SCONTRO TOTALE CINA-USA: COSA SUCCEDE

Gli Stati Uniti hanno convocato l’ambasciatore cinese alla Casa Bianca per discutere delle azioni ed esercitazioni di Pechino sull’Isola di Taiwan; di contro, dalla Cina si annuncia l’interruzione «del dialogo con gli Stati Uniti in una serie di aree, tra cui il clima e la difesa, in risposta alla visita della speaker Usa Nancy Pelosi». Sono in tutto 8 i punti di sospensione nel dialogo tra Cina e Stati Uniti: difesa, clima, meccanismi di sicurezza marittima, cooperazione antidroga, i reati transnazionali e l’immigrazione illegale. Lo scontro è alle stelle, la minaccia di una terza guerra mondiale – in aggiunta a quanto sta avvenendo da mesi in Ucraina tra Russia e Occidente – va di pari passo. Rispondendo alle critiche di G7, Ue e Stati Uniti alle esercitazioni con navi, missili e aerei a pochi metri dalle coste di Taipei, Pechino dichiara con irritazione: «la vicenda di Taiwan non è una questione democratica, ma una questione di principio importante sulla sovranità e l’integrità territoriale della Cina».



L’attuale situazione però, ribadisce la Cina, è stata «interamente causata da Pelosi e dai politici americani». Appoggio pieno – a riconferma del pericolo geopolitico internazionale ormai attivo da tempo tra Oriente e Occidente – arriva dalla Russia, con il portavoce del Cremlino che fa sapere «le provocazioni Usa come la visita di Pelosi a Taiwan non avvengono senza conseguenze». Secondo Mosca, in conclusione, «la Cina sta adottando legittimamente un’azione per proteggere la sua sovranità». Giungendo in Giappone per il proseguimento del viaggio di lavoro in Asia, la speaker Nancy Pelosi calca la mano ancora sull’appoggio a Taiwan: «Gli Usa non permetteranno alla Cina di isolare Taiwan. Potrebbero cercare di impedire a Taiwan di visitare o partecipare in altri luoghi, ma l’isoleranno impedendoci di viaggiare lì. Abbiamo avuto visite di alto livello, senatori in primavera, visite continue e non permetteremo loro di isolare Taiwan».



RISCHIO GUERRA USA-CINA SU TAIWAN

Questa mattina la Cina ha imposto sanzioni alla speaker della Camera dei rappresentanti Usa, Nancy Pelosi dopo la sua visita a Taiwan che ha alzato notevolmente la tensione tra Cina e Stati Uniti, tanto da far temere nella comunità internazionale un potenziale “prodromo” alla terza guerra mondiale. «Pelosi ha insistito nell’andare a Taiwan senza tenere conto delle serie preoccupazioni e della ferma opposizione della Cina», fa sapere la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hua Chunying, «interferendo gravemente negli affari interni della Cina, minando gravemente la sovranità e l’integrità territoriale della Cina, calpestando il principio dell’unica Cina e minacciando seriamente la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan».



Nel frattempo proseguono le esercitazioni militari al largo di Taiwan con aerei e navi cinesi entrati più volti «oltre la linea mediana dello Stretto», denuncia Taipei: «irresponsabile il lancio di missili da parte della Cina vicino alle trafficate rotte internazionali di volo e marittime intorno all’isola», ribadisce la presidente di Taiwan, Tsai. Australia, Singapore e Giappone accusano Pechino di aver preso manovre sproporzionate in risposta al viaggio della speaker Pelosi in terra taiwanese: Singapore Airlines cancella i voli da e per Taiwan per l’eccessiva pericolosità, come confermato poi dal Ministro della Difesa di Taipei, «più aerei da guerra e navi da guerra cinesi hanno condotto esercitazioni intorno allo Stretto di Taiwan e hanno attraversato la linea mediana dello Stretto. Atto altamente provocatorio». Per il Segretario di Stato Usa Antony Blinken, le esercitazioni della Cina sono una «escalation significativa», che non hanno «alcuna giustificazione».

CINA ACCUSA USA E G7

Taiwan conferma: la Cina ha lanciato solo oggi 11 missili balistici Dongfeng attorno all’isola di Taipei, confermando l’atto di “sfida” in risposta alla visita di Nancy Pelosi. «Sono gli Stati Uniti che hanno provocato i guai, la crisi e che continuano ad aumentare le tensioni», è la durissima dichiarazione del Ministro degli Esteri cinese Wang Yi in risposta all’altrettanto comunicato “strong” del G7 contro le esercitazioni cinesi su Taiwan. «Evitare aggressiva attività militare per rischio di una escalation non necessaria», e «non cambiare unilateralmente lo status quo con la forza»: il G7 ha provato a mettere pressione alla Cina che però non ci sta e replica accusando gli Stati Uniti come unico responsabile del vento di “terza guerra mondiale” che soffia sull’est asiatico.

