Emanuele Perego, l’avvocato di uno dei due presunti terroristi dell’Isis arrestati a Milano nei giorni scorsi, è intervenuto durante la diretta di Lombardia Nera, dove ha esposto la versione dei due in merito all’accaduto. Durante l’interrogatorio di garanzia, infatti, uno dei due ha ammesso di aver inviato somme di denaro in alcuni campi profughi, che si sono poi rivelati (senza che lui ne fosse al corrente) campi in cui risiedono donne e bambini dei miliziani di Daesh.



Contro i terroristi dell’Isis di Milano, oltre alle donazioni, vi sarebbero anche alcuni like sui social, dei messaggi ed, infine, alcuni disegni trovati nelle loro case, in parte di sostegno alla Palestina. “Sono soggetti sicuramente non pericolosi“, spiega l’avvocato in apertura, “e lo attesta l’autorità giudiziaria che nel 2022 ha effettuato una perquisizione con sequestro dei device, non ritenendoli pericolosi visto che non hanno emesso un’ordinanza di custodia. Quindi le cose sono due”, ragiona Perego parlando dei due terroristi dell’Isis di Milano, “o non sono stati fatti i necessari monitoraggi, o li hanno fatti ma senza trovare nulla, perché nelle carte non ci sono contestazioni successive al sequestro”.



Perego: “I terroristi dell’Isis arrestati a Milano non sono pericolosi”

Secondo l’avvocato, insomma, i due isis di Milano “non hanno dato segni di pericolosità sociale” tali da motivarne l’arresto. Se così fosse stato, sostiene, “dopo la perquisizione nella loro testa qualcosa sarebbe scattato” portandoli a qualche gesto estremo, ma così non è stato. Analizzando la questione dei versamenti, poi, l’avvocato spiega che “erano poche migliaia di euro, versati a donne che sono state viste sui social in condizione di indigenza”.



“C’è stata una mediazione con questo soggetto presunto affiliato all’Isis”, ovvero il più anziano tra i due terroristi arrestati a Milano, “che ha indirizzato quei soldi”. Inoltre, l’avvocato Emanuele Perego ci tiene a specificare che “ritengo che siano soggetti che non hanno compreso, come molti altri nel mondo, che mettere like ad un post di un’altra persona che è costituente reato, integra il reato di concorso di quello stesso reato. Altro non sono che leoni da tastiera”. In chiusura l’avvocato dei terroristi dell’Isis arrestati a Milano ci tiene a sottolineare il suo punto di vista, ovvero che gli inquirenti “vogliono incolpare il mio assistito per dei like, associandolo ad altri reati commessi da altre persone“.