Oggi è una svolta tanto decisiva quanto inaspettata per il tema delicato dell’estradizione degli ex militanti delle Brigate rosse condannati in Italia a pesanti pene detentive per atti di terrorismo negli “anni di piombo” e rifugiati in Francia. Infatti, rompendo con anni di rifiuto, incomprensioni e ambiguità politica, Emmanuel Macron, su richiesta dell’Italia, ha autorizzato l’arresto di 10 ex terroristi. Sette sono stati catturati, 3 sono ancora in fuga. La giustizia adesso deve esaminare per ognuno di loro il rispetto delle condizioni legali per l’estradizione.



In una recente intervista, la ministra della Giustizia Marta Cartabia aveva apertamente parlato di “lentezza e cattiva volontà francesi” a rispondere alle richieste legittime dell’Italia.

Per capire il perché dell’attitudine della Francia e soprattutto i motivi per i quali la Francia negli anni 80 è diventata terra d’asilo per questi fuggiaschi, dobbiamo comprendere il contesto politico e ideologico francese degli anni Settanta. Nel 1971 in Francia la destra è al potere e François Mitterrand ha appena assunto la guida del nuovo partito socialista. Definendo, in un suo famoso discorso dell’epoca, il socialismo come una “rottura” con “l’ordine stabilito” e la “società capitalista”, effettua una decisiva svolta a sinistra con l’obiettivo anche di vincere le elezioni presidenziali. Ci riuscirà poco più tardi, nel 1981.



In un’intervista rilasciata all’annuncio del rapimento di Aldo Moro disse: “[questo gesto] non ha scuse, nemmeno di fronte alla storia”, ma aggiunse che la lotta al terrorismo è “concepibile solo nel rispetto estremamente scrupoloso della legge, altrimenti la società che pretende salvarsi si autodistrugge, poiché distrugge i propri principi”.

La sinistra francese, e con essa gli intellettuali e una parte dell’opinione pubblica, vedeva all’epoca l’Italia come uno Stato fragile, soggetto a una giustizia arbitraria e dove le libertà individuali erano limitate da una forte repressione.



Per cultura politica e ideologica quindi, ma anche per compiacere il suo elettorato, Mitterrand si fece garante dei diritti umani e in particolare del diritto di asilo, a cui connesse un forte divieto di concedere l’estradizione per reati di natura politica: erano le basi di quella che più tardi verrà chiamata la “dottrina Mitterrand”, ossia “accogliere coloro che hanno rotto con la ‘macchina infernale’ e si sono avvicinati a una seconda fase della loro vita”. Mitterrand spiega infatti: “La vera questione politica posta dal terrorismo è, ovviamente, come entrarci, ma soprattutto come uscirne”. Ad eccezione di coloro che avessero commesso crimini di sangue, quindi, il Presidente si impegnò a non estradare ex membri di questi gruppi terroristici dal momento in cui avessero rinunciato alla violenza. Così, il presidente Mitterrand aprì di fatto la frontiera a tutti coloro che volevano sfuggire alla giustizia italiana per reati di tipo ideologico.

Nel tempo, i governi francesi ridimensioneranno questo atteggiamento ma il desiderio di sostenere l’Italia nella sua lotta al terrorismo rimaneva spesso contrastato dalla difesa viscerale del diritto d’asilo come principio politico forte della Repubblica francese.

Oggi, appena fatto l’annuncio dell’arresto, delle voci in Francia si sono fatte sentire per criticare la decisione del governo. Il ministro della Giustizia francese Eric Dupond-Moretti ha subito risposto dichiarando che “non siamo in contraddizione con la dottrina Mitterrand. Questa decisione consente all’Italia di voltare la pagina della sua storia macchiata di sangue e di lacrime”. 40 anni dopo l’elezione di François Mitterrand e la svolta a sinistra, questa decisione dell’Eliseo potrebbe apparire come un messaggio inviato all’elettorato del Rassemblement National di Marine Le Pen un anno prima delle elezioni presidenziali. 

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