L’India ha espresso dubbi sull’affidabilità di Huawei per la sicurezza nazionale delle proprie infrastrutture facendo esplicito riferimento alle analisi fatte dalla Australian Signals Directorate, delle quali abbiamo già discusso in un articolo precedente.

Questa preoccupazione da parte indiana era già stata espressa in un incontro riservato svoltosi il 10 luglio tra l’ambasciatore indiano a Pechino Vikram Misri e il ministero degli Esteri cinese. In questo incontro la Cina era preoccupata che, a causa delle pressioni americane, la gestione dell’infrastruttura del 5G potesse passare nelle mani di altre multinazionali (Samsung e/o Nokia Ericsson). Se ciò fosse avvenuto, la Cina si sarebbe trovata costretta a porre in essere delle sanzioni di natura economica nei confronti delle industrie indiane presenti in Cina. La domanda che dobbiamo porci a questo punto è relativa alle motivazioni di contrasto tra Cina e India.



In primo luogo, sotto il profilo geopolitico, l’India vuole mantenere per sé la massima libertà di manovra e flessibilità nelle relazioni internazionali e sostenere la propria proiezione di potenza nell’Asia meridionale.

In secondo luogo, i fattori sistemici che frenano un miglioramento qualitativo delle relazioni sino-indiane rimangono ancora molto significativi. Prima di tutto, questi sono legati sia alla dinamica conflittuale per il conseguimento delle sfere di influenza in Asia, sia ad un’eventuale escalation delle tensioni tra Nuova Delhi e Islamabad che potrebbe provocare nuove tensioni tra India e Cina.



Alla luce di tutto ciò alcuni analisti sottolineano l’incompatibilità degli interessi fondamentali di questi due paesi, che ritengono “condannati” a rimanere rivali strategici nell’intera regione dell’Oceano Indiano. È quindi probabile che i due giganti asiatici rimangano bloccati in una posizione “a metà strada” per gli anni a venire, cioè in una sorta di equilibrio instabile e precario.

Non desta alcuna sorpresa, allora, la strategia posta in essere dall’India per contenere la diffusione dell’influenza cinese nella vasta regione che si estende dall’Oceano Indiano al Pacifico. Proprio per questa ragione la necessità di costruire coalizioni con gli Stati Uniti, il Giappone e, probabilmente, anche con l’Australia proprio in relazione al 5G è da contestualizzarsi in una sorta di “Intesa asiatica” volta a contenere l’espansionismo cinese in Asia.