SCONTRO RUSSIA-USA SULLE BOMBE A GRAPPOLO. DELUSIONE ZELENSKY AL VERTICE NATO

Forte delusione, se non anche una certa ira, nel Presidente ucraino Volodymyr Zelensky al termine del primo giorno di vertice Nato a Vilnius: nella bozza del documento finale si conferma la volontà di invitare l’Ucraina nell’Alleanza Atlantica ma senza una timeline precisa e solo a patto che si soddisfino determinate condizioni. La reazione di Zelensky non si fa attendere, in attesa del vertice bilaterale con Biden: «È inaudito e assurdo che non ci sia un calendario per l’adesione dell’Ucraina e che si aggiungano strane formulazioni sulle condizioni anche solo per l’invito».



Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg sottolinea invece che «Non c’è una timeline per il processo d’ingresso nella Nato, si basa sul raggiungimento delle condizioni, è sempre stato così. È il messaggio più forte che abbiamo mai mandato all’Ucraina e nel comunicato sosteniamo che l’Ucraina è andata oltre la necessità di avere il Map». Le condizioni sono precisate nell’articolo 10 del Patto Atlantico e «sono gli alleati a dover giudicare se sono rispettate o no», aggiunge il segretario Nato. Nel frattempo si allarga il fronte di scontri a distanza in pieno “stile” da terza guerra mondiale fra Russia e Stati Uniti: «Se gli Stati Uniti forniscono munizioni a grappolo all’Ucraina, le forze armate russe saranno costrette a usare armi simili contro le forze armate ucraine come risposta», la denuncia arriva dal Ministro della Difesa russo Sergej Shoigu, il quale aggiunge «Né noi, né gli americani, né Kiev abbiamo aderito alla Convenzione sulle munizioni a grappolo. Allo stesso tempo, la Russia, rendendosi conto della minaccia che tali munizioni rappresentano per la popolazione civile, si è astenuta e si astiene dall’usarle nell’operazione militare speciale».



ALLARME TERZA GUERRA MONDIALE TRA UCRAINA, RUSSIA, BIELORUSSIA E POLONIA

«I bambini sono le prime vittime della terza guerra mondiale a pezzi»: lo ha detto ieri il Segretario di Stato Vaticano, Card. Pietro Parolin, intervistato da Canale 81 Lazio per commentare la difficile e complessa missione di pace della Santa Sede per la guerra fra Ucraina e Russia. Il diplomatico di Papa Francesco parla senza mezzi termini di “deportazioni” dei bimbi ucraini a Mosca dopo l’inizio della guerra, affermando come il Vaticano «si sta impegnando molto attivamente su questo punto per assicurare un ritorno dei bambini alle loro famiglie e la loro terra. La missione del Cardinale Zuppi si è concentrata molto su questo punto con qualche spiraglio positivo. La parte russa, sul tema, ha dimostrato un’apertura».



Ma al netto dei tentati e finora non esaurienti tentativi di tregua, il conflitto impazza nei giorni “caldi” del vertice Nato a Vilnius in Lituania: il ministero dell’Interno ucraino ha postato sui social le foto dei danneggiamenti ingenti provocati dai detriti di droni lanciati nella notte su Kiev (ma distrutti dalla contraerea). Attacchi durante il vertice della Nato mentre stamani prosegue l’allerta raid nelle regioni di Kharkiv, Dnipro, Donetsk e Poltava: mentre le potenze occidentali alleate dell’Ucraina discutono sull’invio di bombe a grappolo degli Usa a Kiev (con l’Europa che frena l’iniziativa di Biden, ndr) e di eventuali Caccia F16 in Turchia, il livello dello scontro sul campo oltre che diplomatico si fa sempre più pesante per un clima che è sempre più vicino all’incubo terza guerra mondiale. La controffensiva ucraina stenta a decollare anche se oggi il think tank americano Institute for the study of war (Isw) afferma come le forze ucraine avrebbero liberato quantità di territorio occupato dai russi negli ultimi 6 mesi.

