UCRAINA: “ANCORA ARMI PER FERMARE PUTIN NEL DONBASS”

«Torniamo ripetutamente sulla velocizzazione delle forniture di armi all’Ucraina. È necessaria la parità sul campo di battaglia il prima possibile per fermare questa armata diabolica e spostarla oltre i confini dell’Ucraina»: lo ha detto il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky nel nuovo appello lanciato a poche ore dall’inizio del Consiglio Europeo a Bruxelles. Il rischio di una terza guerra mondiale successiva al conflitto tra Mosca e Kiev – giunto oggi al 120 giorno dall’inizio delle ostilità – è assai vicino secondo l’allarme di Zelensky e lo scontro tra Lituania e Russia in questi giorni sembra andare proprio in quel verso. Da Severodonetsk a Lysychansk, l’avanzata e i raid russi sono sempre più imponenti nel Donbass ucraino tanto da scatenare appelli continui di Kiev per interventi dell’Occidente: «Nel Donbass ci sono massicci attacchi aerei e di artiglieria. L’obiettivo degli occupanti in questa direzione rimane lo stesso: vogliono distruggere l’intero Donbass, passo dopo passo. Devastarlo interamente. Lysychansk, Slovyansk, Kramatorsk: mirano a trasformare qualsiasi città in una Mariupol. Completamente distrutta», ha detto ancora Zelensky nel suo video quotidiano dal palazzo di Kiev.



LA TERZA GUERRA MONDIALE TRA UE, RUSSIA, UCRAINA E BALCANI

Lo scontro sul gas, la crisi energetica ed economica, le tensioni all’interno dell’Unione Europea e gli imminenti vertici di Nato e G7 aggiungono alla battaglia sul campo in Ucraina i contorni di una “terza guerra mondiale” già in atto per la mancanza di una diplomazia efficace.



«Dalla Ue ci aspettiamo “porte aperte”», ha spiegato a “RaiNews24 il consigliere del Presidente Zelensky, Mykhailo Podolyak, in vista dell’imminente Consiglio Europeo al via a Bruxelles questo pomeriggio. Le tensioni europee sul versante Ucraina seguono quelle sui Balcani Occidentali, con il veto della Bulgaria all’ingresso in Europa di Macedonia del Nord e Albania: Putin spinge sull’Est dell’Ucraina mentre l’Occidente ancora non riesce a trovare un versante convintamente unito per affrontare la situazione. Biden chiederà nel prossimo G7 l’invio di nuove armi tecnologiche a Kiev, mentre il Consiglio Ue insisterà sul candidare l’Ucraina come futuro membro Ue: nel mezzo però l’emergenza diplomatica sui Balcani sembra poter rallentare l’intero iter, dando così indirettamente una sponda al Cremlino per affondare i colpi contro la disunità dell’Europa (che a sua volta era invece stata scacciata via solo una settimana fa con il viaggio in treno a Kiev dei tre leader Draghi, Scholz e Macron). «Senza offesa per nessuno, ma è evidente a tutti che Mario Draghi non è Silvio Berlusconi e Olaf Scholz non è Angela Merkel. Si tratta di persone nuove e di una nuova era di governo, a mio avviso tutt’altro che ottimale», ha attaccato ancora stamane dalla Russia il vicepresidente del Consiglio di sicurezza e ex presidente Dmitry Medvedev. I nuovi attacchi via Telegram del braccio destro di Putin ai leader europei pongono nuovamente la “miccia” di una guerra totale tra Russia e Occidente: «Il problema della degenerazione della politica europea – conclude Medvedev – è soprattutto legato al fatto che è diventata una pallida riserva dei solisti americani. Charles de Gaulle potrebbe opporsi a qualsiasi presidente americano. E ora quali europei lo faranno senza stringersi la mano? Non pensano al futuro. Sono limitati solo dai loro flaccidi obiettivi elettorali».