Il comando delle forze armate statunitensi in Corea (Usfk) nel suo Strategic Digest da un lato ha confermato le affermazioni della Corea del Nord secondo cui il missile balistico intercontinentale (Icbm) Hwasong-15 è in grado di raggiungere obiettivi su tutto il territorio degli Stati Uniti e dall’altro lato ha confermato quanto aveva ipotizzato l’intelligence sud-coreana lo scorso anno. A tale proposito è necessario ricordare che il programma per lo sviluppo dei missili balistici negli anni 90, noto come Taepodong, ha lo scopo di colpire le basi americane nel Pacifico e le aree di lancio nordamericane sulla costa ovest degli Stati Uniti. In linea puramente teorica, la Corea del Nord vorrebbe attuare una sorta di guerra lampo che le consentirebbe di ridurre rapidamente la presenza americane nella Corea del Sud e quindi successivamente prendere possesso di tutte le infrastrutture strategiche di Seul. Ma, come abbiamo già avuto modo di sottolineare in un articolo precedente, pragmaticamente il leader nordcoreano si sta servendo del lancio dimostrativo dei missili balistici a scopo dissuasivo. Tuttavia, dal punto di vista politico, questa informativa militare del Usfk potrebbe condurre a diversi scenari agevolmente ipotizzabili: o rendere il tentativo di trovare un accordo tra Trump e il leader della Nord Corea più difficile, accelerando l’escalation nordcoreana, o lasciare la situazione inalterata cioè in uno stallo politico.
Ritornando al missile intercontinentale, l ’Hwasong-15 ha effettuato il suo volo di prova nel 2017 ed è stato mostrato per la prima volta pubblicamente durante la parata militare nel 2018.
Non vi è alcun dubbio che la Corea del Nord stia sviluppando il suo arsenale nucleare ad un ritmo elevato. Lo sviluppo del missile balistico Hwasong-15 è stato possibile grazie alla Russia, alla Cina e forse all’Ucraina e ciò spiega i rapidi progressi della Corea del Nord nello sviluppo dei suoi nuovi Icbm. Infatti, a causa della complessità della tecnologia coinvolta, la Corea del Nord in modo autonomo non è in grado di sviluppare una tale tecnologia missilistica. Secondo le fonti dell’Intelligence americana e sud-coreana la Russia ha fornito i motori, costruiti in Ucraina, mentre la Cina ha fornito i veicoli denominati Transport Erector Launcher (Tel) per trasportare questi missili. Anche il carburante molto probabilmente proviene o dalla Cina o dalla Russia.
Ebbene, questa innovazione militare conferma quanto sostenuto da anni da alcuni analisti militari americani e cioè che nonostante le sanzioni delle Nazioni Unite, rafforzate nel 2009 con un embargo sulle armi “esteso” alle armi leggere e successivamente nel 2017 con una nuova risoluzione che impone il divieto totale all’esportazione di carbone, ferro, prodotti ittici e minerali grezzi, non solo il programma nucleare e missilistico nordcoreano ha continuato ad accelerare, ma neppure ha impedito l’esportazione di armi e missili balistici in Medio Oriente, Africa e nel sud est asiatico. Infatti, secondo le analisi del londinese Royal Institute of International Affairs, l’Africa è fondamentale per Pyongyang nel settore della esportazione militare per conseguire profitti immediati. Undici sarebbero i paesi africani ai quali fornisce costruzione di infrastrutture per la difesa, fornitura di armi, munizioni e know-how tecnologico. Tuttavia la Cina e la Russia svolgono un ruolo fondamentale nel sostenere e nel supportare la Corea del Nord in funzione antiamericana o più precisamente allo scopo di controbilanciare la presenza ampia e capillare degli Usa nella Corea del Sud e in Giappone.
A proposito degli stretti legami con la Russia, credo sia sufficiente riflettere sul fatto che i carri armati coreani sono di fabbricazione russa, oppure che la struttura dei servizi segreti nordcoreani, e in particolare il Dipartimento per la sicurezza dello Stato, sono costruiti sulla falsariga di quelle sovietici. A tale proposito, particolare interesse rivestono l’Ufficio centrale per il riconoscimento, che compie operazioni coperte in Corea del Sud, Giappone e nelle basi americane del Pacifico, e l’Ufficio 121 che ha come suo compito specifico quello di attuare la guerra cibernetica e risponde al Dipartimento per la sicurezza dello Stato. Se poi passiamo a considerare il ruolo che la Cina riveste per la Nord Corea, i cyber-militari coreani che lavoravano nell’Ufficio 121 non solo sono addestrati in Cina ma è la Cina stessa che controlla l’infrastruttura internet coreana.
Non dobbiamo dimenticare infine che le forze armate coreane complessivamente parlando rappresentano la quinta forza armata al mondo dopo la Cina, gli Stati Uniti, la Russia e l’India. Infatti, da un punto di vista strettamente numerico la Corea del Nord raggiunge un milione di unità tra ufficiali e soldati, mentre la Corea del Sud ha a disposizione soltanto 650mila militari.