinavano i figli alla violenza e all’odio

Nei documenti delle indagini sui due egiziani residenti in Italia arrestati ieri per terrorismo a Milano, ci sono numerose prove, soprattutto in formato digitale come foto video e conversazioni sul web, che ne dimostrerebbero la colpevolezza. Soprattutto del reato di incitamento all’odio, alla violenza e proselitismo, anche se questo avveniva al momento solo sui canali online. Ma anche nei confronti dei familiari stessi.

Il più giovane dei due infatti affermava  nelle chat di voler plasmare i figli al terrorismo e alla violenza in nome della jihad. Sono stati inoltre ritrovati filmati di bambini con volto scoperto seduti con davanti il corano e un messaggio di minacce che affermava: “Manderanno un messaggio, che parte dai coltelli del Califfato e dagli spari dei proiettili alle teste dei Rafida, Nusayri, dei Sahawa e degli ebrei”.