Mentre l’EMA sta ancora decidendo se passare alla terza dose di vaccino, in Israele si parla già di quarta dose. Nelle ultime settimane il paese mediorientale infatti, nonostante fosse stato il primo al mondo a vaccinare quasi tutta la popolazione, era stato colpito da un forte numero di nuovi contagi ma proprio il terzo richiamo sembra aver abbattuto questo alzamento di livello.
La decisione di somministrare la terza dose inizialmente agli over 60 era stata presa circa un mese fa. In questo periodo di tempo, la risposta è stata buona: le ospedalizzazioni delle persone di questa fascia d’età sono considerevolmente diminuite. “La tripla dose è la soluzione per arginare l’attuale epidemia dovuta alla variante Delta” dicono gli esperti israeliani, che si sono anche convinti che il virus continuerà a esistere per cui sarà necessario continuare a vaccinarsi nel tempo.
Frena un po’ su tutto questo Massimo Ciccozzi, ordinario di Statistica medica ed epidemiologia all’Università Campus Biomedico di Roma: “In Israele vivono otto milioni di persone, si fa presto a vaccinarli tutti. Prima di prendere decisioni importanti come l’uso di una terza dose è preferibile aspettare dati e informazioni più approfondite”. Ciccozzi è comunque in linea con quanto annunciato dal ministro Sapienza: “Non si tratta di fare una campagna a tappeto, ma di cominciare con i soggetti più fragili e gli over 80 e quindi trarre dati e informazioni adeguate. Al momento sappiamo che i vaccini in uso sono in grado di coprire al 90% le varianti in atto compresa la Delta”.
Israele annuncia che con una terza dose di vaccini i riscontri sono stati decisamente positivi, è un esempio da seguire? Si parla già di quarta dose, ci arriveremo anche noi?
Che ci siano risultati positivi è possibile, ma prima di parlare di terza dose penso sia necessario avere dei dati più concreti. Gli israeliani hanno anche detto che hanno sviluppato tantissimi anti corpi e questo è già un buon risultato però prima di decidere per ulteriori vaccinazioni credo che andrebbe dato in prima battuta alle persone più fragili, agli over 80 e al personale sanitario naturalmente.
Non a tappeto, dunque, come si sta facendo adesso. Perché?
Perché è meglio sapere cosa ci diranno i prossimi dati, se c’è un rischio concreto allora la terza dose va fatta, ma ricordiamoci che si tratta di un richiamo, non è un nuovo vaccino.
La preoccupazione è sempre quella delle varianti, in particolare la Delta, che circola sempre di più, giusto?
Per ora i dati dicono che i vaccini coprono tutte le varianti. C’è stato nelle scorse ore un comunicato lampo della CNN proprio a proposito della variante Delta che dice che il vaccino la copre non al 90% come abbiamo sempre saputo, ma soltanto al 50%. Bisognerebbe sapere su che dati hanno ricavato questa informazione. Dare queste notizie quando si parla di sperimentazioni con pochissimi dati è una informazione scientificamente non applicabile perché non si adatta a tutti, ma a pochi casi. Una sperimentazione fatta su pochissime persone va sempre presa con le molle. Per ora i dati maggiori ci dicono che il vaccino copre tutte le varianti compresa la Delta al 90%.
Tornando al caso di Israele, si può dire che forse ha sbagliato a puntare tutte le sue carte sulla vaccinazione? E’ un errore che corriamo anche noi?
La preoccupazione dal mio punto di vista è un’altra. Abbiamo sacche endemiche in Africa e in Asia dove si sviluppano nuove varianti. Comincerei a pensare a cambiare un po’ il vaccino partendo dal ceppo che abbiamo oggi. Noi abbiamo un virus nuovo, quello di Wuhan non esiste più, abbiamo un coronavirus che è un vero e proprio coronavirus. Proverei a manipolare i vaccini partendo dalla soluzione della variante Delta tanto non credo che torneremo indietro in termini di contagiosità.
Guardando i nostri numeri, dove il 99% dei casi di contagio sono dovuti alla variante Delta, come diceva lei prima, si può dire che il vaccino attuale funzioni egregiamente, no?
Sì, e anche grazie ai dispositivi di sicurezza Gli italiani usano molto la mascherina, in Florida non la mettono più e si stanno infettando. Gli italiani bisogna dirlo si stanno comportando molto bene.
Però ci sono ancora diversi milioni di persone che rifiutano il vaccino…
Abbiamo tanti lavori scientifici che ci dicono dell’efficacia del vaccino, non ne abbiamo nessuno che ci dica l’opposto. Sul piatto della bilancia pesa di più l’efficacia del vaccino.
La riapertura delle scuole sarà un banco di prova?
Assolutamente sì, i banchi di prova sono due: il ritorno dei vacanzieri di agosto il cui effetto lo vedremo a metà mese, purtroppo abbiamo visto casi come le discoteche abusive, e la riapertura delle scuole il cui effetto sarà visibile nelle prime due settimane di ottobre. Ma non mi aspetto nulla di simile all’anno scorso, quando il vaccino non c’era ancora.
(Paolo Vites)