Il Senato americano, martedì 17 dicembre, ha approvato con una maggioranza schiacciante – 86 favorevoli e 8 contrari – sanzioni di natura economica relative alle aziende che hanno contribuito – e stanno contribuendo – all’espansione del gasdotto Nord Stream 2. Queste sanzioni devono essere inserite in un contesto più ampio, all’interno del disegno di legge relativo alle spese della difesa che ammontano a circa 738 miliardi di dollari.
Quali motivazioni di natura geopolitica hanno spinto gli Stati Uniti a muoversi in questa direzione? Le prime due motivazioni sono chiaramente espresse nello stesso documento del Senato statunitense.
In primo luogo, tali sanzioni si sono rese necessarie allo scopo di tutelare la sicurezza energetica europea, minacciata dalla politica di proiezione di potenza russa in Europa.
In secondo luogo il documento del Senato americano, approvando un finanziamento in aiuti militari per 300 milioni di dollari all’Ucraina, intende chiaramente e coerentemente appoggiare l’Ucraina in funzione antirussa.
Alla luce di queste due esplicite affermazioni, presenti nel documento ufficiale del Senato, diventa più agevole comprendere i reali obiettivi statunitensi, partendo proprio dall’Ucraina.
Dopo l’approvazione del disegno di legge, l’ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha twittato che Kiev era “grata” agli Stati Uniti. Infatti l’Ucraina ha a lungo protestato contro il progetto, poiché il gasdotto avrebbe privato il paese di oltre 2 miliardi di dollari di tasse di transito. Inoltre le sanzioni economiche consentirebbero all’Ucraina di esercitare una pressione politica sulla Russia in merito all’occupazione della Crimea e alla generale situazione di instabilità conflittuale tra la Russia e l’Ucraina.
Vediamo, adesso, di considerare la reazione della Germania e il ruolo che la Germania svolge in questo fondamentale progetto energetico. Berlino ha reagito con irritazione, tant’è vero che il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha definito la mossa degli Stati Uniti una inaccettabile interferenza straniera. Per quanto riguarda il ruolo della Germania, non va dimenticato che l’origine politica e nel contempo economica di questo ambizioso progetto è da individuarsi nell’accordo del 2015 tra la russa Gazprom e la tedesca Basf, alla quale si sono poi unite l’austriaca Omv, la Royal Dutch Shell e altre multinazionali europee.
Naturalmente un progetto di tali dimensioni darebbe assoluta centralità a Gazprom e alla Germania, che avrebbero il monopolio a livello europeo del gas, privando quindi gli Stati Uniti non solo di entrate considerevoli, ma ridimensionando il loro ruolo a vantaggio del competitor russo.
Ma chi sono i maggiori oppositori di questo progetto? Fra i principali oppositori al Nord Stream 2 vi sono Polonia, Slovacchia e come abbiamo già detto Ucraina (in seconda battuta, poi, Irlanda, Svezia, Lussemburgo, Croazia, Estonia, Lettonia e Lituania), che sono politicamente e tradizionalmente anti-russi. Non solo: qualora venisse posto in essere, il progetto finirebbe per far perdere loro centralità geopolitica e ingenti guadagni.
Per quanto riguarda gli Usa, invece, la contrarietà al raddoppio del Nord Stream 2 dipende dal fatto che un’alleanza tra Russia e Germania sul fronte energetico viene interpretata come una vera e propria minaccia geopolitica, una minaccia in grado cioè di ridimensionare in modo considerevole le loro esportazioni di gas in Europa.
Non a caso, proprio recentemente lo stesso segretario Usa all’Energia, Rick Perry, ha ribadito la contrarietà alla realizzazione del nuovo gasdotto Nord Stream 2, perché 11 paesi europei dipendono per il 75% del loro approvvigionamento energetico dal gas russo. Anche il presidente Donald Trump aveva attaccato la Germania proprio sul Nord Stream 2 al vertice Nato di luglio 2018 a Bruxelles.
In conclusione, questo disegno di legge non rappresenta per nulla una sorpresa, perché mira, in primo luogo, a ridimensionare il ruolo geopolitico di Gazprom e quindi della Russia in Europa; in secondo luogo, è finalizzato ad avvantaggiare l’Ucraina in funzione anti-russa, ma soprattutto il suo obiettivo principale è impedire che l’Europa possa avvicinarsi sempre di più alla Russia e di conseguenza allontanarsi, sotto il profilo della sicurezza energetica, dagli Stati Uniti, che intendono fare dipendere l’Europa dal gas naturale liquefatto o Gnl prodotto dalle multinazionali americane. Siamo, insomma, di fronte a una guerra fredda del gas.