Dodici missili balistici sono piovuti sulla città di Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, nei pressi del nuovo edificio che ospita il consolato americano. L’attacco è stato rivendicato dal Corpo delle Guardie rivoluzionarie iraniane, i Pasdaran, l’élite dell’esercito di Teheran, con la motivazione che la struttura “ospiterebbe un centro strategico israeliano”. Non ci sono state vittime, ma un episodio del genere è certamente un segnale preoccupante alla luce della guerra che infuria in Ucraina.



“Iran e Russia sono alleati strettissimi” ci ha detto in questa intervista Rony Hamaui, docente dell’Università Cattolica di Milano, esperto di geopolitica e di finanza islamica, “e il primo pensiero che viene in mente, davanti a un attacco così inaspettato e a quanto sta succedendo con la chiamata all’intervento di Bielorussia e Siria, è che il mondo filo-russo si stia ricompattando altrettanto e più pericolosamente di quello occidentale”.



Un attacco improvviso e inaspettato da parte dell’Iran verso strutture americane in Iraq. Cosa significa nel quadro della tensione mondiale provocata dalla guerra in Ucraina?

E’ probabile che gli iraniani stiano approfittando della situazione di confusione che l’Occidente sta vivendo da quando è cominciata l’invasione russa dell’Ucraina.

In che senso?

Ci sono due cose da interpretare. L’accordo sul nucleare tra Stati Uniti e Iran è da tempo in fase di stallo, l’America non riesce a chiuderlo in tempi brevi, anche perché i russi si sono messi di mezzo. Si oppongono perché hanno paura che il prezzo del petrolio crolli e che comunque l’Occidente abbia un nemico in meno. Stimolato dai russi, questo attacco potrebbe essere visto come una mossa per aprire un altro fronte complicato, che in questo momento nessuno vorrebbe, ma che a Teheran fa molto comodo dal punto di vista interno.



Come sono oggi i rapporti tra Iran e Russia?

Sono rapporti eccellenti. La Russia è oggettivamente un po’ in difficoltà in Ucraina, le cose non stanno andando come avevano previsto e per questo motivo Mosca sta chiedendo a tutti i suoi alleati di fare la loro parte. In questo senso la Bielorussia è già stata allertata per mandare le sue truppe a fianco di quelle russe, mentre alla Siria sono stati richiesti migliaia di cosiddetti volontari. Probabilmente all’Iran viene chiesto di mantenere caldo il fronte orientale.

L’Iran è un grande produttore di gas. Visto come l’Occidente sia a caccia di fonti energetiche alternative per boicottare le forniture russe, Teheran potrebbe giocare questa carta in cambio del via libera al nucleare?

L’Iran è effettivamente il terzo paese produttore di gas al mondo, però è molto complicato esportarlo: bisognerebbe infatti costruire le infrastrutture, che per Teheran risultano molto più complicate e costose di un eventuale profitto.

Siamo davanti a un aumento del disordine mondiale?

La stampa e i media non si stancano di sottolineare come con questa guerra il mondo occidentale si sia ricompattato, però pochi dicono di quanto lo stia facendo anche il mondo filo-russo. Ed è un aspetto preoccupante. In particolare, preoccupa la Cina, che al momento si pone ancora al centro, fedele alla prassi tipica del confucianesimo, che consiglia la prudenza, ma dobbiamo temere un suo spostamento verso la Russia. Anche la Corea del Nord preoccupa per certi versi. Al momento, infatti, gli alleati di Mosca sono abbastanza poveri: l’Iran, la Siria e la Bielorussia, non c’è nessun paese particolarmente significativo.

Stiamo tornando ai due blocchi contrapposti della Guerra fredda?

La vecchia cortina di ferro si sta trasformando, da una parte, in una alleanza e dall’altra in una alleanza più articolata. I missili lanciati da Teheran su Erbil non fanno altro che rafforzare questo bipolarismo che sta prendendo forma. L’unica speranza è che gli ucraini riescano a portare la Russia al tavolo delle trattative.

(Paolo Vites)

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