I ripetuti incontri virtuali tra Biden e Putin e una settimana di colloqui a Ginevra fra delegati russi e americani non hanno portato a nulla di concreto, nonostante alcune dichiarazioni formali. Per il Cremlino, “Occidente e Russia restano su posizioni totalmente differenti”. Il soggetto del contendere è ovviamente l’Ucraina: per Mosca esiste una linea rossa che non può essere superata, quella dell’adesione dell’ex paese sovietico alla Nato. Kiev però non accetta che sia un paese straniero a suggerirle cosa debba fare o non fare. E’ così che la tensione sta raggiungendo i livelli di guardia.
Tanto che Putin, come riporta il New York Times, ha avvertito che, qualora l’Ucraina dovesse essere ammessa nella Nato o qualora non smettesse di chiederlo, e se i paesi occidentali continueranno a minacciare un intervento militare in sua difesa, la Russia potrebbe spostare le sue armi nucleari non lontano dalla coste americane, molto probabilmente a Cuba o in Venezuela. “La situazione è molto grave, ricorda purtroppo la crisi dei missili nucleari che si verificò proprio a Cuba nel 1962” ci ha detto Marco Bertolini, già comandante del Comando operativo di vertice interforze (Coi) e della Brigata Folgore. “L’Ucraina è un nodo difficilmente risolvibile, ci sono troppi interessi strategici e militari in ballo”.
La Russia minaccia di spostare armi nucleari vicino alle coste americane. Sappiamo che certe dichiarazioni allarmanti servono per alzare il livello delle richieste durante le trattative internazionali. Quanto, secondo lei, uno scenario del genere può essere preso sul serio?
E’ certamente un quadro che ricorda quello drammatico del 1962, quando i sovietici piazzarono dei missili nucleari a Cuba, minacciando di usarli se gli americani avessero invaso l’isola.
Allora però si trattava di una misura di difesa nei confronti di un paese amico. Questa volta il quadro è alquanto diverso, non crede?
In questo caso c’è di mezzo l’Ucraina e la minaccia per i russi di un’espansione militare dell’Occidente. E’ una linea sottile che sta mettendo in gioco gli interessi strategici dei due paesi, una linea che potrebbe facilmente spezzarsi. Per gli americani una minaccia del genere assume connotati ben precisi.
Quali?
Gli Stati Uniti per la loro posizione geografica hanno sempre goduto di un comodo isolamento, di un distanziamento dalle zone di guerra anche quando si sono trovati impegnati in un conflitto. Tutti ricordiamo lo shock subito quando furono colpite le Torri Gemelle: mai prima l’America era stata colpita sul proprio territorio. Noi europei purtroppo conosciamo bene cosa significhi, abbiamo sempre vissuto con la guerra in casa, portiamo ancora le cicatrici dei bombardamenti dell’ultimo conflitto. Per gli americani si tratta di qualcosa di inaccettabile.
Quindi gli americani temono davvero il dispiegamento di missili nucleari in grado di colpire il loro territorio?
Sì, le dichiarazioni di Putin vengono prese molto sul serio e alzano il livello della tensione.
Non le sembra un po’ assurdo essere arrivati a questo punto, tenuto conto che la stessa Nato non è d’accordo ad ammettere l’Ucraina nell’alleanza, perché troppo rischioso?
Non è una cosa banale. L’Ucraina è un paese dell’ex blocco sovietico, è una nazione che era parte integrante dell’Unione Sovietica. Per quanto tutti i paesi dell’Est europeo, uno dopo l’altro, siano passati dopo il crollo del Muro di Berlino nell’Unione europea e soprattutto nella Nato, è una cosa che ha comunque fatto infuriare Mosca, perché l’Occidente aveva promesso che così non sarebbe stato. Per il Cremlino non è possibile accettare che anche l’Ucraina faccia la stessa fine.
Ma l’Ucraina insiste nel dire che non accetta che un paese straniero le dica cosa deve fare.
L’Ucraina è un paese sovrano e ha tutto il diritto di dirlo. La questione, andando alle fonti, è strategica. La Russia, prendendosi la Crimea, ha compiuto una mossa strategica fondamentale per il mantenimento della sua flotta nel Mar Nero. Stessa cosa è accaduta per il Donbass, territorio che termina con la città portuale di Mariupol, importantissima anche questa dal punto di vista strategico per la Russia. Ma lo stesso discorso vale per gli Stati Uniti, che considerano l’Ucraina un territorio strategicamente fondamentale per gli equilibri europei.
Non basterebbe accordarsi rinunciando pubblicamente all’ingresso nella Nato dell’Ucraina, per sostenerla invece dal punto di vista economico con l’appoggio anche dell’Unione europea?
Il problema è che gli Stati Uniti hanno sempre mandato avanti l’Unione europea, per poi portare nella Nato i paesi dell’ex blocco sovietico. Per questo Mosca non si fida più. Inoltre, rispetto all’amministrazione Trump, con l’arrivo di Biden alla Casa Bianca si è riaccesa la conflittualità ad alto livello con la Russia. Non escludo, anzi ne sono quasi certo, che a Washington ci siano diversi personaggi che vogliono uno scontro armato con Mosca.
Lei come ex militare di alto livello, protagonista in molte zone di massima tensione degli ultimi trent’anni, dall’Africa all’Afghanistan fino all’ex Jugoslavia, come giudica questa situazione? Ritiene ci sia ancora spazio per un accordo a livello diplomatico?
Come ex militare sono molto preoccupato. I colloqui si stanno dimostrando infruttuosi, non si riesce a trovare un punto di accordo. Dobbiamo però continuare a riporre le speranze nella via diplomatica, non possiamo fare altro.
(Paolo Vites)
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