La recente rottura delle relazioni fra i servizi di intelligence di Sud Corea e Giappone, alleati storici dall’inizio della guerra fredda nel 1950, rappresenta una crisi molto grave. “Essa rischia di essere una bomba a orologeria nell’architettura di sicurezza in Asia e una scheggia impazzita nei già complicati rapporti Cina-Usa”, spiega Francesco Sisci, sinologo, consigliere scientifico di Limes ed editorialista Asia Times.
Quali sono i motivi della rottura?
Stanno in sostanza nei problemi ancora non risolti della fine della seconda guerra mondiale. Allora, nella Corea occupata dal Giappone, alcune giovani donne vennero costrette a servire nei postriboli di guerra dell’esercito giapponese. Per questo Tokyo versò molti anni fa un compenso onnicomprensivo a Seul. Solo che negli ultimi tempi il governo del presidente Moon ha sostenuto la richiesta, avanzata da alcune famiglie di queste donne, che arrivi da Tokyo anche un compenso individuale. Tokyo ha rifiutato la richiesta, perché teme di essere intrappolata in una catena di domande senza fine.
Perché l’ha definita una “bomba a orologeria”?
Dietro la vicenda ci sono due questioni. Diversamente che in Europa, dove gli americani sono riusciti a sanare i dissidi storici tra Germania e resto di Europa, in Asia il Giappone non è riuscito ancora a liberarsi dell’eredità della seconda Guerra mondiale. Inoltre mentre in Europa la caduta dell’impero sovietico ha posto fine alla guerra fredda, in Asia questo non è avvenuto, per il fatto che la Nord Corea c’è e resta comunista. Quindi è come se due guerre non concluse si fossero innestate una sull’altra con effetti perversi.
E gli effetti pratici?
La controversia Sud Corea-Giappone arriva in un momento in cui rapporti tra Cina e Usa sono molto tesi. La rottura del rapporto di intelligence quindi crea enormi difficoltà per gli Usa, che hanno ancora oltre 30mila soldati in Sud Corea e dove tutti i servizi e la logistica per queste truppe sono in Giappone. I due paesi poi sono alleati strettissimi degli Usa e di fatto la rottura mette Washington tra due sedie.
Cosa si dice nell’amministrazione americana?
Secondo, il Nelson Report, una delle newsletter più influenti di Washington, “non c’è modo di indorare la pillola … la decisione di Moon distrugge funzionalmente l’alleanza Usa-Giappone-Sud Corea nel Nordest asiatico”. E questo a tutti gli effetti è un messaggio fortissimo alla Cina. Se Washington non è riuscita a governare questa relazione, così fondamentale verso la Nord Corea e la Cina, come può sperare di governare la controversia con la Cina? Forse Pechino potrebbe avere ragione a tirare per le lunghe la controversia commerciale con gli Usa, semplicemente aspettando che gli Stati Uniti si impicchino con le loro mani? Oppure, se anche Pechino crede nella capacità americana di procurare danni ad altri, può avere fiducia che gli Usa, dopo un eventuale accordo, mantengano gli impegni e non si perdano invece in mille controversie interne?
Ha senso vedere le implicazioni di tutto questo da e per l’Europa?
Bisogna farlo. Il problema, visto da un paese terzo come Roma, è bislacco: come è stato possibile che gli Usa non siano riusciti a gestire e contenere la controversia? Oggettivamente, quali che ne siano i motivi, è un colpo profondo per gli Usa anche in Europa, dove ci sono divergenze strategiche e commerciali, diverse da quelle dell’Asia ma forse non meno gravi. Per esempio come in Asia gli Usa sono stati percepiti come “filo-giapponesi” e anti-coreani, così in Europa gli Usa stanno prendendo una posizione a favore della Brexit e quindi contro la Ue. Inevitabile che a Bruxelles e Berlino ciò comporti poi risentimenti.
Dove sta l’errore di fondo dell’America?
Sembra mancare un approccio complessivo alle cose nel quale le singole istanze trovino il loro posto. Pare che Washington a volte si faccia intrappolare da contingenze specifiche che le fanno perdere d’occhio la visione d’insieme; successivamente, queste istanze specifiche diventano errori. È un momento molto grave, che alla fine può anche ricadere sull’Italia per mille motivi.
(Marco Tedesco)