Carlo Signorelli, ordinario di Igiene all’Università Vita e Salute San Raffaele e past president della società italiana di Igiene (Siti), ha affrontato l’argomento terza dose di vaccino sulle colonne de “Il Corriere della Sera”, sottolineando come qualsiasi discorso in merito al momento sia prematuro, in quanto il primo obiettivo di sanità pubblica è raggiungere con la doppia dose gli ultrasessantenni che ancora non le hanno ricevute e i giovani. Di conseguenza, non ci si può permettere in questa fase di distogliere l’attenzione dal bersaglio.



“Dobbiamo ancora capire se la terza dose sarà necessaria e quando per consolidare l’immunità, soprattutto nelle persone fragili per età o patologia – ha dichiarato Signorelli –. Non c’è alcuna conferma che dopo sei mesi dall’inizio del ciclo vaccinale le difese scendano. Mancano risposte fondamentali”. In Israele le tre dosi sono già realtà, ma l’esperto sottolinea come si tratti di un’iniziativa presa in via cautelare, in quanto, a quelle latitudini, le vaccinazioni sono cominciate con almeno due mesi d’anticipo rispetto all’Italia. Non vi sono stati particolari problemi nelle forniture di fiale.



TERZA DOSE DI VACCINO? “CI METTEREBBE IN GINOCCHIO”

Nel prosieguo dell’intervista rilasciata a “Il Corriere della Sera”, Carlo Signorelli ha evidenziato che il nostro sistema non sarebbe in grado di sostenere una nuova chiamata vaccinale: “Un’operazione del genere ora ci metterebbe in ginocchio. I centri hub sono destinati a essere dismessi per restituire palazzetti e sedi fieristiche alla funzione originaria. In Lombardia, tanto per fare un esempio, entro metà agosto la metà dei luoghi oggi ‘in prestito’ alle vaccinazioni chiuderanno, come è giusto. Al problema scientifico si aggiunge quello organizzativo”.



Secondo il professore, sulla terza dose di vaccino vi è bisogno di altre risposte da una fonte diversa da Pfizer, che chiariscano se un ulteriore richiamo possa servire ai soggetti fragili: “È una notizia che confonde chi è già titubante nei confronti della vaccinazione. Potrebbe essere un ulteriore elemento per alimentare l’atteggiamento no vax”. L’immunità di gregge non sarà mai raggiunta? “No. Abituiamoci all’idea che questo diventerà un virus endemico, intenzionato a non lasciare l’uomo. Ce lo porteremo dietro per un bel po’”.