LA GUERRA NEL DONBASS, NUOVI RAID A KHARKIV

Nel giorno in cui il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky lascia Kiev per la prima volta dall’inizio della guerra, andando a visitare i soldati impegnati al fronte a Kharkiv, ecco che nuovi raid vengono segnalati sulla città nell’Est dell’Ucraina.

Secondo Canale 24, forti esplosioni sono state udite in mattinata a Kharkiv, mentre parallelamente raid venivano rilanciati anche a Poltava, Dnipro, Zaporizhzhia, Lugansk, Cherkasy, Kropyvnytskyi. Kiev poi conferma le forti difficoltà che stanno avendo a Severodonetsk, per molti analisti la vera “nuova Mariupol” nell’immensa “terza guerra mondiale” potenziale all’est dell’Europa. «Il nostro esercito è in una posizione difensiva difficile. La città è costantemente bombardata», spiega Oleksandr Striuk, capo dell’amministrazione militare civile di Severodonetsk, in risposta all’annuncio di Kadyrov sulla conquista piena della città nel Lugansk. Resta molto difficile anche la situazione sul fronte dei negoziati tra Ucraina e Russia, come sottolineato dal Presidente turco Erdogan intervenuto oggi dall’Azerbaijan per annunciare la telefonata entro domani tanto con Putin quanto con Zelensky: «Noi sogniamo che questa guerra finisca il più presto possibile, ma sembra che gli eventi si stiano sviluppando negativamente ogni giorno che passa. La Turchia», conclude Erdogan, «continuerà a chiedere alle parti in conflitto di utilizzare tutti i canali del dialogo e della diplomazia».



BOMBE NEL DONBASS, UCRAINA: “DISTRUTTO 30% TANK RUSSIA”

Sebbene dei minimi spiragli di trattative siano emersi nella giornata di ieri, dopo la telefonata a tre fra Macron, Scholz e Putin, il 94esimo giorno di guerra iniziato in Ucraina stamane porta con sé ancora tutti i “crismi” di un conflitto che non accenna a interrompersi specie nella vasta area del Donbass. Un conflitto che, lato Kiev, vede di continuo la “minaccia” globale di una autentica terza guerra mondiale.



Nelle ultime 24 ore le ultime notizie sul campo di battaglia sono le medesima della scorsa settimana: le forze di Mosca avanzano nell’Est dell’Ucraina con due annunci importanti, ancora tutti da verificare: i russi dichiarano di aver conquistato Lyman, mentre le truppe cecene guidate dal sanguinario Kadyrov avrebbero conquistato Severodonetsk. In realtà poi lo Stato maggiore ucraino smentisce che la città del Lugansk sia stata presa definitivamente e anzi rilancia spiegando come siano in corso combattimenti ormai da ore per l’intera Severodonetsk. Secondo l’esercito dell’Ucraina, inoltre, dall’inizio della guerra sarebbero stato distrutti oltre il 30% dei tank (moderni carri armati) russi: a dirlo è il consigliere del ministro dell’interno ucraino, Viktor Andrusiv, intervistato a Canale 24. «Prima della guerra contro l’Ucraina, la Russia aveva circa 3mila carri armati moderni e oltre il 30% di essi è stato distrutto dai nostri difensori in tre mesi di guerra. Tra sei mesi questa cifra potrà solo aumentare», ha spiegato il politico sottolineando come Mosca sia stata costretta a rimettere in funzione i vecchi carri armati sovietici T-62 risalenti almeno agli anni Settanta.



TERZA GUERRA MONDIALE, SANZIONI-ARMI-GRANO, LA SITUAZIONE

Nel Donbass la guerra è sempre più efferata mentre a livello diplomatico la “terza guerra mondiale” è ormai un autentico spauracchio che fa smuovere diversi tentativi negoziali finora tutti fallimentari.

Ieri Francia e Germania hanno organizzato con i rispettivi leader un colloquio video-telefonico con il Cremlino chiedendo di intavolare «negoziati seri e diretti con il Presidente ucraino Voldymyr Zelensky». Putin, rilevano le note ufficiali di tutti e tre i Paesi, ha assicurato che «La Russia è pronta a riprendere il dialogo con l’Ucraina», dicendosi inoltre disponibile a facilitare soluzioni sul fronte della crisi del grano. Resta però la condizione finora considerata inaccettabile dall’Occidente: «Basta inviare armi all’Ucraina», ha intimato Putin. Se da Odessa si dicono pronti a lanciare i missili occidentali per «affondare tutta la flotta russa nel Mar Nero», dalle cancellerie europee giungono pressioni per evitare il più possibile scontri ancora più ad ampia portata e insistere invece – come fatto da Draghi, Macron e Scholz – sulla diplomazia. Non è facile, anche perché nei prossimi giorni l’Europa sarebbe pronta ad approvare le sanzioni sull’embargo del petrolio russo via mare: fondi di agenzia Bloomberg lo rilanciano ancora stamattina, ma da Bruxelles per il momento è “no comment”. Secondo l’ultimo report intelligence fornito dal Ministero della Difesa britannico, la Russia starebbe sfruttando l’emergenza del grano per ottenere “vantaggi” nell’invasione dell’Ucraina: «Il 25 maggio il viceministro degli esteri russo, Andrei Rudenko, ha dichiarato che la Russia è pronta a garantire un corridoio umanitario per le navi che trasportano cibo attraverso il Mar Nero in cambio della revoca delle sanzioni. Il ministro ha anche chiesto all’Ucraina di sminare l’area intorno al porto di Odessa per consentire il passaggio delle navi». Per Londra, il tentativo della Russia è quello di «ottenere una riduzione della durezza delle sanzioni internazionali evidenzia anche le pressioni che le sanzioni stanno esercitando sul regime».