A spaventare ulteriormente sono però le notizie che arrivano dal confine con la Bielorussia, segnalati diversi soldati inviati dalla Polonia a “presidio” della zona: nel 502esimo giorno di guerra in Ucraina, con il Cremlino che minacciato l’Occidente di scontro nucleare qualora ci fossero realmente bombe a grappolo americane usate dall’Ucraina su territorio russo, sono le manovre al confine Bielorussia a tenere tutti in tensione. «La Polonia ha iniziato a spostare più di mille soldati e quasi 200 unità di equipaggiamento della 12ma e 17ma brigata verso l’Est del Paese», ha spiegato ieri il Ministro della Difesa di Varsavia, Mariusz Blaszczak. La mossa, spiega la Polonia, riguarda l’operazione “Podlachia sicura”, con riferimento alla regione al confine con la Bielorussia. Nelle scorse settimane infatti proprio al confine bielorusso Putin ha dispiegato armi nucleari tattiche, oltre a parte dell’esercito del gruppo Wagner, (che sta costruendo campi in Bielorussia dopo il tentato ammutinamento del loro fondatore, Evgheni Prigozhin). Varsavia con l’invio di soldati intendere rispondere «ai tentativi di destabilizzazione vicino al confine del nostro Paese».

GUERRA NATO-RUSSIA, LE MANOVRE AL VERTICE DI VILINUS (E IL RUOLO DI ERDOGAN)

Una terza guerra mondiale – o se si preferisce, lo scoppio della guerra tra Nato e Russia (con il ruolo ancora tutto da chiarire della Cina) – è ormai all’ordine del giorno: le manovre per far entrare l’Ucraina nel Patto Atlantico proseguono anche se la Casa Bianca è stata netta in questo, «l’Ucraina nella Nato non subito altrimenti da domani saremmo tutti in guerra contro la Russia», ha ribadito ieri Biden. Di contro però gli alleati hanno deciso di accelerare alcuni iter per l’ingresso di Kiev nel futuro prossimo: hanno deciso di eliminare il Map (Membership Action Plan, il percorso di riforme necessario per entrare nella Nato) per l’Ucraina.

Sebbene Zelensky chieda molto di più dalla Nato – e nelle prossime ore parlerà direttamente con il Presidente Biden al Vertice a Vilnius – il pacchetto ideato dal segretario generale Stoltenberg per permettere agli alleati di andare oltre la promessa del summit di Bucarest nel 2008, ha ottenuto “luce verde” da parte di tutti i membri. Kiev chiede invece ci sia menzione chiara sull’ingresso dell’Ucraina nella Nato appena finisce la guerra, ma è difficili che possa spuntarla in questo summit: Washington e Berlino hanno fatto sapere – e l’Italia sembra concordare – che l’impegno ora non avrebbe senso, in quanto «le incognite sono ancora troppe». Stoltenberg intanto ha avviato l’iter anche per gli aiuti da 500 milioni di euro l’anno «per rendere le forze ucraine sempre più interoperabili con quelle della Nato. Questo è passo avanti concreto», fanno sapere fonti dell’Alleanza alle agenzie internazionali. Intanto però il ruolo della Turchia cresce all’interno del “maxi” scacchiere internazionale: è stato siglato ieri il patto fra Svezia e Turchia per la ratifica dell’ingresso di Stoccolma nella Nato (dopo la Finlandia, ndr) superando i dissidi storici presenti tra i due Paesi (dovuti all’accoglienza di alcuni membri del Pkk curco su suolo svedese, ndr). Lotta al terrorismo, armi, sostegno all’ingresso in Europa della Turchia: su questo si sono impegnati Erdogan, Stoltenberg e il premier svedese Kristersson nella trilaterale di lunedì a Vilnius. Una Turchia più forte e strategica nella Nato significa anche un raggio d’azione più ampio per uno dei pochi leader in grado di “dialogare” con Putin per evitare una ormai prossima terza guerra mondiale.