XI JINPING IN RUSSA A PRIMAVERA, SCAMBIO USA-MOSCA: IL CLIMA DA TERZA GUERRA MONDIALE

Con l’annuncio di Mosca della imminente visita in Russia del Presidente della Cina Xi Jinping è inevitabile la conferma di un clima sempre più inquietante di “terza guerra mondiale” dietro al conflitto in Ucraina, giunto al 342esimo consecutivo di scontri e bombe sul territorio ucraino. «Xi Jinping si recherà in Russia in primavera», ha annunciato stamane il ministero degli Esteri russo «un evento centrale nelle relazioni fra Russia e Cina». Già nel prossimo anno, conclude la nota di Mosca, «attraverso sforzi congiunti, la Russia e la Cina saranno in grado di rafforzare e far progredire ulteriormente i legami bilaterali».



Mentre in Ucraina è scattato anche in queste ore il nuovo allarme anti-aereo su tutto il territorio nazionale, dal ministero della Difesa britannico l’aggiornamento degli 007 oggi vede la possibilità che i comandanti russi possano proseguire nell’avanzata nel Donetsk. Dagli Usa invece arriva il messaggio netto del Presidente Joe Biden circa eventuali altri invii di armi e materiali bellici verso Kiev: «non invieremo i caccia F16 al Governo ucraino», spiega il n.1 Dem annunciando un prossimo viaggio in Polonia per valutare la situazione e il clima da terza guerra mondiale. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha dichiarato intanto che «Il ministro degli Esteri egiziano mi ha consegnato il messaggio del segretario di Stato americano Antony Blinken»: in sostanza nel messaggio vi sono «inviti alla Russia a ‘quit and stop’, abbandonare e fermarsi», sulla guerra in Ucraina.



LA RICHIESTA DELLA NATO ALLA SUD COREA (E LA “RISPOSTA” DELLA CINA): ALLARME TERZA GUERRA MONDIALE

Nella già difficile situazione diplomatica internazionale attorno alla guerra in Ucraina, il clima da “terza guerra mondiale” vede sempre più coinvolto l’estremo oriente in quella che a tutti gli effetti si presenta come una immensa partita a “scacchi” tra opposte superpotenze. Nel suo viaggio a Seul, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha esortato la Corea del Sud a rafforzare il suo sostegno militare all’Ucraina: «Esorto la Repubblica di Corea a continuare e ad intensificare il sostegno militare. C’è un urgente bisogno di armi», ha detto il n.1 dell’Alleanza Atlantica. Non solo, secondo quanto spiegato da Stoltenberg al Presidente Yoon Suk-yeol e al Ministro degli Esteri Park Jin, «Alla fine, spetta a voi prendere una decisione, ma dirò che diversi alleati della Nato che hanno avuto come politica quella di non esportare mai armi nei paesi in conflitto ora l’hanno cambiata».



Seul ha spiegato che la legge in vigore è contraria alla fornitura di armi in Paesi dove il conflitto è in corso, ma dalla Nato le pressioni sono state insistite sottolineando come anche Norvegia, Svezia e Germania avevano legislazioni del genere che sono però state modificate vista l’emergenza di una potenziale terza guerra mondiale: «Se non vogliamo che l’autocrazia e la tirannia vincano, allora hanno bisogno di armi, questa è la realtà», ha concluso Stoltenberg. Molto fredda la reazione della Cina alla richiesta occidentale di aiutare ulteriormente l’Ucraina, a riconferma dei rapporti tutt’altro che semplici sull’asse Washington-Pechino: «La Cina è un partner cooperativo di tutti i Paesi del mondo e non minaccia gli interessi di alcun Paese», afferma la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning nella nota a commento della visita della Nato in Sud Corea. L’auspicio cinese, prosegue la nota, è che la Nato «possa abbandonare la mentalità da Guerra Fredda e il concetto di confronto tra campi, facendo cose più vantaggiose per la sicurezza e la stabilità dell’Europa e del mondo. Auspichiamo che i Paesi della regione possano seguire la retta via della cooperazione nell’Asia-Pacifico e svolgere un ruolo costruttivo nel mantenere e promuovere la pace, la stabilità, lo sviluppo e la prosperità nel mondo».

GUERRA UCRAINA, SCONTRO UK-RUSSIA PER LE DICHIARAZIONI DI BORIS JOHNSON

Mentre la guerra sul campo purtroppo non accenna a diminuire ancora dopo quasi un anno dall’inizio dell’invasione russa – ancora nella notte bombe su 9 Regioni dell’Ucraina (Kherson, Donetsk, Kharkiv, Sumy, Mykolaiv, Chernihiv, Zaporizhzhia, Dnipropetrovsk e Lugansk) con almeno 5 vittime e edifici completamente distrutti – il clima da terza guerra mondiale non guarda “solo” a Oriente. Ad infiammare i rapporti già ridotti al lumicino tra Occidente e Russia intervengono le dichiarazioni dell’ex Premier inglese Boris Johnson circa la telefonata di “fuoco” avuta con Vladimir Putin pochi giorni prima dell’invasione nel febbraio 2022: «la guerra sarebbe stata una catastrofe totale e avrebbe portato a sanzioni occidentali e ad un aumento delle truppe Nato ai confini della Russia», aveva intimato BoJo al telefono con il Presidente russo. Il leader Tory cercò di dissuaderlo ulteriormente negando l’ingresso dell’Ucraina della Nato: «A un certo punto mi ha minacciato, dicendo: ‘Boris, non voglio farti del male ma, con un missile, ci vorrebbe solo un minuto’. O qualcosa del genere», ha raccontato Johnson alla Bbc nel documentario dal titolo ‘Putin contro l’Occidente’.

È lo stesso Johnson a ritenere quella di Putin una “battuta”: «credo che dal tono molto rilassato che aveva, dalla sorta di aria di distacco che sembrava avere, stesse solo giocando con i miei tentativi di convincerlo a negoziare». Quelle dichiarazioni però “bastano” per incendiare le reazioni della Russia che con il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov tuona stamane: «l’affermazione dell’ex premier britannico Boris Johnson secondo il quale il presidente russo Vladimir Putin avrebbe minacciato durante una telefonata di lanciare missili su Londra è una mera menzogna». Allo stesso tempo il Ministro degli Esteri Sergei Lavrov fa sapere che la Russia «non perde le speranze che in Europa emergano forze politiche interessate ad un dialogo con Mosca», come dimostrato ieri dalla volontà del cancelliere tedesco Olaf Scholz di non perdere la possibilità di negoziare con Putin. Le condizioni non sono però facili, come ammette il viceministro di Lavrov, Sergei Ryabkov: «Ora che gli Stati Uniti hanno deciso di fornire carri armati all’Ucraina, non ha senso che la Russia parli con Kiev o con i suoi burattinai occidentali». Allo stesso tempo, evitare una terza guerra mondiale resta l’obiettivo principale e per questo sottolinea il vice di Lavrov «servirebbero piccoli passi perché Mosca e gli Stati Uniti si avvicinassero ad un accordo su questioni bilaterali. Ci auguriamo che la tattica dei piccoli passi ci consenta di giungere a soluzioni reciprocamente accettabili sulle questioni più importanti dell’agenda bilaterale».