Partiamo come di consueto dai fatti di cronaca recente. John Bolton ha incontrato il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenskj con finalità politiche, militati ed economiche certamente complesse. Da un lato il consigliere per la sicurezza nazionale americano ha ribadito in maniera ferma e chiara la contrarietà degli Stati Uniti al fatto che la Cina acquisti la Motor Sich, fabbrica di motori per elicotteri ed aerei con sede nella città di Zaporozhye attraverso la Beijing Skyrizon e il gruppo Xinwei, perché questa acquisizione rappresenterebbe un pericolo per la sicurezza nazionale americana.
In secondo luogo Bolton ha ribadito sia l’assoluta contrarietà all’annessione della Crimea sia la necessità di contrastare le forze separatiste russe nel Donbass. Infatti dal 2014, anno dell’annessione, il Pentagono ha stanziato aiuti economici che ammontano a più di un miliardo di dollari, denaro che comprende anche il sostegno militare e nello specifico all’addestramento e all’equipaggiamento dell’esercito.
Al di là delle recenti dichiarazioni di Donald Trump relative alla necessità di bloccare i 250 milioni di dollari in aiuti all’Ucraina, in attesa di verificare se questo sostegno sia coerente con gli interessi della sicurezza nazionale americana, la vera questione geoeconomica oggetto dell’incontro è stata la necessità da parte dell’Ucraina di fare fronte comune con gli Stati Uniti contro il gasdotto russo Nord Stream 2.
Una volta completata, questa fondamentale infrastruttura energetica metterebbe la Russia nelle condizioni di evitare di passare attraverso il territorio ucraino e le consentirebbe, grazie alla collaborazione con la Germania, di avere un ruolo dominante nelle forniture di gas a livello europeo, emarginando gli Stati Uniti.
Questo incontro è anche la conseguenza del colloquio telefonico avvenuto un mese fa tra il presidente ucraino Zelenskj e il presidente Putin in relazione sia agli sviluppi della guerra del Donbass sia rispetto agli accordi di Minsk. Alla luce delle drammatiche vicende recenti relative alla guerra tra Ucraina e Russia, questi colloqui di natura informale non devono sorprendere, soprattutto se si considera che le forze russe sono aumentate in modo rilevante nel sud dell’Ucraina per porre in essere possibili operazioni militari preventive nella eventualità di un intervento militare occidentale. A tale proposito non dimentichiamoci che sia il cacciatorpediniere statunitense USS Donald Cook presente nel Mar Nero che le oramai numerose esercitazioni dei Gruppi navali della Nato sono strumenti indispensabili per attuare una efficace deterrenza antirussa. Operazioni alle quali risponde la Marina russa, che allo scopo di tutelare la sua proiezione di potenza militare ed economica nel Mar Nero ha notevolmente incrementato la sua presenza militare. Inoltre sempre allo scopo di contrastare e contenere la politica di potenza russa in Ucraina, gli Stati Uniti hanno fornito – come accennato sopra – 1,5 miliardi di dollari, cifra questa che sarà certamente destinata ad aumentare, mentre il Fmi ha stanziato circa 17 miliardi di dollari.
Vediamo adesso, seppure brevemente, di analizzare alcuni protagonisti di questo conflitto. Incominciamo dall’attuale presidente dell’Ucraina.
L’elezione di Volodymyr Zelenskj è stata appoggiata sia dall’Unione Europea che dagli Stati Uniti, anche con lo scopo soprattutto da parte americana di servirsi del’Ucraina per contenere la proiezione di potenza russa. Inoltre non c’è dubbio che la vittoria politica di Zelenskyj rappresenti il fallimento del progetto russo dell’Unione Economica Eurasiatica (Uee) volto ad annettere l’Ucraina.
Al di là del sostegno economico che l’Unione Europea ha dato all’Ucraina – e in particolare quello tedesco – e al di là dei prestiti dati dal Fmi certamente l’appoggio più importante che l’attuale presidente ucraino ha avuto è da parte dell’oligarca Ihor Kolomojskyj, uno fra gli uomini più ricchi dell’Ucraina che è stato accusato sia di aver finanziato durante la guerra del Donbass un gruppo paramilitare filonazista noto come Azov, sia di avere derubato tramite la sua banca PrivatBank i risparmi dei suoi correntisti (non è certo un caso che abbia trasferito le sue attività finanziarie in Svizzera).
