Venticinque aerei militari cinesi, tra cui otto bombardieri Xian H-6 con capacità di trasportare armi nucleari, sono entrati il 12 aprile nella zona di difesa aerea di Taiwan, lo spazio aereo controllato dall’isola indipendente da Pechino sin dal 1949, dove si rifugiarono le truppe nazionaliste e anticomuniste cinesi. E’ da diversi mesi che accadono episodi simili, ma quest’ultima violazione ha segnato il maggior coinvolgimento di velivoli dall’inizio dell’anno, facendo temere una escalation di quello che Pechino ha da sempre annunciato di voler fare: riportare Taiwan a una unificazione forzata.
“In realtà” ci ha detto Francesco Sisci, sinologo ed ex corrispondente de La Stampa da Pechino, “non è il numero di aerei coinvolti a far paura, perché la storia delle tensioni belliche tra Cina e Taiwan risale al 1949, con momenti ben peggiori di questo, specialmente durante la Guerra Fredda. Questo episodio va inquadrato in una dichiarazione del segretario di Stato americano, Anthony Blinken, di qualche giorno fa, in cui ammoniva Pechino a ‘non usare la forza per cambiare lo status quo della regione’. Parole a cui la Cina ha reagito con questa missione, come a dire: ‘non ci facciamo intimidire, sono questioni interne’”.
Come si spiega questa ulteriore dimostrazione di forza da parte della Cina nei confronti di Taiwan?
Si spiega pensando alle dichiarazioni rilasciate dal segretario di Stato americano in risposta a una serie di voci strane che arrivano da Pechino. In sostanza, Blinken ha detto che sarebbe un grave errore per Pechino pensare di cambiare lo status quo in Asia. In questo modo facendo praticamente capire che l’America interverrebbe a difesa di Taiwan. E la risposta cinese è stata quella di mandare altri aerei, come a dire: noi non ci facciamo intimidire.
La Cina però non è la prima volta che viola lo spazio aereo di Taiwan. Fin dove vuole arrivare?
Sicuramente tutte queste azioni che si susseguono fanno aumentare le tensioni. Teniamo però conto che il gioco delle tensioni intorno a Taiwan ha una storia molto lunga. Ci sono stati episodi ben peggiori dal 1949 a oggi. Adesso la tecnologia degli armamenti è diversa, una volta gli Usa avevano una forza assolutamente preponderante rispetto alla Cina, oggi la Cina ha una capacità di interdizione molto maggiore. La situazione geopolitica globale è delicata, tuttavia la gestione delle tensioni è sempre stata controllata e dovrebbe esserlo anche oggi.
Blinken ha anche detto che comunque Taiwan si difenderebbe da sola. Significa che l’America si tira fuori da un possibile conflitto?
E’ possibile non ci siano interventi diretti ma indiretti come la fornitura di armi. Non dobbiamo pensare all’invio di soldati, ma può fornire intelligence o aiuti satellitari. Se la Cina invadesse davvero Taiwan, significa parlare di uno scenario quasi apocalittico, nessuno sa che conseguenze ci sarebbero e dove potrebbero fermarsi. Inizierebbe una escalation che fa paura solo a pensarci.
Ci può spiegare qual è il vero interesse su Taiwan? In fondo è una piccola isola rispetto alla gigantesca estensione della Cina comunista…
Per fare un esempio, si potrebbe pensare alla situazione di Trento e Trieste ai tempi della Prima guerra mondiale al fine dell’unificazione nazionale. E’ una questione simbolica, ma anche molto attinente all’ethos cinese. Ma la riconquista di Taiwan comporterebbe un rafforzamento cinese in quell’area e quindi isolerebbe di fatto il Giappone e la Corea del Sud, mettendo in qualche modo entrambi sotto schiaffo e interromperebbe la linea di comunicazione del Giappone con il Mar cinese meridionale. Ci sono però altre aree forse di maggior pericolo di Taiwan.
Quali?
C’è un elemento di maggiore preoccupazione ed è con le Filippine. Da settimane ci sono 200 pescherecci intorno a una barriera corallina a ovest dell’atollo di Palawan, nel Mar delle Filippine occidentale. Si tratta di un atollo conteso fra i due paesi e le Filippine temono che i cinesi vogliano farne una base militare e prenderne il controllo
Un caso preoccupante, ci sono state reazioni?
Le Filippine stanno reagendo con dichiarazioni nervose, denunciando la violazione della propria sovranità. Gli Usa hanno annunciato il proprio appoggio, ma non si sa cosa possa succedere. L’America manda navi militari a sloggiare i pescherecci cinesi, oppure accetta tacitamente la pressione cinese o cos’altro? Rispetto a Taiwan, in questo caso non c’è una storia precedente e la situazione potrebbe essere molto più delicata.
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