Vincere una guerra senza combatterla? Il sogno di ogni stratega. Aggiungiamoci anche: vincerla da una posizione militare nettamente inferiore. Lo stratega esiste e ha un nome e cognome: Vladimir Putin.
In Ucraina la Russia si gioca il proprio futuro e lo fa come fece in Cecenia: giocando il tutto per tutto. Partiamo da qualche dato: Mosca non ha denari, non è l’Urss, la capacità tecnologica e di ricerca è buona, ma inferiore alla Nato. A livello industriale la Russia è dietro al G7 e ovviamente al blocco Nato, ma ha un vantaggio: sposta truppe e navi sapendo che l’Occidente non si muove.
Quest’esercizio di pressione costa, non poco in termini economici, motivo per cui Putin è volato ad accordarsi con la Cina (che Mosca non ama) e ha incamerato finanziamenti.
Putin può invadere l’Ucraina, ma poi sa che deve fermarsi per due motivi: non ha abbastanza denari per muovere mezzi e uomini e soprattutto sa che la Nato ha un livello superiore di preparazione.
L’Alleanza atlantica, però, gioca sulla deterrenza (non solo nucleare) di movimento: può spostare infatti armi, uomini e mezzi vari con estrema velocità e se lo può permettere. Inoltre ad Est la Nato ha basi più o meno leggere, ma dotate di supporti mobili in grado di fare da scudo ad eventuali attacchi missilistici russi.
La Russia, quindi, sa di poter mettere le mani sull’Ucraina (che non è nella Nato), ma non ad esempio sulla Romania. Il sogno imperiale di Putin infatti comprende Romania, Bulgaria, Stati Baltici e ovviamente Ucraina nella sfera diretta. Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Serbia in zona “cuscinetto” e la Polonia in area occidentale (ma senza presenza diretta dell’Occidente, se non economica). Mosca vuol arrivare a questo scenario senza combattere. In effetti è difficile credere che la Nato si muova per difendere certe aree, più plausibile si concordi un ritiro.
L’assedio a Kiev è solo un pretesto per capire quanto la Nato sia disposta a muoversi, mossa tattica che interessa da molto vicino la Cina. Pechino, infatti, guarda con attenzione all’Ucraina e punta a prendersi Taiwan. Il Pentagono ha già calcolato che un doppio fronte sarebbe complicato e quindi l’idea è quella di trattare con i russi, spingerli fuori dall’asse con Pechino (come a fine anni 90) e organizzarsi per un serio contenimento del Dragone.
In geostrategia vince chi osa di più, quindi Putin attualmente è in vantaggio. Ha incontrato le potenze europee singolarmente, dichiarando ad ogni passaggio come lo scenario sia gonfiato dagli Usa. Mosca vuole isolare Biden, raccontando che con l’Europa (divisa, perché la Ue si è espressa) non ha particolari problemi.
La Germania ne è uscita come “primo partner economico”, le stesse dichiarazioni di Pechino. Peccato Berlino sia un asse della Ue (che, pensa Putin, sia da contenere). Nel mezzo, Italia e Francia cercano accordi bilaterali per non cadere nella morsa delle sanzioni in caso di attacco.
In questo momento la Russia è in vantaggio, gli Usa non sono riusciti a fare blocco e il G7 è stato incapace perfino di adottare una posizione dura contro la Cina per la nebulosa gestione del Sars-Cov-2.
Una tempesta, senza venti forti, che può portare alla Russia (senza colpo ferire) un paese ricco di risorse da sfruttare come l’Ucraina (e un porto fondamentale come Odessa), di fatto togliendolo alla Ue, e nello stesso momento la Cina andrebbe a conquistarsi Taiwan, capitale dei chip e dei conduttori (ci passa pure la tanto sbandierata fusione).
Insomma, la tempesta perfetta che può mettere in scacco (matto) Nato e Occidente.
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