A seguito della guerra del Donbass scoppiata nell’Ucraina orientale nell’aprile del 2014 furono siglati due accordi denominati Minsk I e Minsk II – il primo promosso dall’Osce il 5 settembre 2014 e che ha visto come protagonisti Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Doneck e Repubblica Popolare di Lugansk (LNR) e il secondo promosso dalla Russia, dall’Ucraina, dalla Francia e dalla Germania l’11 febbraio 2105 sempre coordinato dall’Osce – accordi che non hanno risolto la situazione di conflittualità, sia a causa dell’assenza degli Usa durante la firma dei protocolli di intesa (gli Usa hanno infatti svolto un ruolo militare importante nel sostenere l’Ucraina) sia per l’assenza di una politica di sicurezza europea comune sia infine per i contrasti tra Ue e Usa in relazione sia all’Ucraina che alla Russia. Il fallimento di tali accordi ha ancora una volta dimostrato come l’Unione Europea non sia un soggetto geopoliticamente credibile.
Vediamo adesso alle ragioni, certamente numerose, del contrasto tra Ucraina e Russia. In primo luogo conseguire l’egemonia sull’Ucraina da parte della Russia è fondamentale affinché la Russia possa portare in essere il suo progetto euroasiatico. Ma proprio per questo è altrettanto fondamentale da parte dell’America e della Nato evitare che questo obiettivo si possa realizzare cercando di contrastare ed insieme contenere la politica di proiezione di potenza russa in Ucraina. In altri termini gli Usa non possono tollerare l’esistenza di una potenza concorrente in Eurasia.
In secondo luogo per Putin non è ammissibile che l’Ucraina possa essere risucchiata nell’orbita atlantica come Estonia, Lettonia e Lituania. In altri termini, geopoliticamente parlando, la guerra fredda non si è mai conclusa.
In terzo luogo, proprio allo scopo di conseguire questo obbiettivo geopolitico, Putin con la guerra di Crimea (che geograficamente si trova sul territorio ucraino) scoppiata nel 2014 l’ha annessa nel marzo dello stesso anno alla Federazione Russa contribuendo ad implementare il suo consenso interno. Ora, al di là della condanna da parte dell’Ue, è bene tenere presente che sia la Germania che la Francia hanno interessi di enorme rilevanza proprio con la Russia anche in relazione al gasdotto Nord Stream AG del quale abbiamo già avuto modo di parlare in un articolo precedente. Dal momento che la Crimea dipende a livello idrico ed energetico dall’Ucraina, la Russia ha posto in essere diverse iniziative con la Germania in modo particolare, per consentire alla Crimea di conseguire l’indipendenza energetica dall’Ucraina, oltre ad avere posto in essere infrastrutture ferroviarie e stradali che consentano di collegare la Crimea con la Federazione permettendo il transito del commercio per il mare di Azov. Strategie queste che abbiamo già visto poste in essere dalla Cina per la realizzazione della Nuova Via della Seta.
Fra queste una infrastruttura fondamentale è certamente quella di Kerch, un ponte che permette di collegare la Crimea alla Russia, che è stato inaugurato nel maggio del 2018 e che è costato 3 miliardi di euro. Inoltre lo Stretto di Kerch è uno snodo fondamentale sia per il commercio del grano, del petrolio, dei minerali e dei legnami.
In quarto luogo l’annessione della Crimea ha da un lato rappresentato un fattore di deterrenza fondamentale in funzione anti-Ucraina, ma sta anche di fatto legittimando l’aumento dell’impegno Nato e americano.
Infine in Crimea si trova la base navale di Sebastopoli che ospita la flotta russa del Mar Nero, infrastruttura militare fondamentale per consentire la proiezione di potenza della marina russa nel Mediterraneo e quindi per svolgere funzione di deterrenza antiamericana. Questa infrastruttura militare è fondamentale per consentire alla Russia di controllare il commercio che transita attraverso il Mar Nero.
Alla luce di quanto succintamente detto, due sono i probabili scenari possibili tra Russia e Ucraina.
Il primo, quello più drammatico ma anche quello meno realistico, ma non per questo inverosimile allo stato attuale, è che possa riprendere una guerra tra Russia e Ucraina. Meno realistico perché i costi economici di una invasione dell’Ucraina centro-meridionale sarebbero difficilmente sostenibili.
Il secondo, certamente quello più verosimile, è quello di mantenere l’Ucraina in una sorta di instabilità permanente attraverso azioni militari mirate a bassa intensità come quelle relative al sequestro di tre navi ucraine avvenuto nel novembre del 2018, offensive militari queste che sono inquadrabili dal punto di vista strategico come operazioni di guerra ibrida e alle quali l’Ucraina ha risposto bloccando navi cisterne russe nel luglio del 2019.