ALLARME TERZA GUERRA MONDIALE: ANCORA MISSILI SUL DONBASS
Nel suo 284esimo giorno di guerra, l’Ucraina torna a innalzare la propria bandiera sulla riva sinistra del Dnipro a Kherson: questo però non basta ovviamente per cancellare l’enorme rischio all’orizzonte di una terza guerra mondiale, specie se i “rapporti” tra Kiev, Mosca e l’Occidente continueranno ad essere così distanti. La notizia di giornata si divide in due: da un lato per l’appunto la riconquista della riva sinistra nella regione del Kherson, come annunciato stamane dai combattenti dell’unità speciale “Karlson”; dall’altro, il massiccio attacco missilistico della Russia di nuovo sul Donbass nel tentativo di ricacciare indietro la controffensiva ucraina di questi ultimi mesi.
Lo Stato maggiore delle forze armate di Kiev fa sapere che nelle ultime 24 ore «Oltre 30 attacchi con sistemi missilistici, 16 attacchi aerei sono stati lanciati sulle posizioni delle truppe e degli insediamenti ucraini lungo la linea di contatto. Colpite infrastrutture civili nelle regioni di Kharkiv, Kramatorsk e Donetsk». Le stesse forze ucraine concludono poi spiegando di aver respinto gli assalti dei militari russi in 17 località nelle ultime 24 ore.
BLACKOUT E DIPLOMAZIA SOTTO IL GELO: IL RISCHIO DI UNA TERZA GUERRA MONDIALE
Da un’emergenza all’altra, il “clima” da terza guerra mondiale non è tale solo per i rischi concreti di uno scontro militare su ampia scala tra le potenze occidentali e quelle in sostegno alla Russia: l’emergenza inverno inizia seriamente a giocare un ruolo importante nell’Ucraina da 9 mesi alle prese con attacchi e invasioni dalla Russia. Blackout a Kiev e nell’intera regione sono stati annunciati oggi dalla società elettrica Dtek che spiega poi di non poter seguire le interruzioni di corrente già pianificate e che i tecnici «stanno facendo tutto il possibile per stabilizzare la situazione», come riporta Ukrinform.
Il piano di razionamento dell’energia e del riscaldamento – mentre le condizioni meteo vedono il termometro scendere sotto quota 5 gradi – in alcune aree dell’Ucraina non riesce ad essere rispettato con improvvisi blackout dovuti ai colpi strategici di Mosca contro i rifornimenti elettrici del Paese invaso. Il direttore di Dtek Dmytro Sakharuk ha dichiarato stamane da Kiev che sarà possibile tornare alle interruzioni di corrente di stabilizzazione «solo dopo l’aumento delle capacità del sistema». Dall’inverno alla diplomazia, il gelo sembra ancora perenne nonostante l’annuncio (finora rimasto solo tale) di Biden e Macron per una conferenza di pace a Parigi il 13 dicembre prossimo: «Uno dei punti essenziali che dobbiamo affrontare, come ha sempre affermato il presidente Putin, è il timore che la Nato si avvicini alle sue porte e il dispiegamento di armi che potrebbero minacciare la Russia», ha spiegato il Presidente francese a Tf1 di ritorno dal viaggio negli Stati Uniti alla Casa Bianca. «Mosca non va umiliata», ribadisce Macron che chiama a raccolta il leader del Cremlino spiegando come «se Putin si siede al tavolo, la Nato gli offra garanzie sulla sicurezza». Gelo dalla Russia ma anche dall’Ucraina che al momento non vede di buon occhio accogliere particolari istanze per Mosca, se non cambiano gli scenari sul territorio di guerra tra attacchi ed emergenza blackout: il rischio di una terza guerra mondiale è purtroppo ancora troppo concreto per essere scongiurato del tutto.