LA RICHIESTA DI ZELENSKY AL G7 E LO “STOP” DELLA RUSSIA AI NEGOZIATI IN VATICANO
Giornata molto ricca sul fronte diplomatico per provare a “scongiurare” una terza guerra mondiale sempre più “pericolosa” e imminente: di buone notizie al momento non se ne vedono però visto che dal Cremlino giunge un sonoro “niet” alla proposta del Vaticano di istituire negoziati di pace direttamente presso le stanze della Santa Sede. La proposta era giunta dal “ministro degli Esteri” in Vaticano, Mons. Gallagher e dal segretario di Stato Card. Parolin, l’indomani della telefonata tra Zelensky e Biden a fine novembre: «Temo che i fratelli ceceni e buriati, oltre a me, non lo apprezzerebbero. Per quanto ricordo, non ci sono state parole di scuse dal Vaticano», ha spiegato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, respingendo la proposta giunta da Papa Francesco dopo le dichiarazioni che non piacquero nei giorni scorsi a Mosca.
Nel frattempo nel tardo pomeriggio è iniziato il vertice del G7 in video collegamento, il primo con presente la Premier Giorgia Meloni (dopo il G20 allargato a Bali): «È stato raggiunto un accordo del G7 su una piattaforma per coordinare l’assistenza finanziaria», ha spiegato il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Il presidente ucraino, Volodymir Zelensky, ha poi invitato il Paesi del G7 a fornire più armi all’Ucraina: «È solo grazie al vostro sostegno se qui esiste ancora il mio Paese e esiste ancora il popolo ucraino», sottolinea il leader ucraino ringraziando uno ad uno i 7 leader collegati al vertice. In particolare modo con il nostro paese, Zelensky ribadisce di essere grato «a tutti gli italiani per l’apporto tempestivo e senza esitazione di sicurezza e sostegno finanziario. Vi sono grato per la solidarietà nel rispetto della dignità umana, perché la Russia vuole privare della dignità tutte le nazioni libere, e non solo in Europa. Grazie, premier Meloni». La Presidente del Consiglio intervenendo al G7 sul timore di una prossima terza guerra mondiale, sottolinea come sia fondamentale «rimanere uniti nel pieno sostegno del G7 all’Ucraina, anche in campo economico e militare. Siamo chiamati a continuare a difendere il Paese dalla guerra di aggressione russa». Sta invece facendo parlare molto l’intervista di David Letterman, lo storico “re” dei Late Show americani, al Presidente Zelensky proprio sul “clima” da terza guerra mondiale che questo ultimo anno ha portato purtroppo all’attenzione: ebbene, il leader di Kiev ha spiegato che con la morte del presidente russo Vladimir Putin, la guerra in Ucraina si concluderebbe. «Ipotizziamo che Putin prenda un brutto raffreddore e muoia, che accidentalmente cada da una finestra e muoia. La guerra continuerebbe?», chiede Letterman a Zelensky durante l’intervista. «No», risponde secco il leader ucraino. «Non ci sarebbe la guerra, no».
RISCHIO TERZA GUERRA MONDIALE, LA TELEFONATA USA-UCRAINA
Nel 292esimo giorno di guerra in Ucraina i bombardamenti tornano purtroppo all’ordine del giorno: non sono bastati i proclami di allerta, tanto russi quanto ucraini, sul pericolo “terza guerra mondiale all’orizzonte”. Il Cremlino ha riconciato con i raid a spron battuto: nelle ultime 48 ore ad essere colpite sono state le regioni di Kherson, Zaporizhzhia, Bakhmut e Odessa, con i punti strategici dei rifornimenti energetici ad essere primari obiettivi delle forze russe. Di contro, l’esercito di Kiev prosegue nel tentativo di avanzare nel Donbass per riprendersi i territori invasi lo scorso 24 febbraio: «Vogliamo liberare il Lugansk entro l’inverno», sostiene il Governo del Presidente Zelensky.
«Una fruttuosa conversazione con Biden. ho espresso gratitudine per un altro pacchetto di sicurezza. Abbiamo discusso di ulteriore cooperazione in materia di difesa, protezione e manutenzione del nostro settore energetico. Posizioni coordinate alla vigilia del vertice online del G7. La leadership americana rimane salda!»: lo ha scritto il Presidente ucraino al termine della lunga telefonata con l’omologo americano, con a tema ovviamente il pericolo terza guerra mondiale e le richieste di armi e aiuti dalla Nato verso Kiev. «Biden ha accolto con favore la dichiarata apertura del presidente ucraino ad una pace giusta basata sui principi fondamentali racchiusi nella carta dell’Onu», sottolinea la Casa Bianca cercando di riaprire i canali di dialogo incrociati con Mosca e Kiev. Parlando poi dei recenti pacchetti di aiuti Usa all’Ucraina, il Presidente Biden fa sapere di star dando priorità «agli sforzi per rafforzare la difesa aerea dell’Ucraina», specie mentre proseguono gli attacchi russi alle infrastrutture cruciali del Paese.
UCRAINA, IRAN, KOSOVO: L’ALLARME TERZA GUERRA MONDIALE SI AMPLIA…
Ma i pericolo di una terza guerra mondiale sempre più “ampia”, come sappiamo, non proviene solo dal conflitto ormai eterno Ucraina-Russia: dai focolai “storici” come il Medio Oriente (vedi Siria, vedi Israele) al timore sempre presente di un attacco della Cina a Taiwan, fino alle mai sopite ingerenze tra le Coree. A preoccupare però in questi ultimi mesi si aggiungono le differenti situazioni, ma altrettanto pericolose, in Iran e in Kosovo: le proteste contro il Regime sciita non si placano così come purtroppo la dura repressione degli ayatollah contro ogni manifestazione di dissenso al potere incarnato dallo Stato etico di Teheran. In Iran stamane un secondo manifestante, Majidreza Rahnavard, è stato giustiziato a Mashhad, con l’accusa di aver ucciso due “Basiji”, componenti della forza paramilitare fondata dall’ayatollah Khomeini. Le organizzazioni umanitarie denunciano la confessione “forzata” dopo diverse torture dello sventurato manifestante.
Allarme però di un conflitto mondiale arriva anche dai Balcani dove la “guerra delle targhe” tra Serbia e Kosovo sembra non avere ancora la “chiave” giusta per interrompere le ostilità giunte ormai alle soglie della guerra civile: esplosioni e spari a raffica si sono uditi questa notte nel Nord del Kosovo, con la popolazione locale serba che prosegue con barricate e blocchi stradali contro le autorità del piccolo Stato “protetto” dalla Nato. Come informa l’ANSA, nelle zone più sensibili dell’area nord del Kosovo (specie a Rudare, ndr) sono presenti pattuglie della Forza Nato (Kfor) e della missione civile europea (Eulex). La nuova origine della tensione potenzialmente fatale per i Balcani è da individuare questa volta nell’arresto sabato di un ex agente della polizia kosovara, di etnia serba: il 5 novembre scorso si era dimesso dall’incarico assieme a tutti gli altri rappresentanti serbi della polizia e delle altre istituzioni del Kosovo. «Brutale rappresaglia e intimidazione da parte del premier kosovaro Albin Kurti», attacca Petar Petkovic, capo dell’Ufficio governativo serbo per il Kosovo. Nato e comunità internazionale guardano con preoccupazione, specie dopo il fallimento dei negoziati nelle scorse settimane tra Belgrado, Pristina e l’Unione Europea.