UCRAINA: “NON VEDIAMO ALCUN RITIRO DELLA RUSSIA”
Da Biden al Pentagono, dalla Nato e ora pure dal Presidente dell’Ucraina Zelensky: al di là delle dichiarazioni di rito orientate alla positività di dialogo e de-escalation per una potenziale “terza guerra mondiale”, l’Occidente non si fida del ritiro delle truppe russe dai confini ucraini, così come dalla fine alle esercitazioni militari annunciato stamane dal Cremlino.
«Non abbiamo ancora visto alcun ritiro», ha spiegato il Presidente ucraino alla Bbc, spiegando come finora ne abbia solo sentito parlare del ritiro russo, «tutte le persone normali sperano in una de-escalation. Quando le truppe russe si ritireranno lo vedranno tutti, non solo l’esercito. Ma per ora sono solo parole». Parlando da Bruxelles (per la riunione con i Ministri della Difesa europei), il segretario della Nato Jens Stoltenberg ha confermato l’impressione di Zelensky: «l’Alleanza non nota segni chiari di de-escalation da parte della Russia, anzi le truppe sono aumentate»; allo stesso tempo, chiosa il diplomatico norvegese, «registriamo le aperture di Mosca al dialogo diplomatico e siamo pronti in questo senso. Ma stiamo ancora aspettando la reazione della Russia alle nostre risposte scritte inviate il 26 di gennaio». Per la Presidente della Commissione Ue Von der Leyen occorre vedere «fatti oltre alle parole», assicurando come l’Europa sia «pronta ad affrontare un’eventuale crisi energetica” nel caso in cui la Russia tagli le forniture di gas». Dopo l’apertura di Biden ai negoziati, confermata anche da Joe Biden, il Cremlino valuta comunque «positivamente la volontà della Casa Bianca di proseguire i colloqui».
LO SCAMBIO PUTIN-BIDEN: “NIENTE GUERRA, SI NEGOZIA”
«La Russia non vuole una guerra»: è stato netto ieri il Presidente russo Vladimir Putin parlando affianco del cancelliere tedesco Olaf Scholz. In serata la replica a distanza dell’omologo americano, Joe Biden, restio dal convincersi che il rischio di una “terza guerra mondiale” sia veramente cancellato dopo il ritiro delle truppe iniziato ieri: «Se la Russia attaccherà sarà una guerra senza ragione, il costo umano per l’Ucraina sarà immenso. E anche il costo strategico per la Russia sarà immenso».
Mosca ha annunciato ieri il ritiro parziale delle truppe e oggi ha ribadito la fine delle esercitazioni militari nella Crimea (territorio dell’Ucraina annesso dal “colpo di mano” di Putin nel 2014): questa duplice mossa, nel giorno dove secondo l’intelligence Usa sarebbe dovuta cominciare l’invasione dell’Ucraina, certifica che quantomeno per il momento il rischio di una escalation è lontano dall’essere attivo. «Un attacco resta sempre possibile», rintuzza dalla Casa Bianca il Presidente democratico nel discorso alla nazione del 15 febbraio sera: dal canto suo, l’inviato russo presso l’Unione Europea (Vladimir Chizhov) ha assicurato stamattina che «non ci sarà alcun attacco all’Ucraina questo mercoledì. Né ci sarà un’escalation nella prossima settimana, né nella settimana successiva, né nel prossimo mese». Accusando di calunnia la Nato, gli Usa e l’Occidente in generale, il diplomatico russo conclude «Quando i nostri partner ascolteranno le nostre legittime preoccupazioni non tarderà un processo di distensione. Sarebbe nell’interesse di tutti gli europei, da Lisbona a Vladivostok e di tutti gli altri Paesi del mondo».
RESTANO RISCHI DI UNA TERZA GUERRA MONDIALE?
«Unità del distretto militare meridionale, conclusa la partecipazione a esercitazioni tattiche nella penisola di Crimea, si spostano verso i loro punti di stanza permanente», ha annunciato stamane il Ministero della Difesa del Cremlino confermando il ritiro tanto delle truppe quanto l’effettiva dismissione delle esercitazioni al confine con l’Ucraina. La Nato continua a monitorare la situazione per evitare improvvise de-escalation, con il segretario Stoltenberg che ieri ha spiegato in un punto stampa «vi sono segnali sulla volontà di trattare di Mosca, che sono ragione di cauto ottimismo», ma allo stesso tempo «Ci aspettiamo un sostanziale ritiro di truppe ed equipaggiamento». Da qui a dire dunque che il rischio di una “terza guerra mondiale” sia definitivamente debellato ce ne vuole: il dialogo è proseguito tra le parti e sia Putin che Biden intendono preferire la linea “distensiva” piuttosto che l’escalation. Ma la crisi in Ucraina resta comunque altissima, specie per gli improvvisi “colpi di scena” che potrebbero giungere nelle prossime settimane: «esiste una strategia militare detta proprio del ritiro di truppe, che inganna l’avversario, facendogli allentare le difese, per poi aggredirlo a sorpresa», ha spiegato al Sussidiario in esclusiva Giuseppe Morabito, membro fondatore dell’Institute for Global Security and Defense Affairs (Igsda) e membro del Collegio dei direttori della Nato Defense College Foundation. La diplomazia al momento sembra aver vinto, confessa Morabito, ma un monito deve rimanere all’orizzonte per l’Occidente: «L’America potrà dire che la sua pressione su Mosca ha indotto i russi a ritirarsi; viceversa Putin potrà dire che la sua minaccia armata ha ottenuto lo scopo che si era prefissato. Una cosa è certa: l’Occidente esce diviso e frammentato da tutto questo, ogni nazione ha dimostrato di andare per conto suo. Vale la pena sottolineare che le dichiarazioni dell’ambasciatore ucraino sono state rilasciate proprio nel paese europeo più guerrafondaio, il Regno Unito, l’unico pronto a intervenire militarmente, obbedendo agli ordini di Washington».