PUTIN RICONOSCE IL DONBASS E LA CRISI IN UCRAINA PRECIPITA
Lo strappo di Vladimir Putin alla fine c’è stato ed è stato fragoroso: il giorno dopo la fine delle Olimpiadi, la Russia riconosce ufficialmente le Repubbliche separatiste del Donbass, ovvero Donetsk e Luhansk, facendo di fatto precipitare nel baratro la crisi Ucraina.
Territori contesi dal 2014, sotto fitta guerra civile praticamente ininterrottamente, con il discorso alla Russia di oltre un’ora questo pomeriggio Putin ha annunciato il riconoscimento del Donbass come estremo atto di “provocazione” all’Occidente. Accusando la Nato e gli Usa di star controllando l’Ucraina «come una marionetta», il Presidente del Cremlino rivendica il diritto di difendere la sicurezza della Russia dagli attacchi dell’Alleanza Atlantica nel suo costante espandersi verso Est. «L’Ucraina è parte integrante della nostra storia, della nostra cultura. Ci sono legami molto forti dal punto di vista familiare e storico. Gli ucraini stessi si considerano parte della Russia, siamo uniti da sempre», ha attaccato Putin nel suo discorso, ribadendo «Kiev ha rifiutato di riconoscere i nostri legami storici e le tradizioni dei russi che vivono in Ucraina, nel paese è montata un’ondata di nazionalismo con rivendicazioni nei confronti della Russia». Preoccupazione e tensione in tutta la comunità geopolitica: Johnson, Biden, Macron, Scholz, la Commissione Europea e la stessa Italia sono riuniti nei rispettivi singoli Consigli di sicurezza per dirimere la risposta adeguata al “braccio di ferro” russo avvenuto lunedì 21 febbraio 2022 con il riconoscimento del Donbass, che significa anche l’eventuale ingresso militare nei territori “separatisti” dell’Ucraina praticamente in qualsiasi momento d’ora in poi. A quel punto l’esplodere della terza guerra mondiale potrebbe essere davvero inevitabile.
GUERRA MONDIALE USA-RUSSIA? PER LA CASA BIANCA È IMMINENTE
«Un attacco estremamente violento contro l’Ucraina è possibile nei prossimi giorni o ore»: così la Casa Bianca commenta l’evolversi della situazione in Ucraina, con la crisi al confine con la Russia e la guerra civile nel Donbass che imperversano ormai da tempo.
Il Consiglio di Sicurezza straordinario convocato al Cremlino dal Presidente Putin ha intimato a Mosca di riconoscere al più presto le Repubbliche separatiste nel Donbass, passaggio geopolitico di un certo peso che aggiungerebbe “tensione” nella già polveriera ad est dell’Ucraina. «La decisione se riconoscere o meno le due repubbliche autoproclamate del Donbass verrà presa in base agli sviluppi della situazione», spiega il Presidente russo. Lo stesso Putin ha poi spiegato però che un margine di diplomazia è possibile sempre trovarlo: «Gli Usa mi hanno assicurato che e’ possibile una moratoria sull’entrata dell’Ucraina nella Nato. Non abbiamo garanzie che Kiev non entri nella Nato, quindi abbiamo bisogno di un documento firmato che sia valido secondo il diritto internazionale». Per questo motivo venerdì prossimo il Ministro degli Esteri russo Lavrov ha confermato la sua presenza in visita ufficiale a Parigi da Macron, proprio per dirimere l’evolversi della tensione in Ucraina e gli eventuali negoziati con l’Occidente. Il 24 febbraio sarà invece a Ginevra peer incontrare di persona il segretario di Stato Usa Blinken. «Kiev ha già condotto tra operazioni punitive contro il Donbass e sembra proprio che si stia avventurando in un’altra. Gli ultimi sviluppi dimostrano che le autorità ucraine non hanno nessuna intenzione di implementare gli accordi di Minsk», ha fatto sapere Putin minacciando ritorsioni qualora l’Ucraina dovesse realmente entrare nella Nato. Ad aggiungere però “peso” al clima da terza guerra mondiale incombente in Oriente, nelle ultime ore è entrata in vigore una no-fly zone dichiarata dalla Russia sul Mar d’Azov, ovvero la regione strategica a Nord del Mar Nero.
DI MAIO AGLI ITALIANI IN UCRAINA: “LASCIATE IL PAESE”
La tensione è alle stelle in Ucraina, con l’Occidente sempre più convinto che nei prossimi giorni una terza guerra mondiale sia pronta ad esplodere alle porte (ad Est) di casa: «L’ambasciata italiana a Kiev sta effettuando prove di evacuazione del personale e sta chiedendo a tutti gli italiani di lasciare il Paese», ha spiegato stamane il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio parlando dal Consiglio Affari Esteri a Bruxelles.