«La palese provocazione Usa, con la visita a Taipei della speaker della Camera Nancy Pelosi, ha creato un pessimo precedente se non viene corretto e contrastato», ha concluso la nota del Ministero degli Esteri cinese. Dopo Taiwan però a protestare è anche il Giappone: 5 missili balistici sono infatti stati lanciati dalla Cina finendo all’interno della zona economica esclusiva del Giappone. Replica secca alle accuse di voler scatenare una guerra mondiale, gli Stati Uniti con il Segretario di Stato Blinken dichiarano «ci opponiamo a qualsiasi sforzo unilaterale per cambiare lo status quo di Taiwan, soprattutto con la forza. La politica degli Usa sull’isola non è cambiata, la stabilità dello stretto è nell’interesse dell’intera regione».

CRISI TAIWAN: MISSILI CINA, ALLARME USA. RISCHIO TERZA GUERRA MONDIALE

Lo aveva annunciato e lo sta facendo: la Cina ha lanciato le ingenti esercitazioni militari attorno all’isola di Taiwan, una sorta di avvertimento di guerra a Taipei e agli Stati Uniti dopo la visita di due giorni della speaker Usa Nancy Pelosi che fatto scattare il rischio di una “terza guerra mondiale” in aggiunta alla sempre più ampia frattura diplomatica tra Cina-Russia e Occidente. Alle 6 in Italia stamane sono cominciate le più grandi esercitazioni militari mai fatte intorno a Taiwan: manovre militari e d’addestramento su vasta scala, spiegano da Pechino, con lanci di colpi di artiglieria e missili in direzione Taiwan da parte dei velivoli militari cinesi. «La Cina ha lanciato missili», denunciano da Taipei dopo aver attivato il sistema di difesa per precauzione, «ci prepariamo alla guerra senza cercare la guerra».

La situazione è molto grave e il livello di tensione potrebbe aumentare fino a quanto lunedì in teoria le esercitazioni militari dovrebbero terminare: «comportamento irrazionale del Governo di Pechino», è il commento caustico del Ministero della Difesa taiwanese. La reazione della Cina è veemente e intende lanciare messaggio chiaro all’Occidente: «non interferire con il progetto dell’Unica Cina. Stati Uniti traditori e provocatori», sono le principali accuse fatte dal Ministero degli Esteri comunista. Punizioni commerciali, chiusura dello spazio aereo e tensione in fermento anche vicino al Giappone: a Tokyo, spiegano i media locali, «le esercitazioni cinesi potrebbero accelerare le discussioni in corso sul suo ruolo in caso di contingenza taiwanese, costringendo i politici nipponici a pensare in modo più concreto a tale eventualità».

UCRAINA, ZELENSKY: “LA CINA CI AIUTI A FAR FINIRE LA GUERRA“

Dall’Unione Europea giunge immediata condanna per il “vento” da terza guerra mondiale che spira non più solo dai confini ucraini ma anche dalla lontana Taiwan: «condanniamo le esercitazioni militari mirate della Cina attorno a Taiwan», spiega il capo della diplomazia Ue Josep Borrell, «Non c’è alcuna giustificazione per usare una visita come pretesto per un’attività militare aggressiva nello Stretto di Taiwan». In visita a Phnom Penh per l’Asean, l’Alto Rappresentante per la Politica Estera Ue ribadisce «È normale e di routine per i legislatori dei nostri Paesi viaggiare a livello internazionale. Incoraggiamo tutte le parti a mantenere la calma, esercitare moderazione e agire con trasparenza». Va aggiunto però come davanti alle minaccia di “ferro e fuoco” lanciate da Pechino contro la visita di Nancy Pelosi, sia di fatto “bastato” (per il momento) lo schieramento di una portaerei e 4 navi della marina Usa affinché la “deterrenza” cinese abbandonasse le mire belliche contro gli Usa: restano i missili contro Taipei che, eventualmente spostati di qualche chilometro più in là, potrebbero scatenare sul serio una guerra a carattere globale. I primi però a “pagare” dazio in quel caso sarebbero i cinesi stessi, con potenza miliare senza paragoni con la superpotenza americana.

Non si placano intanto le tensioni e la battaglia sul campo in Ucraina, dove la diplomazia ormai da mesi ha fallito ogni tentativo di pacificazione: la diaspora dei civili dal Donetsk e gli attacchi nel Sud del Paese preparano nuove offensive nelle prossime settimane da parte di Mosca. Il presidente ucraino Zelensky ha chiesto ufficialmente aiuto alla Cina per porre fine all’invasione russa: «cerco colloqui diretti con Xi Jinping. E’ uno Stato molto potente. È un’economia potente. Quindi può influenzare politicamente ed economicamente la Russia», ha detto il leader ucraino nell’intervista online quotidiana su Zoom. Viene intanto confermato il vertice Putin-Erdogan venerdì: Ankara fa sapere di essere al lavoro per un cessate il fuoco, mentre da Mosca «siamo pronti a negoziare ma alle nostre condizioni».