DIPLOMAZIA IN CAMPO PER EVITARE LA TERZA GUERRA MONDIALE
La diplomazia sembra “accelerare” per evitare l’indicibile, ovvero quella terza guerra mondiale da molti evocata ma tutti temuta: domani i Ministri degli Esteri di Russia e Turchia si incontreranno a Mosca per provare a studiare una strategia di “de-escalation”, mentre il Presidente Zelensky – dopo aver rinunciato suo malgrado all’ingresso in Nato – interverrà domani al Congresso americano davanti al Presidente Joe Biden.
Lo stesso capo della Casa Bianca ha invece confermato per il prossimo 24 marzo un doppio fondamentale appuntamento diplomatico: sarà in presenza al quartier generale della Nato a Bruxelles per il consiglio straordinario dell’Alleanza Atlantica, poi interverrà anche al Consiglio Europeo straordinario sulla guerra Russia-Ucraina (previsto per il 24-25 marzo). Dopo che i missili continuano a minacciare i confini europei sulla Polonia, il segretario generale Stoltenberg chiama tutti i leader Nato a raccolta: «Ho convocato un vertice straordinario il 24 marzo al quartier generale della Nato. Affronteremo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, il nostro forte sostegno all’Ucraina e l’ulteriore rafforzamento della deterrenza e della difesa della Nato». Si terranno invece domani il terzo giorno consecutivo di negoziati in video conferenza tra le delegazioni russe e ucraine, con Zelensky che commenta «La nostra delegazione lavora per la pace, negoziando con la parte russa. Per ora va abbastanza bene, mi è stato detto. Ma vedremo, i colloqui continueranno domani».
TERZA GUERRA MONDIALE: LE PAROLE DI PUTIN E ZELENSKY
«L’Ucraina non ha intenzione di trovare in maniera seria una soluzione mutualmente accettabile per la fine del conflitto»: lo ha detto il Presidente russo Vladimir Putin al telefono con il Presidente del Consiglio Ue Charles Michel.
Le parole del Cremlino arrivano poco dopo l’ammissione del leader ucraino che potrebbe segnare una vera svolta della potenziale “terza guerra mondiale” in atto da 20 giorni in Ucraina: «L’Ucraina si rende conto che non è nella Nato. Abbiamo sentito per anni parlare di porte aperte, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci, e dobbiamo riconoscerlo», lo ha detto il Presidente Volodymyr Zelensky nel suo discorso online alla Joint Expeditionary Force di Londra. Parlando invece al Parlamento del Canada, lo stesso Presidente sottolinea come l’impegno dell’Occidente sulle sanzioni non sono purtroppo riuscite a fermare la guerra: «Noi vi chiediamo di fermare le bombe e voi ‘esprimete la vostra profonda preoccupazione e ci chiedete di resistere ancora un po’?» ha insistito Zelensky parlando direttamente con Trudeau, «Justin, puoi immaginare cosa significa per i tuoi bambini sentire i bombardamenti alle 4 di notte tutti i giorni? Vedere le tue città distrutte? La tua gente morire? Immagina se qualcuno occupasse Vancouver come stanno facendo con Mariupol, rimasta senza acqua, cibo, elettricità?». Nel frattempo la Russia ha disposto sanzioni personali ai leader Usa, da Joe Biden in giù, compresi anche Anthony Blinken, Jack Sullivan, Hillary Clinton e il capo del Pentagono, Lloyd.
VERTICE DRAGHI-USA SU GUERRA MONDIALE. IPOTESI PIANO PUTIN ANTI-NATO
«Per Mosca la terza guerra mondiale è iniziata»: Putin sarebbe pronto a lanciare attacchi missilistici contro Paesi Nato, così almeno racconta una “talpa” dell’Fsb, il Servizio federale per la sicurezza della Federazione russa. Su agenzie internazionali e inviati italiani iniziano ad emergere i dettagli del “piano” mondiale del Cremlino, qualora non si riuscisse a raggiungere ad una pace nei prossimi negoziati tra Ucraina e Russia.
