Perché un terzo richiamo del vaccino anti-Covid, come sostengono ormai in molti e come la Gran Bretagna si appresta a fare? Perché purtroppo continuano le varianti del virus. Come ci ha spiegato in questa intervista Francesco Broccolo, biologo, specializzato in microbiologia e virologia, e docente di Microbiologia clinica nell’Università Milano-Bicocca, “questo virus non se ne andrà mai, diventerà come il virus influenzale per il quale è necessario vaccinarsi ogni anno, ogni anno e mezzo.



Il fatto che non se ne vada, ma che utilizzi l’uomo come proprio serbatoio, significa che sta diventando meno letale”. Inoltre, aggiunge Broccolo, la durata degli attuali vaccini è di 6, massimo 9 mesi, per cui il terzo richiamo è una necessità ulteriore. In Gran Bretagna gli studi per un terzo richiamo sono già avviati e si pensa a una distribuzione autunnale calibrata in modo particolare sulle varianti. Ma “teniamo conto anche della necessità sempre più impellente della vaccinazione eterologa, perché di un vaccino come AstraZeneca stanno già per finire le dosi e chi ha fatto il primo vaccino con AstraZeneca rischia di rimanere senza la seconda dose”.



Cosa spinge a questa prima sperimentazione al mondo in Gran Bretagna sull’efficacia di un terzo richiamo del vaccino anti-Covid? Quali sono le preoccupazioni che muovono gli scienziati?

Ci sono diverse tipologie di preoccupazioni. Per quanto la situazione stia andando decisamente meglio non bisogna nascondersi dietro a un filo d’erba.

Cosa intende dire?

Sappiamo benissimo che anche l’anno scorso la situazione stava andando meglio in questo periodo e poi a settembre ci siamo trovati in una situazione capovolta. Certamente non avevamo i vaccini, ma non avevamo neanche le varianti che abbiamo adesso.



L’obbiettivo è scoprire un vaccino che sconfigga le varianti?

Le spiego. Il vaccino oggi in uso protegge bene per 6 mesi, piuttosto bene per 9 mesi. Sappiamo anche che questo virus non verrà eradicato come il vaiolo e non verrà eliminato come il virus della polio. Piuttosto, con molta probabilità, come dice Anthony Fauci, rimarrà con noi in quanto l’uomo diverrà serbatoio di questo virus. Vista così, sembra un po’ il virus dell’influenza ed è presumibile pensare a una vaccinazione che vada fatta ogni anno, ogni anno e mezzo.

Se però rimane nell’uomo perde anche letalità, giusto? Un virus scompare quando ha ucciso perché non può più trasmettersi?

Rimarrà con noi. In particolare la variante indiana contiene un lignaggio definito due che ha perso quella maledetta mutazione che si chiama 484, che sfugge ai vaccini. È un’altra evidenza che il virus non sta diventando più letale, ma che sta facendo di tutto per rimanere con noi.

Ma i vaccini funzioneranno?

Dai dati dei primi lavori pare di sì. Vediamo che gli anticorpi provocati da Pfizer e da Moderna neutralizzano anche la variante indiana, mentre lo fa un po’ meno AstraZeneca, però sono sempre tutti una risposta robusta. Anche la risposta dei linfociti T rimane forte. Per il momento i vaccini ci proteggono dalla variante indiana, quella più forte e che sta prendendo il sopravvento, la due, quella che non ha quella mutazione cattiva che dicevamo prima.

La perdita di immunità nel tempo deve indurci a cercare un vaccino per un terzo richiamo?

Certo, siccome l’immunità si perde nei mesi è presumibile pensare a un vaccino aggiornato. Vuol dire che sono state introdotte quelle mutazioni nella sequenza che producono quegli anticorpi che riconoscono le mutazioni.

Lo hanno fatto veramente?

Dubito che AstraZeneca lo abbia fatto veramente, perché occorre molto tempo per produrre un vaccino aggiornato. Posso invece credere, anche se non ho dati aggiornati alla mano, che lo abbia fatto Pfizer, perché impiega venti giorni ad aggiornare il vaccino. Quando un vaccino è aggiornato siamo ancora più sicuri che sia efficace, ma il fatto di fare un richiamo e aumentare la risposta anticorpale e linfocitaria già ci assicura sulla variante indiana.

Tenendo conto che i primi vaccini sono stati fatti a gennaio, siamo vicini alla perdita dell’immunità?

Esatto, fra un po’ scadono i nove mesi ed è giusto provare su larga scala l’efficacia. Per questo è necessario fare progressi con la vaccinazione eterologa di cui si parla invece poco.

Sarebbe?

Significa fare il richiamo con un vaccino diverso da quello usato nella prima vaccinazione.

Non è un problema?

AstraZeneca non dà più dosi, perché il contratto è stato chiuso. L’alternativa è fare il richiamo con Pfizer. Sebbene non sia ancora stata approvata da Ema, i risultati che arrivano dal Regno Unito, dove si fa già così, sono incoraggianti. Bisognerebbe rendere più flessibile il piano qualora ci trovassimo scoperti con AstraZeneca. Non vorrei trovarmi con persone che non si vaccinano perché abbiamo finito le dosi di AstraZeneca. Usiamo Pfizer come hanno fatto gli inglesi.

(Paolo Vites) 

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