Trentatré soldati turchi uccisi nella provincia di Idlib, in Siria, a causa di un bombardamento aereo delle forze di Damasco. La risposta più esplicita l’ha data Mosca il giorno dopo: “Stavano in mezzo ai terroristi”. E come spiega l’ex generale Marco Bertolini, già capo di stato maggiore del Comando Isaf in Afghanistan, “la Turchia considera la provincia di Idlib suo possedimento, come ha fatto con il territorio curdo-siriano ai suoi confini. Ha mandato truppe che di fatto, nonostante le menzogne di Erdogan, combattono a fianco degli ultimi jihadisti e contro Siria e Russia. Si fanno belli sbandierando la situazione drammatica dei civili vittime dei combattimenti, in particolare i bambini, ma sono la principale causa di questo dramma. E intanto, come sempre, l’Occidente non interviene, accettando passivamente anche questa volta le bugie che stanno contrassegnando la guerra in Siria”.



La presenza turca non fa che peggiorare la situazione, di per sé già grave, nella provincia di Idlib. Che ne pensa?

Erdogan proprio qualche giorno fa ha detto che Idlib è un suo problema, perché quel territorio è casa sua. Lo considera già annesso. Questa è la realtà.

Una realtà che rischia di trasformarsi in una escalation quasi impossibile da fermare?



È una situazione che riflette quello che è successo sin dall’inizio della guerra in Siria. I paesi occidentali e la Turchia hanno sempre effettuato raid aerei e bombardamenti ogni qual volta le forze di Damasco cercavano di liberare Idlib, un’area in cui si concentrano i peggiori tagliagole dell’Isis ancora liberi di combattere. Evidentemente  mantenere una provincia come questa, vicinissima ad Aleppo, che è una città chiave, vicinissima ad Hama e vicina alla costa mediterranea per i turchi è fondamentale, così come è importante mantenere la regione curdo-siriana. E si comportano di conseguenza.



Fanno anche la parte dei buoni denunciando la morte dei civili. Sperano che l’Occidente intervenga in qualche modo, obbligando Damasco a ritirarsi?

L’atteggiamento dell’Occidente è quanto di più ipocrita esista. Si sono sempre disinteressati della Siria e per prendere in giro l’Occidente sono state inventate sciocchezze enormi. Non so se ci si ricorda dei cosiddetti Caschi bianchi, che dovevano essere una sorta di forza di pace e invece combattevano con l’Isis. Adesso ci saranno altre accuse di atrocità nei confronti di Damasco. I turchi intanto utilizzano i civili come arma di pressione.

Dal punto di vista militare come è la situazione? La battaglia va avanti ormai da mesi.

La prima offensiva siriana e russa ha portato a riconquistare l’autostrada che collega Hama ad Aleppo, una vittoria importantissima che ha permesso anche la riapertura, dopo anni, dell’aeroporto di Aleppo, con i primi voli per Damasco,. Un evento festeggiato giustamente come il ritorno alla vita normale e civile.

Dopo di che?

Questa offensiva cercava di penetrare nella provincia di Idlib, che è una sorta di cuneo con la punta verso il basso. Sono entrati nella parte inferiore, da sud-est verso nord-ovest, e hanno sfondato arrivando a due passi da Idlib. A questo punto i turchi hanno cominciato a inviare truppe e ora stanno rinforzando la presenza in un aeroporto siriano nella zona. In questi giorni c’è stata una controffensiva che ha spostato leggermente verso est la linea di contatto, riconquistando l’area di Saraqib. Damasco ha risposto con questa contro-controffensiva.

Il ruolo dell’esercito russo è fondamentale?

Il problema adesso è proprio il coinvolgimento della Russia. Sta partecipando alla campagna aerea in modo decisivo, e come risposta la Turchia vuole chiudere il transito del Bosforo alle navi russe che arrivano dalla Crimea. Se non possono passare, si aprirà un problema enorme. I russi intanto hanno congelato la vendita dei missili S400. Ci sono due delegazioni che stanno contrattando, ma sembra che i turchi abbiano intimato ai russi di andarsene. Pare che il Parlamento di Ankara stia per approvare una dichiarazione di guerra nei confronti della Siria.

Situazione gravissima, dunque. A cui si aggiunge l’apertura del confine con la Grecia, da parte di Erdogan, per lasciar andare in Europa i profughi siriani e iracheni.

Erdogan sa benissimo che l’Europa è un gigante ipocrita con i piedi di argilla, che si agita solo quando vengono messi in crisi i propri interessi immediati. I profughi sono un’arma importante: prima ha preso i soldi da Bruxelles, adesso usa i profughi per i suoi interessi. Una forma di pressione non indifferente.

La Grecia ha raddoppiato le forze al confine. Ci saranno ripercussioni anche via mare?

I profughi possono fuggire dalle coste turche e raggiungere le isole greche nell’Egeo, come succedeva tempo fa. Ci saranno prese di posizione contro Damasco, che fa scappare i civili, e si riaprirà una situazione drammatica, che purtroppo abbiamo già visto.

(Paolo Vites)