Polonia e Paesi Baltici sarebbero a rischio attacchi russi con missili qualora l’Occidente non finisse le dure sanzioni contro Mosca e qualora l’accordo Kiev-Putin non fosse soddisfacente per Putin (neutralità e demilitarizzazione del Paese). Si tratta per il momento di congetture e retroscena ancora tutti da verificare ma di certo non rappresenta uno scenario “sereno” sul fronte di guerra nel medio-lungo termine. Mentre le bombe continuano a piovere con “intermittenza” su Kiev e gli altri centri ucraini – con l’alternanza di corridoi umanitari e attacchi – da Roma giunge la rinsaldata alleanza stretta tra Italia e Stati Uniti d’America: il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan ha incontrato il Premier Mario Draghi a Palazzo Chigi e si sono detti d’accordo sulla netta importanza di «intensificare ulteriormente i contatti tra Italia e Stati Uniti a tutti livelli, alla luce degli eccellenti rapporti bilaterali e del legame transatlantico». Le sanzioni intanto si allargano contro la Russia, dall’Europa al Regno Unito: Londra sanziona altri 350 russi, oligarchi e politici, con il governo di Boris Johnson che ha così aggiornato la lista nera dei sanzionati, con congelamento di asset reperibili nel Regno Unito e divieto di viaggio. Risulta ancora scomparsa la giornalista Marina Ovsyannikova dopo l’irruzione nel corso del tg nazionale ieri sera: «Non riusciamo a trovarla», ha detto il suo avvocato Dmitry Zakhvatov alla CNN, dopo che inizialmente gli amici della donna avevano detto che si trovava al dipartimento di polizia di Ostankino, a Mosca. L’Onu chiede ufficialmente alla Russia di non punire la giornalista anti-guerra: «le autorità garantiscano che la donna non subisca rappresaglie», contesta Ravina Shamdasani, portavoce delle Nazioni Unite per i diritti umani.
ZELENSKY ACCUSA L’EUROPA DI DARE POCHE ARMI
Sono ripresi poco dopo mezzogiorno (ora italiana) i negoziati in video conferenza tra Ucraina e Russia, così come confermato dal Cremlino e dal Presidente ucraino Zelensky: in collegamento con il Premie Uk Boris Johnson e i Presidenti dei Paesi Baltici e Scandinavi, il leader anti-Putin sferza l’Occidente chiedendo molte più armi dall’Europa. «Le armi che gli alleati occidentali forniscono all’Ucraina in una settimana ci durano per 20 ore, per questo siamo costretti a riutilizzare gli equipaggiamenti sottratti ai russi», lamenta Zelensky.
In un video apparso sui suoi canali social è ancora il Presidente di Kiev a invocare la strenua resistenza del suo popolo per fermare l’invasione russa: «I nostri coraggiosi difensori continuano a infliggere perdite devastanti alle truppe russe. Presto il numero di elicotteri abbattuti della Russia raggiungerà centinaia di unità. Hanno già perso 80 aerei da guerra. Centinaia di carri armati e migliaia di altre unità di attrezzature. In 19 giorni, l’esercito russo ha perso più in Ucraina che in due guerre sanguinose e durate anni in Cecenia». Nel frattempo l’Unione Europea ha approvato il quarto pacchetto di sanzioni anti-Russia: tra i vari dettagli, vengono colpite le transazioni con alcune imprese statali nel settore energetico russo, ma anche restrizioni su acciaio, articoli di lusso e ferro (dal Regno Unito invece viene colpito anche il commercio della vodka russa). Di contro, Mosca potrebbe aver ordinato la sospensione dei flussi di gas dal gasdotto Yamal-Europa, il terzo per importanza nel Vecchio Continente e responsabile del 10% di gas naturale in Ue. Le bombe e la potenziale “terza guerra mondiale” non si placano nel frattempo: dal 15 marzo fino al 17 marzo, per una complessiva durata di 17 ore, la Capitale Kiev ha introdotto il coprifuoco.
BOMBE SU KIEV E LUHANSK: LA TERZA GUERRA MONDIALE CONTINUA
Il proseguire dei negoziati per il momento è l’unica vera notizia positiva in arrivo dall’Ucraina: la “terza guerra mondiale” in potenza è infatti sempre più preoccupante, dalle bombe che continuano a piovere a intermittenza sulle città principali del Paese, fino all’espandersi delle tensioni internazionali il giorno dopo il “semi-flop” del vertice a Roma tra i capi diplomazia di Usa e Cina.
