PUTIN SENTE SCHOLZ E DRAGHI. LA GUERRA INTANTO PROSEGUE…
Pomeriggio di colloqui a distanza per il Presidente della Russia Vladimir Putin e due dei principali leader europei come il Premier Draghi e il Cancelliere Scholz: nel primo il Presidente del Consiglio rileva la necessità di portare il “cessate il fuoco” immediato spingendo molto sui negoziati di pace in Turchia; la vera “notizia” arriva però nel secondo colloquio, con Putin che al Presidente tedesco conferma «per ora si potrà continuare a pagare il gas russo in euro e non in rubli».
La “terza guerra mondiale” resta però il timore più grande per la diplomazia internazionale, come denota la Francia di Macron nella serata di mercoledì: «non vediamo nessuna svolta nei colloqui Russia-Ucraina», fa sapere il Ministro degli Esteri Le Drian. In realtà spiragli di pace se ne vedono anche oggi, alternati però a bombe lanciate su diverse città ucraine: il Ministro degli Esteri russo Lavrov dalla Cina – dopo aver consolidato l’alleanza con il regime di Pechino – considera i risultati ottenuti finora «sullo status neutrale e non nucleare dell’Ucraina come un significativo progresso». Kiev con il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleg Nikolenko fa sapere a distanza a Lavrov che «Le questioni della Crimea occupata e del Donbass saranno definitamente chiuse dopo il ripristino della sovranità ucraina in questi territori». In serata infine la conferma dall’Ucraina sull’effettivo spostamento di parte delle truppe russe fuori dalla periferia di Kiev: «La Russia sta trasferendo parte delle sue forze militari dall’area di Kiev e Chernihiv all’Ucraina orientale», ha spiegato il segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale ucraina, Alexei Danilov all’agenzia Ukrinform. Sempre secondo Danilov, «i militari russi stanno andando in direzione di Kharkiv e Donetsk. Lì, il nemico sta ora rafforzando le sue truppe per cercare di aumentare la pressione sui nostri ragazzi che stanno difendendo l’Ucraina nelle regioni di Kharkiv, Donetsk e Lugansk».
LA GUERRA CONTINUA: BOMBE SU EDIFICIO CROCE ROSSA A MARIUPOL
Mentre i negoziati tra Ucraina e Russia proseguono tra alti e bassi – il Cremlino stamane ha fatto sapere che una vera svolta ancora non c’è stata in Turchia, «niente di promettente finora» – non bisogna dimenticarsi che la “terza guerra mondiale” viene ancora costantemente ‘giocata’ sulla pelle dei civili in Ucraina.
Mentre si intensificano gli attacchi sull’area del Donbass ancora in mano a Kiev, le autorità locali fanno sapere che un edificio della Croce Rossa sarebbe stato colpito da un raid russo a Mariupol. Non solo, il sindaco della città assediata sul Mar d’Azov ha denunciato l’evacuazione forzata in Russia del reparto di maternità dell’ospedale di Mariupol colpito dalle bombe lo scorso 9 marzo: «Più di 70 persone, donne e personale medico del reparto maternità numero due del distretto della riva sinistra di Mariupol sono stati presi con la forza dagli occupanti». Da Kiev l’allarme non si placa e l’amministrazione militare riporta di almeno 30 bombardamenti avvenuti nelle ultime ore sulla periferia della Capitale: «L’esercito russo ha lanciato missili e bombe cercando di distruggere le infrastrutture e le aree residenziali in violazione del diritto umanitario internazionale. Gli occupanti russi continuano a terrorizzare la popolazione locale». Nel pomeriggio il Premier Draghi sentirà al telefono direttamente Vladimir Putin per fare il punto sui negoziati di pace e sull’allarme gas-rubli: non solo, la posizione dell’Italia, insieme a Francia e Germania, sembra andare in netta opposizione a quella di Usa e Uk che invece punterebbero ancora al cambio regime di Mosca come “piano A” (qui tutti i dettagli, ndr).
LA TERZA GUERRA MONDIALE IN UCRAINA: NUOVE BOMBE SU KIEV
Il giorno dopo l’importante passo avanti nelle trattative tra Russia e Ucraina, il senso di una terza guerra mondiale imminente non è purtroppo ancora cancellato dall’orizzonte dell’Est Europa: la Bbc, citando fonti dirette, riporta di nuovi bombardamenti avvenuti nel nord-ovest di Kiev, la Capitale che in teoria avrebbe dovuto avere una de-escalation promessa da Mosca durante i negoziati di pace ieri in Turchia.
I reporter Uk riportano di esplosioni a sole 20 km da Kiev senza però ritenersi in grado di capire se a sparare siano stati i russi o gli ucraini: razzi e colpi di artiglieria erano stati segnalati nelle scorse ore anche dagli inviati della Cnn, qui invece di sicura matrice russa e sempre a ridosso della Capitale ucraina. Giunti ormai al 35esimo giorno di guerra, gli spiragli di pace visti ieri non rassicurano pienamente l’Occidente né tantomeno il Governo ucraino: la promessa di ridurre le operazioni militari e la non opposizione all’ingresso dell’Ucraina in Ue – fronte delegazione Russia – ha visto la replica positiva di Kiev sul non ingresso nella Nato, la neutralità sostanziale del Paese e il possibile riconoscimento dello status russo nel Donbass. Questo però non basta per il momento per siglare un cessate il fuoco e dovranno essere i prossimi negoziati, con possibili incontri diretti Putin-Biden e Putin-Zelensky che iniziano ad apparire sullo sfondo non più come del tutto irrealizzabili.
ZELENSKY: “BENE I NEGOZIATI MA LA GUERRA C’È ANCORA”
«I segnali dei negoziati in Turchia sono positivi, ma l’Ucraina non intende allentare i suoi sforzi militari»: così ha detto il Presidente dell’Ucraina Zelensky in un nuovo video apparso su Telegram. Lo stesso leader di Kiev, dopo il passo avanti dei colloqui a Istanbul, spiega che tali segnali sono da ritenere come pienamente positivi ma purtroppo «non mettono a tacere le esplosioni o i proiettili russi. L’esercito russo ha ancora un potenziale significativo per continuare gli attacchi contro il nostro stato», ha aggiunto Zelensky sfidando l’Occidente, «La revoca sanzioni può essere prevista solo a guerra finita». Oggi in Cina si sono incontrati a Tunxi i Ministri degli Esteri Wang Yi e Sergey Lavrov ribadendo la piena alleanza e sostegno tra i due Governi: «Sullo sfondo di una complicata situazione internazionale, Russia e Cina continuano a rafforzare i partner strategici e a parlare con una sola voce negli affari globali», si legge nella nota diffusa da entrambe le cancellerie ad Interfax. Una risposta netta alle pressioni di Nato, Usa e G7 a isolare geopoliticamente Mosca per far terminare subito la guerra in Ucraina: una terza guerra mondiale non più solo nelle “minacce” più recondite, ma fattuale negli atteggiamenti e purtroppo anche negli scenari dei prossimi mesi. Serve ripartire dai negoziati in Turchia ma serve avanzare ancora di più con la diplomazia: finora lo sforzo non è bastato.