Da giorni ormai sembra che un conflitto armato in Ucraina sia alle porte, visto che gli Stati Uniti rifiutano ogni possibile proposta russa. Biden risponde soltanto con annunci di rinforzi militari da dispiegare nell’area dell’Europa orientale, davanti a cui Francia, Germania e Italia tirano il freno. Solo la Gran Bretagna si dice disposta a supportare l’America. Per Mario Draghi, l’ipotesi di nuove sanzioni contro Mosca è quanto meno discutibile perché, dice, “i legami commerciali rendono difficilmente percorribile questa strada”, cosa a cui si aggiunge il timore della riduzione o del blocco completo della fornitura di gas da parte russa, da cui dipendiamo per il 40%.



Tale atteggiamento si è reso manifesto proprio in questi giorni, quando a fronte della richiesta di schieramento di truppe da parte americana, i vertici di alcune delle maggiori aziende italiane si sono incontrate in videocollegamento con il presidente russo Vladimir Putin per discutere dei legami economici bilaterali e stabilire nuove partnership.



“È una mossa davvero pericolosa e poco corretta” ci ha detto Carlo Jeanesperto di strategia, docente e opinionista. “Gli americani non la gradiranno e potrebbero arrivare a muovere sanzioni alle nostre aziende: su queste cose gli Stati Uniti non scherzano”. Sebbene l’ipotesi di un conflitto appaia altamente improbabile, ci ha detto ancora Jean, abbiamo cercato di valutare con lui un possibile scenario di guerra: di fatto le truppe americane presenti nei paesi dell’ex blocco sovietico sono poche centinaia,  anche inviando gli 8.500 soldati chiesti da Biden, i russi con gli oltre 100mila militari schierati al confine con la Russia appaiono decisamente in vantaggio.



Si parla ormai di guerra come di una possibilità concreta, ma è davvero possibile o è solo un grande bluff da entrambe le parti?

Credo che un conflitto sia altamente improbabile.

Perché sono coinvolte le due maggiori super potenze del mondo?

Direi anche perché il boccone dell’Ucraina per la Russia è un po’ troppo grosso.

L’effettiva presenza di soldati americani in Europa, a parte Italia e Germania, è molto ridotta, soprattutto nei paesi dell’ex blocco sovietico, dove ammonta a poche centinaia di militari. Anche allertando 8.500 soldati, come chiede Biden, no rimane una sproporzione enorme a favore dei russi?

C’è da tener conto che gli americani hanno il supporto di paesi come Polonia, Romania e Paesi baltici, più o meno un paio di centinaia di migliaia di uomini con armamenti moderni.

Sono eserciti attrezzati e in grado di combattere?

Quello polacco sicuramente sì, ma anche quello romeno. In Polonia, poi, attualmente operano altri 4mila soldati americani reduci da esercitazioni che in questo paese si svolgono di continuo.

I leader di Francia, Germania e Italia però non sembrano pronti a muoversi. Biden ha chiamato anche Draghi chiedendo un maggior coinvolgimento. L’Italia manderà mai soldati in Ucraina?

Ci sono già truppe italiane nei Paesi baltici, fanno parte delle truppe Nato che servono da deterrente rispetto a un attacco terrestre russo. Dovrebbero esserci due compagnie. La Nato in queste ultime ore ha schierato qualche aereo e qualche nave nel Mar Baltico, l’Italia invece non ha riunito il Consiglio di difesa, che avrebbe dovuto pronunciarsi sull’impegno italiano nell’ambito della Nato e dell’Europa a sostegno della loro politica.

I russi sono interessati al Donbass. Sarebbe un conflitto limitato o potrebbe allargarsi?

Lo schieramento russo, in realtà, è esteso fino alla parte nord dell’Ucraina e della Bielorussia. Da quanto è possibile capire, il piano militare russo sarebbe quello di un blitz sulla capitale Kiev, ma mi sembra abbastanza improbabile che possa riuscire.

La Russia ha mandato anche navi nel Mediterraneo e sta facendo esercitazioni in Bielorussia: un eventuale conflitto potrebbe estendersi anche a queste aree?

A Kaliningrad, capitale dell’enclave russa in mezzo a Lituania e Polonia, Mosca avrà sicuramente rafforzato la sua presenza militare. Le navi russe nel Mediterraneo sono una mossa suicida, perché, qualora si dovesse arrivare a un conflitto, sarebbero le prime ad andare a fondo.

Perché?

C’è la portaerei nucleare Truman nel Mediterraneo orientale e di conseguenza le poche navi russe presenti avrebbero vita piuttosto breve. A Napoli, poi, sono presenti la Sesta flotta americana e il quartier generale americano nel Mediterraneo.

Alle richieste di Biden di un maggior impegno italiano Draghi ha risposto che i legami commerciali con la Russia lo impediscono e poi c’è il nodo del gas.

In realtà è la Germania che ha avuto i maggiori danni con le sanzioni imposte nel 2014 alla Russia dopo l’invasione della Crimea, perché ha perso circa 25 miliardi di dollari rispetto ai tre dell’Italia. La nostra posizione, però, dovrebbe essere precisata meglio dal punto di vista dell’opinione pubblica. La riunione del Consiglio supremo di difesa, presieduto dal presidente Mattarella, avrebbe avuto ben altro impatto. Draghi, poi, non ha vietato agli industriali italiani di andare a Mosca, che non hanno valutato appieno la reazione americana e rischiano di essere colpiti da sanzioni. 

In questo quadro la Cina assiste silenziosa. Potrebbe succedere che si ponga come mediatrice, recitando la parte più responsabile rispetto agli altri due guerrafondai e guadagnando così un posto di primo piano a livello internazionale?

Non credo. Quando si parla di cose serie, guerrafondai e pacifisti contano poco, quello che conta è il rapporto di forza. Più importante è il fatto che la Cina pensa che gli Stati Uniti siano in declino e che la sua strategia anti-americana sia vincente nel lungo termine. La Russia invece crede di dover fare in fretta prima di perdere ancora prestigio nei confronti dell’Occidente, ma soprattutto nei confronti della Cina. Le mosse russe sono un po’ un gioco d’azzardo, dovute al fatto che cerca di giocare sulla divisione dell’Occidente, su situazioni critiche come la debolezza interna di Biden, le elezioni in Francia, il cambiamento di governo in Germania, il caos che c’è in Italia.

Biden appare molto fragile e molto nervoso: come giudica il suo operato?

Biden conta relativamente, conta l’establishment che ha alle spalle, che è estremamente compatto. Non giudichiamo l’uomo per le sue debolezze, lui compare in prima fila anche da un punto di vista mediatico, ma la forza degli Usa non dipende da lui.

Gli Stati Uniti, secondo lei, andranno avanti con l’atteggiamento mostrato finora?

Sicuramente sì.

(Paolo Vites)

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