Nella notte sono stati bombardati edifici a Rubezhnoye, nella regione del Luhansk (nel Donbass sempre più sotto controllo della Russia) e il centro di Kiev, oltre alle situazioni in permanente assedio di Mariupol e Kharkiv: ci sono morti purtroppo, alcuni anche tra civili, con i missili russi che sono piovuti anche su «collegio per non vedenti, un ospedale cittadino, tre scuole e altre strutture militari», riporta Serhiy Haidai, capo dell’amministrazione militare regionale del Luhansk su Telegram. Sono invece almeno 2 i morti dopo l’attacco lanciato da colpi di mortaio russi che hanno colpito, forse accidentalmente, un condominio di 9 piani a Kiev: le sirene continuano a suonare da ore con il rischio di altri attacchi, così come avviene ormai stabilmente a Kharkiv cinta d’assedio dall’esercito russo. Si è dunque aperto così il 20esimo giorno di guerra, con la possibilità però che nelle prossime ore possa proseguire la “finestra temporanea” di tregua vista ieri pomeriggio, dove infatti sono continuati i corridoi umanitari in uscita dalle principali città dell’Ucraina. Intervistato oggi sul “Sussidiario“, il generale italiano Marco Bertolini ha spiegato come la soluzione pacifica potrebbe essere più vicina qualora «Mariupol dovesse cedere alla Russia»; di contro però, ravvisa il già comandante del Comando operativo di vertice interforze e della Brigata Folgore in numerosi teatri di guerra, dalla Somalia al Kosovo e all’Afghanistan, «Potrebbe introdurre un’ipotesi di spartizione: la Russia si tiene la Crimea e la fascia costiera da questa fino al Donbass; l’Ucraina mantiene Odessa e l’accesso al Mar Nero. […] Putin non ha l’interesse e neppure la forza militare per occupare tutta l’Ucraina e soprattutto per mantenere l’occupazione».
TERZA GUERRA MONDIALE PIÙ VICINA? LE ULTIME MOSSE DI CINA, USA E UE
Sono previsti per oggi nuovi negoziati tra le delegazioni di Russia e Ucraina – ancora in videoconferenza, come ieri – per provare a trovare l’accordo giusto che dia il “via libera” ai colloqui definitivi tra Putin e Zelensky. Passi avanti ce ne sono stati, confermano tanto da Mosca quanto da Kiev, anche perché conviene ad entrambi riuscire a portare a termine in maniera più veloce possibile la tragedia immane in corso da tre settimane.
«La guerra in Ucraina finirà al più tardi all’inizio di maggio, quando la Russia avrà esaurito le risorse di cui dispone per attaccare il suo vicino», è la previsione lanciata da Oleksiy Arestovich, consigliere del capo di gabinetto del presidente ucraino. Un accordo di pace in maggio con la Russia come extrema ratio, anche perché «o ci sarà un accordo di pace raggiunto rapidamente, in una o due settimane, con il ritiro delle truppe e tutto il resto, oppure ci sarà un tentativo di mettere insieme alcuni, diciamo, siriani, per un secondo round e, quando avremo respinto anche loro, un accordo entro metà aprile o fine aprile», conclude il delegato. La Cina, a colloquio ieri con il capo diplomatico di Biden a Roma Jack Sullivan, ha fatto sapere di non voler entrare nel giro di sanzioni contro Mosca e invita dunque alla «massima moderazione nella gestione della crisi», spiega il direttore della Commissione affari esteri del Partito comunista cinese Yang Jiechi. In Europa oggi verrà lanciato il quarto round di sanzioni contro la Russia, con ingenti conseguenze economiche contro oligarchi come Roman Abramovich, sempre più nel mirino dell’Occidente come la cerchia stretta di potenti attorno a Putin. La diplomazia però non sembra correre al pari delle bombe, con Ue e Usa per il momento ferme nel “no” alla no-fly zone in Ucraina – per il rischio deterrente di una terza guerra mondiale a quel punto definitiva – e con Turchia e soprattutto Israele che rappresentano al momento le uniche vere carte in mano alla comunità internazionale per fermare la guerra. Dal Pentagono hanno fatto sapere ieri, al termine del vertice Usa-Cina, di essere molto preoccupati per «l’allineamento della Russia con Pechino»; non solo, il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Ned Price, ha commentato «Lo scopo dell’incontro di oggi era esprimere in modo molto chiaro a Pechino le nostre preoccupazioni rispetto a un suo coinvolgimento nella guerra in Ucraina e ribadire alla Cina che qualsiasi tipo di supporto a Mosca – militare o economico – comporterà delle implicazioni».