«Ma voglio anche ribadire che l’ambasciata italiana resta aperta e pienamente operativa. Crediamo nella diplomazia e vogliamo dare un segnale di vicinanza al popolo ucraino», sottolinea ancora il titolare della Farnesina. «Dobbiamo dirci che il ruolo degli osservatori Osce sul territorio è fondamentale. Ci sono 15 italiani tra gli osservatori in Ucraina», ha concluso il Ministro Di Maio, «che stanno svolgendo un compito fondamentale: stanno monitorando quello che avviene sul terreno ed eventuali provocazioni sotto falsa bandiera che possono esacerbare il conflitto». Nel frattempo sempre lunedì mattina la Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen ha annunciato da Bruxelles «Gli Stati membri dell’UE hanno appena dato il via libera alla nostra proposta per un pacchetto di assistenza macrofinanziaria € da 1,2 miliardi all’Ucraina. La prima tranche sarà presto erogata, per aiutare l’Ucraina in questi tempi difficili. L’UE è fermamente con il suo vicino sovrano e libero, l’Ucraina». Il Donbass è sempre più un teatro di guerra civile tra filo-ucraini e filo-russi, con le reciproche accuse che Kiev e Mosca continuano a lanciarsi: dopo il semi-passo indietro del Cremlino all’incontro con Biden («è ancora prematuro»), da Mosca giunge voce di due veicolo di fanteria ucraina distrutti dall’esercito russo, «L’esercito russo e le guardie di frontiera hanno impedito la violazione del confine da parte di sabotatori ucraini». Bilancio: 5 ucraini morti, riporta l’agenzia Russia Ria Novosti.
I NEGOZIATI PER EVITARE LA TERZA GUERRA MONDIALE
Vladimir Putin e Joe Biden si vedranno ad un vertice ad hoc sula crisi Ucraina per evitare l’esplodere della terza guerra mondiale: o meglio, i due Presidenti “contendenti” cercheranno di capire quale margine vi sia ancora per evitare un conflitto che nessuno fino in fondo vuole ma che altrettanto nessuno è in grado di ostacolare appieno.
Dopo il secondo colloquio a distanza con Emmanuel Macron, Putin ha deciso di dire sì al vertice-tregua con gli Stati Uniti i quali replicano positivamente, ma con un distinguo: «incontro con Putin si farà ma solo se non ci sarà l’invasione dell’Ucraina». L’Eliseo fa sapere che il vertice sarà esteso «a tutte le parti in causa» e si concentrerà, laddove verrà convocato, «su sicurezza e stabilità strategica in Europa». I rispettivi “sherpa” inizieranno a prepararlo dal prossimo giovedì, prima dovrebbe esserci l’incontro tra i due responsabili della diplomazia Usa e Russia, rispettivamente il segretario di Stato Blinken e il Ministro degli Esteri Lavrov. Dall’Unione Europea il commento del rappresentante della politica estera Josep Borrell è positivo: «Incontri al livello dei ministri, summit dei leader, qualunque sforzo diplomatico che serva ad evitare la guerra per noi va bene». Lo stesso Borrell spiega che le sanzioni contro la Russia sono in realtà già pronte e nei prossimi giorni potrebbero essere già presentate nella riunione straordinaria del Consiglio degli Esteri Ue, «le presenterò al momento giusto».
INTANTO NEL DONBASS SI CONTINUA A COMBATTERE…
Di contro, il Cremlino nella mattinata di lunedì 21 febbraio smorza i toni enfatici della diplomazia occidentale e fa sapere in una nota, «non ci sono ancora, al momento, piani concreti per un incontro sulla crisi in Ucraina tra il presidente Usa, Joe Biden, e il presidente russo, Vladimir Putin». Uno specchio della mancata “tregua” al momento sulla crisi Ucraina è la situazione del Donbass: il Cremlino fa sapere infatti che l’area ad est dell’Ucraina, in mano ai separatisti filo-russi, «è estremamente tesa e non c’è alcun segnale di allentamento di queste tensioni». Circa 61mila profughi delle due Repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk sono entrati in Russia per timore degli attacchi dell’esercito ucraino; di contro, Kiev accusa Mosca di fiancheggiare i ribelli cercando di trovare l’episodio-miccia per far esplodere la terza guerra mondiale. Esplosioni e scontri a fuoco continuano ormai da giorni nel Donbass, stamane un miliziano filo-russo è morto appena fuori Donetsk (riporta l0agenzia russa Interfax). L’esercito ucraino ha accusato i i separatisti filo russi di aver compiuto 80 violazioni del cessate il fuoco; accuse rimandate al mittente dal Cremlino che invece parla di attacchi impartiti da Kiev.
«Oggi ci aspettiamo delle decisioni, non solo dei messaggi politici. Ci sono tutte le ragioni per imporre una parte delle sanzioni già ora»: lo ha detto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba arrivando a Bruxelles per il consiglio Affari Esteri, «L’Ucraina è sotto attacco dal 2014 e quello che stiamo vedendo ora è un’operazione ibrida, con l’aumento delle truppe ai nostri confini, cyberattacchi, guerra d’informazione». Dal Cremlino invece giunge notizia che Putin riunirà in giornata il consiglio straordinario di sicurezza per la crisi in Ucraina. Dall’Austria il monito agli alleati europei: «crediamo che sia avvenuto un fatto importante nella totale disattenzione dei media: la Russia si è appena annessa la Bielorussia, abbiamo dubbi che le truppe di Mosca lasceranno mai il Paese».