È fallita la strategia pensata da Putin e dal suo stato maggiore di occupare l’Ucraina e di rovesciarne il governo in un paio di giorni al massimo. Non solo: il presidente russo, come ci ha detto Giorgio Battisti, già comandante del corpo d’armata di Reazione rapida della Nato in Italia e capo di stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan, “è riuscito in un colpo solo a cancellare il pacifismo della Germania e la neutralità di Svezia e Finlandia”. Quasi tutti i paesi della Nato, ci ha detto ancora, vogliono mandare aerei militari a sostegno dell’Ucraina, il che “porterà Putin a sentirsi ancor più minacciato”.
Siamo davanti a una possibile escalation che mette paura: “Sono arrivate in Ucraina milizie cecene, soldati spietati che in quanto musulmani potrebbero scatenare la reazione degli islamici che li combattono da anni, innescando così una spirale terroristica”. Davanti al fallimento della sua strategia, Putin ha saputo solo mettere in allarme il suo sistema di difesa nucleare: “Siamo davanti a piccoli passi da una parte e dall’altra che ci spingono tutti sull’orlo di un baratro”.
La resistenza del popolo ucraino è molto fiera. Come ha potuto il Cremlino ignorare questo aspetto?
Va sottolineato un fatto. Lo stato maggiore russo si è dimenticato che quando l’Unione Sovietica respinse i nazisti e occupò l’Ucraina, che aveva già subito il genocidio di Stalin negli anni Trenta, gli ucraini condussero una guerriglia contro l’occupazione sovietica durata fino al 1956. Ci volle la presenza di oltre 100mila unità fra forze militari e polizia sovietica. Non è un popolo malleabile, quello ucraino. Lo stesso errore che i russi commisero in Afghanistan, dove non erano preparati a contrastare la guerriglia mujaheddin.
Come si spiega?
Con la presunzione di trovarsi di fronte istituzioni che sarebbero crollate al primo attacco. 200mila uomini non sono sufficienti per controllare un paese vasto più di due volte l’Italia e con una geografia così variegata. Pensavano a un blitz che facesse crollare moralmente e psicologicamente l’Ucraina.
Invece vediamo donne di tutte le età inginocchiate per strada a fabbricare bombe molotov.
Sì, anche se è necessario verificare quanto di queste scene che vediamo in tv siano vere, ma sembra proprio di sì, a un occhio attento. C’è una reazione popolare che i russi hanno sottovalutato. E pensare che è la stessa reazione che i russi misero in atto contro l’invasione nazista.
Sembra che siano entrate in Ucraina anche le milizie cecene di Ramzan Kadyrov, truppe esperte e spietate.
Putin aveva chiesto anche al Kazakistan di inviare truppe, ma ha rifiutato. Le milizie cecene sono già a Kiev, operano in modo spregiudicato, sono ben addestrate, hanno esperienza, ma soprattutto, essendo truppe musulmane, c’è il rischio che attirino musulmani che combattono dalla parte opposta, terroristi ceceni che si sono già fatti conoscere in passato. Il rischio è che si provochi un salto di qualità del conflitto. Inoltre sono stati segnalati uomini della milizia Wagner a Kiev, il cui scopo è eliminare o catturare il presidente Zelensky e i membri del governo. Va però detto che gli ucraini stanno utilizzando droni turchi, armati cioè dagli stessi che hanno cambiato il corso della guerra in Libia e nel conflitto tra Azerbaijan e Armenia.
La Germania, per la prima volta dopo la fine della Seconda guerra mondiale, manderà armi agli ucraini. È anche questo un salto di qualità?
Putin in un colpo solo è riuscito a cancellare il pacifismo della Germania e la neutralità di Svezia e Finlandia.
Il presidente russo ha allertato la difesa nucleare. Questa decisione cosa può significare?
Putin si è accorto di non riuscire a prevalere in pochi giorni, non voleva impantanarsi in Ucraina, invece sta succedendo proprio questo. Non ha raggiunto nessuno degli obbiettivi principali, come i palazzi governativi. Per occupare Kiev ci vorrebbero decine di migliaia di soldati. Stiamo andando avanti verso un baratro: ha messo in preallarme la difesa nucleare, mentre noi abbiamo chiuso tutti gli spazi aerei e tutti i paesi occidentali della Nato stanno inviando armi e munizioni a Kiev. C’è l’intenzione da parte di qualche paese di fornire anche aerei da combattimento e questo è un salto di qualità nell’aiuto militare, che Putin potrebbe vedere come una minaccia ancora più grave.
Come vede la situazione?
Male. Sono tutti passi verso quel baratro. Noi occidentali abbiamo la coscienza sporca. Non volendoci impegnare direttamente ci laviamo la coscienza mandando armi: è il vecchio motto “armiamoci e partite”, ma oggi siamo davanti a una escalation fatta di piccole mosse che, messe tutte insieme, possono portare anche a una catastrofe nucleare.
(Paolo Vites)
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